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Natalità, il Papa: «Il futuro lo fanno i giovani e i vecchi insieme»

Il pontefice è intervenuto alla seconda giornata degli Stati generali della natalità davanti a centinaia di giovani presenti all’Auditorium Conciliazione di Roma. «Il futuro non si costruisce solo facendo figli, anche con un’altra parte molto importante: i nonni. Il futuro lo fanno il coraggio e la memoria insieme»

di Ilaria Dioguardi

Si è aperta con Il cerchio della vita cantata dai bambini del Piccolo coro “Le dolci note” la seconda giornata degli Stati generali della natalità, alla quarta edizione. Le centinaia di ragazzi, giunti da tutta Italia, che riempiono l’Auditorium Conciliazione di Roma accolgono in piedi e con un applauso fragoroso papa Francesco. Dopo aver provato a salire sulla poltrona preparata per il Santo Padre, una bambina lo saluta e lui le dà la mano. Il papa è accolto sul palco da Gianluigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità che organizza questo evento ogni anno.

«Con la sua presenza ci sta dimostrando cosa vuol dire mettersi in gioco, essere un leader al servizio del bene comune», dice De Palo. «Fa più rumore occupare spazi, soprattutto di potere, che generare processi. Dopo una giornata come quella di ieri, molto difficile, ci siamo sentiti abbandonati dalle istituzioni che non si sono degnate di dare una parola di solidarietà nei confronti di quest’evento». De Palo fa riferimento alle contestazioni del giorno precedente nei confronti della ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella. In sua solidarietà il ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti ha deciso di disertare questa seconda giornata dell’evento (il suo intervento era previsto dopo quello del papa, VITA ne parla QUI).

Realismo, lungimiranza, coraggio

«È bello fare un applauso quando uno dice “buongiorno”. Tante volte non ci salutiamo», ha affermato il papa, mentre il pubblico applaudiva calorosamente al suo “buongiorno”. «È importante incontrarsi, lavorare insieme con realismo, lungimiranza e coraggio», eccole, le tre parole chiave del suo discorso. Qui un applauso ci sarebbe voluto. Ma nel silenzio totale, tutti sono in attesa delle successive parole del papa, del perché fossero state scelte proprio queste parole. «La vita umana non è un problema, è un dono. Alla base dell’inquinamento e della fame nel mondo, non ci sono i bambini che nascono ma le scelte di chi pensa solo a se stesso, il delirio di un materialismo sfrenato, cieco, dilagante. Il problema non è in quanti siamo al mondo, ma che mondo stiamo costruendo», continua il papa. «Le case si riempiono di oggetti e si svuotano di figli, diventando luoghi molto tristi. Non mancano i cagnolini e i gatti», ha detto tra gli applausi, «mancano i figli». L’applauso continua quando il papa parla di «consumismo, egoismo, individualismo che rendono le persone sazie, sole e infelici. Il numero delle nascite è il primo indicatore della speranza di un popolo».

Politiche efficaci, scelte coraggiose

La questione della natalità «è complessa, ma questo non può e non deve diventare un alibi per affrontarla, serve lungimiranza. A livello istituzionale urgono politiche efficaci, scelte coraggiose, concrete e di lungo termine per seminare oggi affinché i figli possano raccogliere domani. Ce n’è bisogno oggi da parte di tutti i governi perché le giovani generazioni vengano messe nelle condizioni di poter realizzare i propri legittimi sogni. Si tratta di realizzare serie ed efficaci scelte in favore della famiglia», continua papa Francesco, con trasporto. «Ad esempio, porre una madre nella condizione di non dover scegliere tra lavoro e cura dei figli oppure liberare tante giovani coppie dalla zavorra della precarietà occupazionale e dall’impossibilità di acquistare una casa». È quando il papa parla di problemi e di fatti che più toccano la vita quotidiana delle persone che il pubblico accompagna le sue parole con gli applausi più forti.

Una cultura della generosità e della solidarietà intergenerazionale

«È importante promuovere a livello sociale una cultura della generosità e della solidarietà intergenerazionale. Il futuro dei figli e dei nipoti si costruisce anche con le schiene doloranti e con i sacrifici nascosti di genitori e nonni, nel cui abbraccio c’è il dono silenzioso e discreto di una vita intera. D’altra parte, il riconoscimento e la gratitudine verso di loro da parte di chi cresce sono la sana risposta che, come l’acqua unita al cemento, rende solida e forte la società. Questa è la cultura da sostenere se vogliamo avere un domani».

La terza parola chiave del discorso del papa è coraggio, si rivolge in particolare ai giovani. «So che per molti di voi il futuro può apparire inquietante e che tra denatalità, guerre, pandemie, mutamenti climatici non è facile mantenere viva la speranza. Ma non arrendetevi», è l’incoraggiamento del Santo Padre, mentre si interrompe per salutare e accarezzare la testa di una bambina seduta sul palco, che si alza e gli si avvicina. Il papa sorride perché non si ricorda più cosa stesse leggendo, sul foglio del discorso. «Abbiate fiducia perché il domani non è qualcosa di ineluttabile, lo costruiamo insieme. Non rassegniamoci a un copione già scritto da altri, mettiamoci a remare per invertire la rotta anche a costo di andare controcorrente».

«Il futuro lo fanno il coraggio e la memoria insieme»

«Ma il futuro non si costruisce solo facendo figli. Manca un’altra parte molto importante: i nonni. Oggi c’è una cultura di nascondere i nonni, mandarli alle case di riposo. I nonni soli, scartati sono un suicidio culturale. Il futuro lo fanno i giovani e i vecchi insieme, il coraggio e la memoria insieme. Parlando di natalità che è il futuro, parliamo anche dei nonni che non sono il passato, aiutano per il futuro. È molto importante avere cura dei nonni».
Come accade spesso, papa Francesco saluta tutti chiedendo una preghiera per lui, «ma pregate a favore, non contro» e viene salutato con l’applauso più forte di tutti.

Foto di Cristian Gennari


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