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Impresa sociale

Catasta, il progetto di resilienza culturale nel Parco del Pollino

di Gilda Sciortino

Scoprire e valorizzare il tessuto imprenditoriale locale, dando modo di scoprire un pezzo del nostro territorio nel quale la natura e la cultura siano i protagonisti. È una delle motivazioni che sono valse a "Catasta", primo hub turistico e di culture del Parco del Pollino, il premio “Imprese vincenti” di Intesa Sanpaolo. Un riconoscimento che va anche alla capacità dei giovani soci di creare connessioni con la comunità locale

Immergersi nel cuore del patrimonio Unesco che contraddistingue molte aree del nostro paese, passeggiando tra i borghi medievali, alla scoperta di tesori da ammirare e vivere con tutti i sensi. Un format corale di attività, divulgazione e ristorazione che valorizza l’unicità di un territorio e che prende il nome di Catasta, primo hub turistico e di culture del Pollino, uno dei più antichi parchi italiani che sta per compiere i suoi primi 35 anni di vita, nel quale perdersi inebriati dalla bellezza di un paradiso montano che non ha eguali.

Un angolo di Paradiso immerso nel piano di Campotenese, all’interno del Comune di Morano Calabro, a un’altitudine di 1000 metri sul livello del mare, uno dei comprensori agricoli montani più importanti del Sud Italia, dove resistono tradizioni agricole antiche che custodiscono un vasto patrimonio di saperi e biodiversità.

Un contesto naturalistico e culturale che non ha eguali non solo per la sua bellezza incontaminata, ma soprattutto per un progetto di resistenza che, se avesse preso corpo in una regione del Nord, non avrebbe potuto regalare suggestioni così forti. Il fatto che nasca e abbia vita in un’area ancora poco conosciuta come il Parco del Pollino, tra le altre cose a cavallo tra due regioni, la Calabria e la Basilicata, le dà una marcia in più.

Ha, infatti, il gusto della sfida questo progetto, che ha già portato a casa uno tra i più importanti riconoscimenti conferiti da istituti bancari alle imprese. Con Imprese Vincenti” di Intesa Sanpaolo, “Catasta” entra nel gotha delle aziende italiane del terzo settore premiate per l’impatto sociale. Un programma volto alla valorizzazione delle piccole e medie imprese che rappresentano un esempio di eccellenza imprenditoriale capace di reagire con successo ai delicati e continui cambi di contesto.

L’hub turistico e di culture sorto nel Parco Nazionale del Pollino si è aggiudicato il premio in quanto azienda virtuosa capace di avere creato benefit nel territorio in cui opera, sostenendo il tessuto imprenditoriale locale, le comunità e operando in rete con gli stakeholder, in linea tra l’altro con i principi progettuali del PNRR, a cui si ispira l’iniziativa della banca. Oltre 4mila realtà imprenditoriali, piccole e medie, hanno ambito a questa edizione del premio suddiviso in quattro categorie tematiche: sostenibilità e transizione ecologica; turismo e cultura; innovazione, ricerca e istruzione; welfare e salute. Linee di crescita, attraverso le quali misurare il grado di "eccellenza" delle aziende candidate con un'attenzione particolare ai comparti più rappresentativi del nostro Paese e dei vari territori come agroalimentare, turismo e cultura.

«Questo riconoscimento è un traguardo importante per la squadra di Catasta e vogliamo condividerlo con tutti coloro con cui operiamo in rete – dichiarano i soci fondatori dell’Impresa Sociale, Donato Sabatella, Sergio Senatore, Manuela Laiacona e Giovanni Gagliardi -. Ci incoraggia ad andare avanti. La resilienza è una grande forza propulsiva per lo sviluppo di questo areale se però incanalata come progetto corale. Investiamo energie e risorse nell’ambito del Turismo e della Cultura in un territorio che ha tanti punti di forza che vanno valorizzati. Diamo anche lavoro a chi ha deciso di rimanere in questo contesto periferico, creando networking per stimolare il tessuto locale».

Snodo verso i maggiori siti di interesse del Parco Nazionale del Pollino, "Catasta" si trova al centro di alcune delle attrazioni significative del territorio, come le grandi vette che formano il Massiccio del Pollino, dimore dei pini loricati, pittoreschi borghi medievali, faggete secolari, siti geologici e panorami spettacolari, vie fluviali da esplorare.

Decidere di trascorrere qualche ora o anche più giorni, grazie alla ricettività turistica del territorio, significa fermarsi alla bottega in cui c’è il racconto. dei piccoli artigiani e delle aziende del Parco che presidiano, tutelandola, la biodiversità.

«In un unico luogo abbiamo concentrato il repertorio di Dop, Igp e Pat (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) – si legge nella presentazione del sito – per far conoscere più a fondo il vasto mosaico agroalimentare del Pollino. Diamo voce al territorio attraverso un format di cucina dedicato ai piatti che si preparano da sempre nelle case del Pollino, ai prodotti dei piccoli artigiani, ai saperi tramandati. Ogni pietanza è storia di queste montagne, è identità. Ogni ingrediente è esclusivamente del territorio. Offriamo al viaggiatore l’opportunità di un’esperienza autentica di assaggio e conoscenza, a partire dalla colazione, rigorosamente con specialità locali, offrendogli il modo migliore e più buono per scoprire il Pollino. Siamo anche uno spazio espositivo – divulgativo. Attraverso video, dispositivi interattivi e pannelli illustrativi facciamo conoscere il Parco Nazionale del Pollino con le sue peculiarità floro-faunistiche, geologiche, storiche e gastronomiche. Qui si può godere di 4.000 km di percorsi naturalistici e di altri 1.500 km per il cicloturismo in quanto punto di partenza della Ciclovia dei Parchi della Calabria».

