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Legacoop: «La dignità del lavoro? Possibile soltanto con un nuovo patto pubblico-privato»

Presentato oggi al Cnel il “Manifesto del lavoro cooperativo”, un documento che presenta tutte le linee di attività dell’associazione cooperativa per continuare a dare valore alle persone. Le richieste illustrate dal presidente nazionale Simone Gamberini

di Redazione

«Riteniamo necessario un nuovo patto fra pubblico e privato che metta al centro la dignità del lavoro e delle persone, premessa imprescindibile per contrastare davvero le basse retribuzioni e il lavoro povero, che cresce in modo particolare nei settori interessati dalle esternalizzazioni del pubblico e nelle filiere private con una distribuzione iniqua del valore aggiunto». Lo ha detto il presidente di Legacoop nazionale, Simone Gamberini, in occasione della presentazione al Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro – Cnel del “Manifesto del lavoro cooperativo”, un documento che presenta tutte le linee di attività dell’associazione cooperativa per continuare a dare valore al lavoro.

«Le cooperative aderenti a Legacoop sono impegnate a promuovere il diritto al lavoro e all’effettiva partecipazione delle persone, alla formazione e alla crescita professionale e retribuzioni proporzionate e sufficienti ad assicurare autonomia e dignità alle lavoratrici e ai lavoratori», ha ricordato Gamberini. «In particolare, deve cambiare la prassi seguita finora dalla committenza pubblica: va assicurata la concreta applicazione di meccanismi di gara che escludano dal ribasso il costo del lavoro, l’introduzione di gare a prezzo fisso e la revisione automatica dei contratti di appalto per il riconoscimento degli aumenti introdotti dai rinnovi contrattuali. Le tariffe pubbliche devono essere capienti: non possiamo immaginare un sistema che lasci il costo dei rinnovi contrattuali solo sulle spalle delle imprese, soprattutto per il nostro sistema dove alcuni settori sviluppano il 60-70% della propria attività con la committenza pubblica. Anche in considerazione del fatto che, in alcuni territori del Sud, le tariffe per determinati servizi sono ferme al 1996. Serve, inoltre, una legge sulla rappresentanza imprenditoriale, basata su criteri trasparenti che rispettino la distintività cooperativa, indispensabile per contrastare il dumping salariale favorito dai contratti pirata e, insieme, rafforzare il contrasto alle false cooperative e alle false imprese».

Simone Gamberini, presidente di Legacoop nazionale

Per qualificare efficacemente il lavoro nel mercato privato, ha detto ancora il presidente di Legacoop – «sono indispensabili altri strumenti quali la defiscalizzazione dei rinnovi contrattuali e la pubblicazione delle tabelle del costo del lavoro in tutti i settori, in particolare in quelli connotati da fenomeni di irregolarità diffusa. Sosteniamo inoltre che debbano essere rilanciati con forza alcuni strumenti propri della cooperazione, come gli Osservatori posti in capo agli Ispettorati territoriali del lavoro».

Dalla fotografia della situazione attuale, definita dall’analisi dei dati forniti dall’Inps e dei contratti di lavoro cooperativi, risulta che le cooperative aderenti a Legacoop si distinguono per capacità di garantire lavoro stabile e duraturo anche in presenza di crisi aziendali o sistemiche, per la migliore applicazione dei contratti collettivi stipulati con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, per la capacità di includere le donne, per una buona diffusione della contrattazione integrativa. Se si esclude il lavoro agricolo, gli occupati nell’universo cooperativo rappresentano quasi il 10% del totale dell’occupazione di tutte le imprese italiane. Il 67% degli occupati totali opera nelle cooperative associate ad una delle tre maggiori organizzazioni di rappresentanza: Legacoop, Confcooperative e Agci. Sotto il profilo della composizione dell’occupazione e della tipologia di lavoro offerto, l’analisi mostra differenze significative fra le cooperative aderenti ad una associazione di rappresentanza e quelle non aderenti:

– le donne rappresentano il 60% dell’occupazione nelle cooperative associate a Legacoop rispetto al 43% nelle non associate;

– i lavoratori non comunitari si trovano invece in numero maggiore nelle cooperative non associate (18%) rispetto alla quota registrata in quelle associate (11%);

– i rapporti di lavoro a tempo indeterminato rappresentano l’80% nelle cooperative associate contro il 66% nelle non associate;

– i rapporti di lavoro a tempo determinato di durata inferiore a un anno non superano il 10% nelle cooperative associate, rispetto al 35% nelle non associate.

Le stesse evidenze si registrano anche sotto il profilo remunerativo. La retribuzione media giornaliera degli occupati nelle cooperative associate a Legacoop, infatti, risulta maggiore dell’11% rispetto a quanto rilevato tra le cooperative non associate. In particolare nel settore ricettivo e della ristorazione, dove nelle cooperative associate l’occupazione femminile rappresenta circa l’80% del totale e la differenza retributiva tra le operaie sfiora il 20% a favore di coloro che lavorano in una cooperativa associata. Allo stesso modo nel settore della logistica e trasporti, quello a maggior incidenza di lavoratori non comunitari, la differenza retributiva è del 12% a favore degli occupati nelle cooperative associate.

La foto d’apertura è di Christina Wocintechchat su Unsplash


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