Diritto all'istruzione

Mangiare a scuola costa fino a 85 euro al mese

Si paga di più in Emilia Romagna, meno in Sardegna (61 euro). L’appello di Cittadinanzattiva nell’ottava Indagine annuale sulle mense scolastiche: più fondi per contrastare la povertà alimentare in aumento. Il Pnrr non è bastato a sanare le carenze degli istituti del sud riguardo alla presenza dei locali mensa

di Nicola Varcasia

Alla voce mensa, una famiglia con un figlio in età prescolare o della scuola elementare spende in media 85 euro al mese. Si tratta di 4,25 e 4,30 euro a pasto. Ci sono però delle disparità tra le regioni. Quella mediamente più costosa è l’Emilia Romagna, con 108 euro mensili (lo scorso anno era la Basilicata) mentre quella più economica è, come nell’anno scolastico precedente, la Sardegna con 61 euro nell’infanzia e 64 per la primaria. L’aumento delle tariffe c’è, ma non molto rilevante, (circa l’1%), con importanti variazioni però a livello regionale. La Sicilia registra un’importante crescita del costo a carico delle famiglie sia nella scuola dell’infanzia (+13% circa) che in quella primaria (oltre l’8%), mentre per la Basilicata si segnala una riduzione significativa di circa il 6% sia nell’infanzia che nella primaria. Fra le città metropolitane, si conferma il dato positivo di Roma che rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia “tipo” di circa 2,60 euro in entrambe le tipologie di scuola.

Classe media cercasi

Questi i dati principali che emergono dall’ottava Indagine sulle mense scolastiche, con la quale Cittadinanzattiva ha analizzato, per tutti i capoluoghi di provincia (ad eccezione di Trento e Bolzano poiché le due province autonome calcolano le tariffe su indicatori diversi dall’Isee e non comparabili con le altre regioni),quanto paga una famiglia composta da tre persone, due genitori e un figlio minore, con un reddito lordo annuo di 44.200 euro e un Isee di 19.900. Nel calcolo della quota annuale del servizio di ristorazione scolastica si è ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di nove mesi, escludendo eventuali quote extra, annuali o mensili. 

C’è da fare

«Ogni giorno in Italia quasi due milioni di studenti usufruiscono della refezione scolastica. Un settore che rappresenta un investimento strategico per la salute pubblica e per lo sviluppo economico del Paese. Tuttavia, i dati Istat sulla povertà materiale di tante famiglie e di tanti minori non possono lasciarci indifferenti. Nel 2024 del 23% di famiglie a rischio povertà, percentuale che sale al 42% – in aumento del 5% rispetto al 2023 – per chi ha tre o più figli minori. Fra queste ultime, il 10,4% (era il 9,5% nel 2023) si trova in grave deprivazione materiale e sociale. Occorre prevedere interventi continuativi, per almeno un quinquennio, per sostenere le famiglie. Ma anche potenziare il fondo per il contrasto della povertà alimentare a scuola, previsto dall’ultima legge di Bilancio e destinato ai comuni per l’erogazione di contributi. Serve per consentire l’accesso gratuito al servizio mensa agli studenti della scuola primaria appartenenti a famiglie in condizioni di difficoltà economiche. Chiediamo di emanare al più presto il decreto attuativo per ripartire le risorse fra gli enti locali», dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva.

Mense al sud

Il report – disponibile a questo link – presenta anche una disamina dei fondi messi a disposizione con il Pnrr nei vari territori per le mense scolastiche. Secondo l’Anagrafe nazionale, più di un terzo degli edifici scolastici, ossia 13.865 su 40133, è dotato di locale mensa. La distribuzione però non è omogenea. Nelle regioni del sud poco più di un edificio su cinque dispone di una mensa scolastica (22% al sud, 21% nelle Isole) e la quota scende al 15,6% in Campania e al 13,7% in Sicilia. La differenza con il centro (Umbria, Marche, Toscana, Lazio) e il nord (Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto) è molto evidente: 41,2% e 43,1% rispettivamente sono gli edifici dotati di mensa scolastica in quelle aree. La regione con un numero maggiore di mense è la Valle d’Aosta (72%), seguita da Piemonte (62,4%), Toscana (59,6%) e Liguria (59,1%). 

Disparità nei lavori

Dalla piattaforma Regis, a dicembre 2024 risulta che, complessivamente, con il PNRR sono stati finanziati 961 interventi. Per colmare il divario territoriale circa il 58% dei fondi sarebbe dovuto andare alle regioni del sud. Osservando le graduatorie finali, si evidenzia come le regioni del sud e delle isole prevedono complessivamente 489 interventi, pari al 50,88% del totale. In termini di risorse economiche, però, al sud e alle isole vanno il 37% delle risorse impiegate, al nord il 48%, al centro il 15%. Poco più della metà degli interventi, 516, pari al 54%, prevede la costruzione di nuove mense, di cui 228 (44%) al Sud e nelle isole. Negli altri casi si tratta, dunque, di interventi di ampliamento, messa in sicurezza, efficientamento energetico, manutenzione, ecc. di mense preesistenti.

Foto in apertura, dall’Indagine 2025 di Cittadinanzattiva sulle mense scolastiche

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