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Salute mentale

Lavoro: un mezzo per riscoprire il proprio valore

La cooperativa sociale L'Ovile di Reggio Emilia, che da più di 30 anni si occupa di inclusione e accoglienza per persone autrici di reato con disturbi psichici, da due anni ha avviato un progetto di inclusione lavorativa, attraverso attività di tirocinio, rivolto agli utenti della Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza della città

di Veronica Rossi

Alcune persone sedute intorno a un tavolo, con dei guanti, stanno lavorando della pasta fresca

«Il lavoro è per molti dei nostri utenti un elemento fondante, rispetto all’autoconsapevolezza, alla valorizzazione e alla riscoperta delle proprie competenze: sono persone che molto spesso provengono da percorsi di vita travagliati. Non è un caso che su 400 dipendenti che abbiamo in cooperativa, la maggior parte sono persone fragili: è una scelta che abbiamo fatto fin dalla fondazione, ormai 31 anni fa».

A parlare è Marco Morelli, coordinatore di servizi educativi e residenziali nell’ambito della salute mentale per la cooperativa sociale L’Ovile di Reggio Emilia (di cui abbiamo parlato anche nel numero di marzo di VITA, dedicato alla psichiatria in Italia nel centenario della nascita di Franco Basaglia), che dagli anni ‘90 si occupa di autori di reato con disturbi psichici, creando occasioni di inclusione e di accoglienza. L’ente – nella rete del consorzio Oscar Romero – promuove e gestisce da un biennio un progetto di reinserimento sociale che ha coinvolto dieci utenti (sia uomini che donne) provenienti dalle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza – Rems della città in attività di tirocinio, in accordo con vari attori del territorio e utilizzando diversi strumenti per favorire l’ingresso e l’accompagnamento delle persone nel sistema sociale e produttivo.

l lavoro è per molti dei nostri utenti un elemento fondante, rispetto all’autoconsapevolezza, alla valorizzazione e alla riscoperta delle proprie competenze

Marco Morelli

«Li affianchiamo nella quotidianità lavorativa, cercando di aiutarli nell’acquisire o recuperare le competenze per reinserirsi nel contesto professionale», continua Morelli. «Attualmente abbiamo utenti che si dedicano al settore dell’assemblaggio e della finitura, altri sono all’interno del circuito della cooperativa, alcuni si occupano delle serre, delle piante e degli invasamenti, altri ancora sono impiegati in ambito ambientale, quindi fanno opere di pulizia e spazzamento. Insomma, cerchiamo di calare l’intervento sulle esigenze individuali». Per delineare il giusto contesto in cui inserire la persona, si parte da un lavoro di squadra assieme all’equipe della Rems, composta, tra gli altri, da psicologi, psichiatri, infermieri e tecnici della riabilitazione psichiatrica. Il team valuta le possibilità di inserimento, a seconda della misura di cui sono oggetto gli utenti – quindi in base alle indicazioni del magistrato sull’opportunità di fare dei percorsi esterni – e dei successivi colloqui conoscitivi ed esplorativi da parte della responsabile dell’inserimento dell’Ovile, durante i quali si cerca di individuare anche aspettative, desideri e competenze delle persone.

In seguito, il percorso continua con l’inserimento professionale vero e proprio: dal colloquio all’arrivo sul posto di lavoro, passando per la formazione sulla sicurezza. Durate le attività lavorative, gli utenti ricevono supporto da parte di operatori specializzati, con un intervento personalizzato in base alla valutazione individuale. Vengono, inoltre, fatte alcune sessioni di formazione tecnica sulle mansioni da svolgere durante il tirocinio, con particolare attenzione alle situazioni critiche e alla promozione delle autonomie sociali e relazionali dei partecipanti.

«In questi due anni abbiamo raccolto molti feedback, perché abbiamo degli strumenti di monitoraggio che prevedono le interviste degli ospiti», spiega l’operatore. «La maggior parte di loro è soddisfatta, assolutamente contenta di poter intraprendere un percorso lavorativo. Si tratta di un’occasione importante per uscire e svolgere delle attività all’esterno della struttura, rientrando così in contatto con altre persone». Mettersi in gioco in un percorso di questo tipo, può costituire un orizzonte di autonomia e di accrescimento individuale, prezioso per chi ha delle storie che l’hanno allontanato dalla valorizzazione di sé e delle proprie competenze. «Il nostro obiettivo», conclude Morelli, «è garantire un inserimento lavorativo in linea con le capacità e le aspettative degli utenti, per migliorare la loro autonomia, ma anche per favorire il loro benessere psico-fisico».

Immagine in apertura da una delle attività della cooperativa L’Ovile, un laboratorio di pasta fresca nel contesto dei progetti di housing, raccontati sul numero di marzo di VITA


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