Sanità & Ricerca

Donazione d’organi, boom dopo il Covid

Nel 2022, più donazioni d'organi (1.800), di tessuti (10%), di cellule staminali (9,7%) e record di trapianti (3.887), secondo i dati ministeriali e dell'Istituto superiore di sanità. Dopo il Covid, le percentuali continuano a crescere, portandoci in testa alle statistiche europee. Brusaferro (Iss): «Importante il lavoro di sensibilizzazione delle associazioni». Criticità: un'Italia a macchia di leopardo e i 4 milioni che hanno depositato anticipatamente la loro opposizione

di Nicla Panciera

Per la prima volta, in Italia, le donazioni di organi hanno superato in un anno quota 1.800, raggiungendo il tasso nazionale di donazione per milione più alto in assoluto e collocando il nostro paese ai primi posti in Europa. Record per numero di trapianti, 3.887 in totale, il secondo miglior risultato di sempre, con tassi regionali in crescita quasi ovunque. È quanto emerge dal report preliminare dell'attività di donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule staminali emopoietiche, elaborato dal Centro nazionale trapianti e presentato questa mattina.

Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha ricordato alcuni eventi rilevanti dell’anno appena concluso, come «la nascita di una bambina grazie al primo trapianto italiano di utero, avvenuto nel 2020, e la donazione di una donna di quasi 101 anni, la più longeva di sempre a livello mondiale, che smentisce la convinzione frequente tra gli over 60 che la donazione sia impossibile per ragioni anagrafiche. Anche il 2023 è iniziato con un primato: è di pochi giorni fa la notizia del primo trapianto da vivente effettuato a Bergamo all’ospedale Papa Giovanni XXIII dove un bambino di 5 anni, proveniente da un’altra regione, è stato sottoposto a un trapianto di polmone donato dal papà (a cui si riferisce l'immagine in apertura, ndr)».

Il trapianto costituisce l’ultima soluzione possibile per molti pazienti: quando le terapie esistenti hanno perso di efficacia e c’è una forte compromissione di organi vitali. In altri casi, poi, pur non essendo indispensabile alla sopravvivenza, migliora drasticamente la vita del paziente.

Continua quindi la crescita del tasso di donatori nel nostro Paese, giunto nel 2022 a una media complessiva regionale del 24,7 per milione di abitanti (+1,4% rispetto al 2021). Dopo la brusca frenata del 2020, quando l’impatto della prima ondata del Covid aveva portato a un calo complessivo del 10%, e la ripresa del 2021, quando il tasso di donatori era salito a 23,3 per milione di abitanti. Tuttavia, ha fatto osservare Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale trapianti, i dati mostrano un paese con notevoli differenze regionali: si passa da regioni come la Toscana (49,3 donatori per milione di abitanti), Emilia Romagna (46) e Veneto (36,3) a Umbria (6,9) e regioni del Sud come Molise (3,4), Sicilia (12), Puglia e Abruzzo (12,5). Gli incrementi principali si sono registrati nel fegato, dove l’età del donatore è meno rilevante, rispetto al rene e al cuore; in aumento anche il polmone (+18%), che aveva subito una battuta d’arresto con la pandemia.

Espiantare gli organi da pazienti in arresto cardiaco, a cuore fermo, è molto più complesso perché gli organi non più irrorati possono alterare la propria funzionalità. Tuttavia, i dati mostrano un aumento i donatori a cuore fermo e i donatori a cuore fermo utilizzati (+60%). È questa una buona notizia: La possibilità di ricorrere a questo tipo di trapianto è data dal maggior numero di organi a disposizione per i trapianti.

Tessuti e staminali

Inoltre, non sempre il trapianto riguarda un intero organo: con il trapianto di cellule e tessuti si può ripristinare la funzione di parti dell’organismo gravemente danneggiate. «Anche qui, si tratta di pazienti per i quali non ci sono alternative terapeutiche» ha commentato Cardillo. «La donazione di tessuti registra un +10% complessivo, cornea e tessuto muscolo scheletrico in particolare. Stabile invece il numero di trapianti». L’esistenza di banche dove conservare i tessuti rende conto della mancata associazione tra numero di donazioni e trapianti effettuati, come avviene con gli organi.

