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Welfare regionale

Lombardia e caregiver: la pezza non basta, associazioni in piazza

La riduzione del taglio ai caregiver non basta: in Lombardia le associazioni pronte alla mobilitazione. «Il taglio resta e l'impianto del Piano Non Autosufficienza pure. Servono risorse aggiuntive perché tutti possano accedere alle misure previste e anche per finanziare i servizi», dice Fortunato Nicoletti

di Sara De Carli

caregiver_© STEFANO CAROFEI:AG.SINTESI

«Noi non molliamo, scenderemo in piazza perché non possiamo assolutamente essere soddisfatti»: due giorni dopo l’incontro con l’assessore di Regione Lombardia Elena Lucchini, Fortunato Nicoletti rilancia e conferma la mobilitazione già annunciata nei giorni scorsi. «Non parlo a nome di un’associazione sola, ma di tutte quelle che in questi due mesi hanno firmato i comunicati e le lettere, una compagine che è cresciuta settimana dopo settimana», precisa il vice presidente dell’associazione Nessuno è escluso: nell’elenco, fra le altre, ci sono anche Uildm e Famiglie Sma.

Niente nuovi accessi sulla misura B1

L’assessora Lucchini ha illustrato alle associazioni la nuova programmazione regionale del Fondo per le non autosufficienze, che prevede un taglio meno netto del contributo economico ai caregiver: 65 euro al posto dei 200/350 previsti inizialmente. Nicoletti in realtà non parte da lì, dal persistere del taglio, ma dice che «è inaccettabile il fatto che ci sarà una lista d’attesa per la misura B1, è discriminatorio. La riduzione del taglio va a discapito di tutte le nuove domande che i cittadini presenteranno nel 2024 per la misura B1: queste persone entreranno in una lista di attesa, ma da questa misura si esce solo per decesso. Questa lista d’attesa crescerà di anno in anno, visto che ci sono almeno 600 nuove domande l’anno. È inaccettabile dover sperare che una persona muoia per poter accedere a una misura tanto importante, così come è impensabile per le nostre famiglie pensare che una famiglia nella nostra stessa situazione deve aspettare che muoia uno dei nostri figli per poter accedere alla misura. Non ha senso», dice Nicoletti, padre di una figlia con disabilità grave.

La Lombardia? Non ha messo risorse proprie aggiuntive

Il secondo punto su cui Nicoletti mette l’accento è che in questi due mesi di interlocuzione con il ministero Regione Lombardia ha sì ottenuto di ridurre la percentuale di risorse vincolate ai servizi, ma non il ripensamento del Piano triennale, che a suo giudizio va invece «bloccato». Nel 2025 infatti la quota vincolata ai servizi salirà al 25% «e saremo daccapo. Anzi, peggio, visto che Regione Lombardia ha già detto che non potrà mettere altre risorse e quindi con le stesse risorse di oggi si dovrà garantire una percentuale ancora più alta in servizi», spiega Nicoletti. Sul tema risorse, inoltre, Regione Lombardia «deve fare la sua parte, in questi mesi non ha messo risorse aggiuntive. Le risorse aggiuntive le ha messe il Governo, in parte accettando una percentuale minore di servizi e in parte permettendo di utilizzare il fondo caregiver, già esistente, per rimborsare le spese sostenute dalle famiglie. Non puoi fare un travaso di fondi e dire di aver risolto il problema».

Soldi e servizi

Nicoletti ci tiene a una precisazione: «Non è che noi famiglie vogliamo soldi e non servizi. Noi vogliamo i servizi e in questo momento, senza risorse aggiuntive, il potenziamento dei servizi precedentemente previsto non c’è più. Vogliamo servizi, ma facciamo fatica a trovarli: mia figlia per esempio non va a scuola tutti i giorni, perché non c’è sempre un’infermiera che la accompagni».

È questo il punto per cui la vicenda lombarda è esemplare: «Siamo stati i primi, ma questa questione riguarderà presto tutte le altre regioni. Secondo me un segnale va dato adesso, da qui la decisione di scendere in piazza, anche per le altre regioni. Quando tutto questo arriverà a regioni con ancora meno servizi e con situazioni ancora più complesse», dice Nicoletti.

Il rischio del meccanismo di rimborso

E ancora una preoccupazione: «Il fondo nazionale per i caregiver – creato e dotato di un piccolo finanziamento in vista della legge sui caregiver che ha da venire – già sul 2023 dovrebbero dare un rimborso ai caregiver per le spese sostenute nel 2023 per avere “sollievo”», spiega Nicoletti. In verità «le famiglie che in questo inizio 2024 hanno portato le fatture alle Ats, in moltissimi casi se le sono viste rifiutate… L’anno scorso ci è stato detto che tutte le spese di sollievo sarebbero state accettate, adesso invece spese per la badante piuttosto che per l’educatore del centro estivo non sono state accettate. Non vorrei che accadesse la stessa cosa l’anno prossimo».

Foto Stefano Carofei, Sintesi


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