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Polveri sottili

Inquinamento: basta allarmi, servono misure concrete

L'allerta sulla qualità dell'aria in Pianura padana ha come effetto titoli strillati e poca mobilitazione, sia da parte delle istituzioni sia dei cittadini. Eppure è una condizione sanitaria molto grave, a cui si deve porre rimedio, sia con misure utili a prevenire le emergenze, sia con misure strutturali, per ridurre le fonti dell'inquinamento: traffico e allevamenti intensivi, senza ulteriori deroghe. Parla il direttore scientifico di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine

di Elisa Cozzarini

Era attesa da giorni, l’emergenza aria a Milano e in Pianura padana, ma la Regione Lombardia ha aspettato il picco di concentrazione di polveri sottili prima di intervenire con misure poco efficaci. «A Milano, il traffico è quello di un normale giorno feriale. Siamo in una condizione molto critica dal punto di vista sanitario, ma l’attivazione istituzionale e il livello di vigilanza dei cittadini sono blandi, e per di più tardivi», commenta Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia. Domenica 18 febbraio, a Milano l’Arpa ha registrato livelli di Pm2.5 di 118 microgrammi/mc come media giornaliera, un valore 24 volte più alto di quello raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità – Oms, su base annuale.

I titoli strillati su “Milano terza città più inquinata al mondo”, “peggio solo Dacca”, in base ai dati raccolti da un’impresa svizzera IQAir, non hanno portato a nessuna reale mobilitazione. Al di là delle classifiche mondiali e dei dubbi sulla validità dei dati diffusi da un privato, che in Pianura padana ci sia un problema è risaputo da tempo.

«Ce ne occupiamo almeno dagli anni Ottanta», prosegue Di Simine. «Va detto che, in questi decenni, la qualità dell’aria è innegabilmente migliorata. Ma siamo ancora lontani dagli obiettivi stabiliti dall’Oms. Il trend positivo non dovrebbe quindi essere vissuto come elemento tranquillizzante dalle istituzioni, che dovrebbero attivarsi per prevenire episodi gravi come quello che stiamo vivendo».

Proprio in questi giorni, sono in corso le trattative finali dell’Ue sulla nuova direttiva sulla qualità dell’aria, verso l’obiettivo inquinamento zero entro il 2050, con tappe molto sfidanti per l’Italia, visto il particolare contesto della Pianura padana, che è come un catino dove gli inquinanti si fermano in particolari condizioni meteo-climatiche. (Ne abbiamo parlato qui: www.vita.it/leuropa-impone-aria-piu-pulita-il-governo-e-la-lombardia-chiedono-subito-la-deroga). L’Isde – Medici per l’ambiente, l’Associazione italiana di epidemiologia e Cittadini per l’aria hanno scritto al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin per chiedere di «accelerare le azioni per promuovere la salute, prevenire le malattie e risparmiare sui costi sanitari. Non cercare esenzioni e ritardi. In altre parole, desideriamo esortarla a sostenere la posizione del Parlamento europeo, riteniamo infatti che questa proposta di direttiva sia fondamentale per la salute dei cittadini europei, in particolare dei soggetti vulnerabili». (Qui tutta la lettera).

«Se l’Italia non stabilisce obiettivi e politiche per la Pianura padana, continueremo a chiedere deroghe all’Europa e a posticipare la messa in campo di misure strutturali per il miglioramento della qualità dell’aria», riprende Di Simine. «Serve tempo, è vero, ma il tempo va usato bene, non va sprecato. Una Regione come la Lombardia dovrebbe intestarsi, anche a livello nazionale, una campagna di innovazione, con il passaggio del trasporto merci su ferro, l’elettrificazione della mobilità privata, misure per evitare la congestione da traffico in città. A questo va aggiunto il tema degli allevamenti intensivi, che nella sola Lombardia sono responsabili di una quantità di emissioni inquinanti impressionante: 93mila tonnellate di ammoniaca proveniente dagli allevamenti e dai suoli coltivati trattati con fertilizzanti azotati. Ammoniaca e ossidi di azoto dei motori diesel sono i principali responsabili della formazione di particolato secondario. Bisogna lavorare sulle fonti di inquinamento: il traffico e gli allevamenti, con una visione di lungo periodo».

La foto in apertura è di Claudio Furlan/Lapresse.


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