Snodo verso i maggiori siti di interesse del Parco Nazionale del Pollino, Catasta si trova al centro di alcune delle attrazioni significative del territorio, come le grandi vette che formano il Massiccio del Pollino, dimore dei pini loricati, pittoreschi borghi medievali, faggete secolari, siti geologici e panorami spettacolari, vie fluviali da esplorare.

Decidere di trascorrere qualche ora o anche più giorni, grazie alla ricettività turistica del territorio, significa fermarsi alla bottega in cui c’è il racconto. dei piccoli artigiani e delle aziende del Parco che presidiano, tutelandola, la biodiversità.

«In un unico luogo abbiamo concentrato il repertorio di Dop, Igp e Pat (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) – si legge nella presentazione del sito – per far conoscere più a fondo il vasto mosaico agroalimentare del Pollino. Diamo voce al territorio attraverso un format di cucina dedicato ai piatti che si preparano da sempre nelle case del Pollino, ai prodotti dei piccoli artigiani, ai saperi tramandati. Ogni pietanza è storia di queste montagne, è identità. Ogni ingrediente è esclusivamente del territorio. Offriamo al viaggiatore l’opportunità di un’esperienza autentica di assaggio e conoscenza, a partire dalla colazione, rigorosamente con specialità locali, offrendogli il modo migliore e più buono per scoprire il Pollino. Siamo anche uno spazio espositivo – divulgativo. Attraverso video, dispositivi interattivi e pannelli illustrativi facciamo conoscere il Parco Nazionale del Pollino con le sue peculiarità floro-faunistiche, geologiche, storiche e gastronomiche. Qui si può godere di 4.000 km di percorsi naturalistici e di altri 1.500 km per il cicloturismo in quanto punto di partenza della Ciclovia dei Parchi della Calabria».

E si potrebbe continuare a lungo descrivendo le opportunità che offre questo territorio tra percorsi per il rafting, il rivertubing, il canyoning e il trekking fluviale, come anche tra i 34 piccoli borghi da scoprire sotto i 2000 abitanti, 16 dei quali in piena montagna. Non dimenticando ovviamente l’esistenza del patrimonio faunistico più importante del Sud con 2000 specie di cui 20 endemiche o para-endemiche.

Una bellissima avventura, quella di Catasta, anche se non facile perché piena di continue sfide. La prima da superare è stata quella relazionale.

«In un anno e mezzo, cioè da quanto esistiamo – proseguono i quattro soci fondatori – non avremo certo fatto una rivoluzione, ma abbiamo cominciato a innescare certe dinamiche nel territorio che prima non c’erano. Quando ci siamo insediati, prendendo in gestione questa grandissima struttura, la prima cosa che abbiamo fatto è convocare tutti, centri turistici, culturali, di accoglienza del Pollino, invitandoli a un circle time. Ci siamo presentati dicendo che volevamo fare questa strada insieme a loro. Non eravamo quelli intenzionati a fare impresa a scapito di tutti gli altri operatori, ma volevamo creare una rete per creare un’idea di “Sistema Pollino” che vuol dire l’insieme degli stakeholder ma anche le comunità, le persone coinvolte. Abbiamo chiarito che questa è casa loro: “Varcate la soglia, venite a leggere, fate di questo spazio il vostro spazio nel quale trovare un punto di riferimento, incontrarsi, fare comunità e innescare nuove idee e progetti. Tantissimi ora vengono a proporci qualcosa da fare insieme, identificandoci come connettore di energie, punto dal quale partire per fare sistema».

Altro scoglio da superare la stessa conoscenza di questo luogo dal momento che la divisione tra due regioni, la Calabria e la Basilicata, è stato da sempre il suo punto debole.

«Quello che stiamo cercando di fare con molta fatica è unire queste due parti perché il Pollino è come se fosse un’isola a sé stante, ha una sua unica eterogeneità ma anche identità e purtroppo questa divisione amministrativa crea problemi perché ci sono due parti del Pollino che viaggiano a due velocità diverse».

Una resilienza che ha senso….

«Questa restanza, questa resilienza ha un senso perché, se nel luogo in cui stai sviluppi l’opportunità di potere fare qualcosa, hai vinto. Crediamo nello sviluppo della comunità rurale del Pollino, ma anche dello sviluppo del tessuto sociale e lo stiamo dimostrando dando lavoro a dei giovani che sono tornati a casa e ora possono contribuire alla crescita del loro territorio. Abbiamo fatto in modo che ci si accorgesse che il Pollino è il paradiso della biodiversità. Per questo – dicono in conclusione Donato Sabatella, Sergio Senatore, Manuela Laiacona e Giovanni Gagliardi – abbiamo fatto un’opera di scouting andando a chiedere a tutti i produttori di darci i loro prodotti. Nella nostra bottega raccontiamo ma soprattutto facciamo assaggiare i prodotti perché abbiamo creato un punto di ristoro dove cuciniamo i piatti della tradizione preparati con i canoni della culinaria casalinga con i prodotti che poi la gente assaggia e va a comprare in bottega. C’è tanta gente che per la prima compra i prodotti del parco e se li porta, tanta gente che ritorna e vuole riacquistare i prodotti, gente che scopre che ci sono tanti produttori all’interno del parco e sostenere il sostrato produttivo di questo territorio è importantissimo. Non era mai stato fatto e oggi il Parco del Pollino è un’oasi patrimonio di tutti. Da esplorare, gustare, vivere».


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