Continua la crescita dell’attività di donazione e di trapianto di cellule staminali emopoietiche (+9,7% rispetto al 2021), come già avvenuto nel 2020, nonostante la pandemia. «La maggior parte dei casi, 272 su 329, si è trattato di prelievo da sangue periferico, una semplice prelievo, e non da midollo, senza bisogno quindi di anestesia» ha detto Cardillo. In aumento anche i trapianti di cellule staminali emopoietiche da donatore non consanguineo (+3,1%), che sono stati quasi 1000. Incrociando il dato dei donatori (329), si vede che nei due terzi dei casi si ricorre a donatore reclutati fuori dal territorio italiano e questo deve spingere a fare di più.

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Già perché senza donazione non c’è trapianto. Per eseguire il trapianto, sono richieste tutta una serie di procedure necessarie all’espianto, come la perfusione per mantenerli quanto più possibile intatti e funzionanti. I temi devono essere rapidissimi: espianto, conservazione e trasporto, acquisizione del consenso, disponibilità della camera operatoria e dell’équipe chirurgica. Ma tutto ciò dipende dal consenso. Eppure, ancora c’è chi si oppone alla donazione degli organi del proprio famigliare deceduto. In leggero aumento le opposizioni al trapianto di organi e tessuto nelle rianimazioni, passate dal 28,6 dell’anno scorso al 29,6. In aumento (+2,5% rispetto al 2021) anche le donazioni, con quasi 3.900 trapianti, da donatore deceduto e da donatore vivente. In cima alla lista la Lombardia (744), seguita da Veneto (604) e Emilia Romagna (507). Le opposizioni alla donazione espresse in vita sono stabili (intorno al 31%).

Il consenso dato in vita facilita le cose.

Le dichiarazioni di volontà, che sono state complessivamente circa 14,5 milioni, sono per il 72% di consenso, ma ancora oltre 4 milioni di individui lo negano. Le dichiarazioni registrate nei Comuni attraverso il sistema Cie (carta d’identità elettronica) sono state 2,7 milioni, solo un cittadino su due rispetto al totale delle emissioni della carta di identità e con notevoli differenze demografiche (si è espresso il 56% degli over 81 e solo il 30% e il 27% rispettivamente degli under 30 e 31-40). Sono in aumento gli iscritti al registro Ibmdr Registro Nazionale Italiano Donatori di Midollo Osseo (28.813 nuovi iscritti nel 2022, +18,9% rispetto al 2021) e gli iscritti sono complessivamente 483.406.

La solidarietà e le associazioni di volontariato sono fondamentali

Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità ha sottolineato l’importanza del «lavoro quotidiano continuo, di sensibilizzazione e informazione», oltre alla risposta operativa, e in particolare «la rete diffusa sul territorio, che parte dalle associazioni di volontariato di trapiantati e di donatori, liberi cittadini che si impegnano per promuovere una pratica di attenzione agli altri. Questa rete è un valore importante nel nostro paese». In secondo luogo, «la rete sanitaria: eseguire un trapianto è un atto sanitario tra i più complessi, che coinvolge molte equipe multidisciplinari attente e specializzate che lavorano in tempi ristretti muovendosi in varie parti d’Italia e, a volte, dall’estero». Infine, l’eccellenza: perché «dal punto di vista tecnico-scientifico, un trapianto è uno degli atti più complessi, che costituisce anche una grande possibilità di avanzamento delle conoscenze biomediche; lo confermano anche le percentuali di sopravvivenza dei trapiantati a 5 e 10 anni». In conclusione, «testimonianza di come servizio sanitario nazionale offra a chi ne ha bisogno, grazie alla solidarietà dei cittadini, delle opportunità per migliorare la qualità della vita e per alcuni sopravvivere».

Serve una maggior sensibilizzazione e responsabilizzazione dei cittadini: decidere di donare post mortem e, ove possibile in vita, organi e tessuti è di enorme importanza sociale. Scopri come diventare donatore sul sito del Centro Nazionale Trapianti.


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