Scuola
La “scuola di tutti” mi ha cambiato la vita, ecco perché
«Ho fatto da tutor ai miei compagni più in difficoltà con lo studio e loro mi hanno protetto in corridoio per non farmi cadere. La donna che sono oggi è nata lì»: Anna Mannara, nutrizionista e consigliera nazionale Uildm, entra nel dibattito sulle "classi separate" raccontando cosa ha lasciato l'esperienza scolastica a lei e ai suoi compagni
di Anna Mannara
È imbarazzante doversi ritrovare di fronte alla necessità di ribadire le motivazioni che sottendono la necessità di avere una scuola inclusiva che assicuri agli studenti con disabilità un percorso formativo in grado di garantire pari opportunità rispetto ad altri studenti. Sono da sempre impegnata nella difesa dei diritti delle persone con disabilità, considero le leggi con fatica conquistate (compresa quella relativa all’abolizione delle classi speciali) e il terreno guadagnato negli anni solo un pezzo prezioso da cui prendere la rincorsa per lanciarsi verso un futuro “pienamente inclusivo” ancora tutto da costruire e provo un fortissimo disagio nel leggere le dichiarazioni del generale Vannacci e dover prendere parte a questa rovinosa caduta del livello dialettico sul piano dell’inclusione scolastica!
Come consigliera nazionale dell’Unione italiana Lotta alla Distrofia Muscolare-Uildm e a nome di tutta la l’associazione mi unisco a tutte le organizzazioni che hanno fortemente respinto le affermazioni di Vannacci. Cosa aggiungere a questo numeroso coro di dissenso?
Forse l’unico elemento da aggiungere è il racconto di vita di quegli studenti e quelle studentesse che Vannacci considera un inciampo per quei «ragazzi con grandi potenzialità a esprimersi al massimo».
Sono Anna, una donna di 41 anni, lavoro come nutrizionista al Centro Clinico NeMO Napoli che si occupa di persone con malattie neuromuscolari. Svolgo anche attività privata oltre al reparto in cui lavoro. Ho avuto e ho una vita professionale molto attiva, ma ancora sogno e progetto quello che voglio realizzare “da grande”. La mia vera ricchezza sono i miei affetti, la mia più grande gioia i miei nipoti per i quali cerco di ritagliare più tempo possibile per fare lunghe passeggiate. Coltivo tanti interessi nel tempo libero e prendo lezioni di canto per il piacere di esprimere la “melodia” che sento dentro, melodia che tutte le persone appassionate di vita dovrebbero avere!
La donna che sono oggi è frutto di un intero percorso di vita, quello di una bambina che è “incappata” nella disabilità a soli quattro anni. La mia disabilità è stata presente durante tutto il mio percorso formativo, alla scuola dell’infanzia, alla primaria, alla secondaria di primo grado, al liceo, all’università, al master universitario che ho frequentato immediatamente dopo la laurea e ai vari corsi formativi che ho seguito e che tutt’ora seguo.
La realizzazione professionale e di vita che oggi vivo non è soltanto il risultato di una passione per lo studio e di una particolare predisposizione, ma anche e soprattutto dell’idea che, nel corso degli anni, si è fatta sempre più spazio dentro di me: l’idea che io dovevo e potevo avere le stesse opportunità di tutti, pur vivendo una condizione fisica diversa dagli altri. Quell’idea di vita è nata all’interno della mia famiglia ma si è nutrita e concretizzata proprio tra i banchi di scuola, stando insieme agli altri, in un contesto che non fosse il nucleo protetto della mia famiglia ma il mio vero contatto col mondo esterno, in quel continuo scambio reciproco di vite, di esperienze, di sogni e di diversità che, per fortuna, caratterizza ciascun individuo rendendolo un unicum.
La realizzazione professionale e di vita che oggi vivo non è soltanto il risultato di una passione per lo studio e di una particolare predisposizione, ma anche dell’idea che dovevo e potevo avere le stesse opportunità di tutti
Anna Mannara
La mia vivacità nello studio e il mio essere spontaneamente diligente ha spesso portato i miei insegnanti ad affidarmi il compito di essere di supporto e motivazione per quei compagni di classe a cui lo studio proprio non andava a genio. Oggi sono consapevole del fatto che questo, insieme a tanto altro, ha inciso fortemente sulla mia autostima e ha gettato le basi della percezione delle mie potenzialità nel poter contribuire al bene comune. La mia non è una storia da disabile supereroe o supereroina che trovo controproducente e che insieme agli amici di Uildm fortemente combatto, perché chi vive una disabilità non ha nulla da dover compensare, ha solo tutto sé stesso da vivere e da condividere con gli altri!
Non sono una superoina. Chi vive una disabilità non ha nulla da dover compensare
La mia, infatti, non è solo una storia di forza ma anche di fragilità e lacrime, è anche la storia di una ragazzina protetta fisicamente dai suoi compagni di classe nei corridoi della scuola negli anni in cui ancora riuscivo a camminare, quando però – se qualcuno mi avesse involontariamente urtato -avrei potuto facilmente cadere a causa del mio equilibrio precario.
Che cosa sarebbe stato di me se qualcuno mi avesse “strappata” dal contesto in cui sono cresciuta? Che cosa sarebbe stato delle vite dei miei compagni e delle mie compagne di classe senza il tassello della mia esperienza?
Qualcuno potrebbe obiettare che le dichiarazioni di Vannacci siano relative alle disabilità intellettive, ma se così fosse ritengo da condannare tali dichiarazioni con ancor più forza e determinazione, anche a nome di chi non ha possibilità di autodeterminarsi. Il diritto all’inclusione scolastica è trasversale, riguarda tutti i tipi di disabilità, la soluzione non è nel “separare” ma nel fornire a ciascuno gli strumenti appropriati per vivere a pieno il proprio percorso formativo, di cui la relazione con gli altri, con tutti gli altri, è un elemento imprescindibile!
Anna Mannara è consigliera nazionale Uildm. Foto Pexels
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.