Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Governo

Famiglia, Giorgetti dove sei?

Il ministro Giorgetti non è intervenuto agli Stati Generali della Natalità, in corso a Roma. Un fisco family friendly - oltre ad essere una promessa del governo Meloni - è uno dei pilastri per invertire la tendenza della denatalità. Mentre il rischio più grande, oggi, è quello di politiche che nonostante le risorse e le intenzioni non raggiungono il target

di Sara De Carli

Giancarlo Giorgetti

“Giorgetti, zero tasse per chi fa due figli”: un anno fa il Sole 24 Ore titolava così. Oggi invece il ministro Giancarlo Giorgetti non si è presentato agli Stati generali della natalità, dove avrebbe dovuto essere intervistato da giovani studenti sul tema Natalità e (è) prodotto interno lordo. Quanto sarebbe stata centrata e centrale la presenza del ministro dell’Economia a un evento che parla di figli, è superfluo dirlo: a settembre 2022, all’indomani delle elezioni politiche vinte da Giorgia Meloni, Gigi De Palo – all’epoca presidente del Forum Famiglie – chiese al governo nascente «il coraggio di dare al prossimo ministro dell’Economia la delega alla famiglia e alla natalità. Sarebbe il segnale che il governo ha compreso veramente che il tema delle famiglie è nevralgico. Meglio un ministro all’Economia che abbia anche una delega e un mandato forte sulle politiche familiari che un ministro alla Famiglia debole e incapace di incidere. Pil e natalità sono collegati, welfare e natalità sono collegati, sistema pensionistico e natalità sono collegati». Gli effetti li cominciamo a vedere e – come ripete De Palo – quando di un terremoto ci accorgiamo perché vediamo le crepe… è già troppo tardi.

Le promesse

A ottobre 2022, nel discorso con cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si presentò alla Camera dei deputati a chiedere la fiducia per il suo esecutivo, la parola “famiglia” e l’aggettivo “famigliare” tornarono 14 volte. C’era l’impegno per uscire dall’inverno demografico, con la nascita di un ministero dedicato alla Natalità e l’introduzione del quoziente famigliare tanto promesso in campagna elettorale. Ci fu l’annuncio di una «riforma dell’Irpef, con progressiva introduzione del quoziente familiare», di cui ad oggi non si è vista traccia. Se ne è parlato un po’ lo scorso autunno, in vista della Legge di Bilancio per il 2024, ma senza esiti.

Il 20 aprile 2023, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti lanciò una proposta: “meno tasse per chi fa figli”, poi ripresa e dettagliata dal sottosegretario alle Imprese Massimo Bitonci. Per qualche giorno si parlò dell’introduzione di una detrazione di quasi 10mila euro a figlio, per le coppie con due o più figli. Sparita nel nulla.

Quest’anno il Governo non ha più previsto nemmeno le risorse per finanziare i centri estivi. L’idea nacque nell’estate 2020, in piena epoca Covid: Elena Bonetti, allora ministra, mise in campo per la prima volta un supporto ai Comuni a sostegno dell’educazione non formale dei ragazzi. Nel 2020 e nel 2021 lo stanziamento per i Centri estivi fu di 135 milioni di euro l’anno, nel 2022 scese a 58 milioni di euro e nel 2023 la ministra Roccella stanziò 60 milioni. Il Dl Lavoro, nel maggio 2023, all’articolo 42 istituì un Fondo per le attività socio-educative a favore dei minori, con dotazione di 60 milioni di euro per il solo 2023: per il 2024 non è stato rifinanziato.

Addio al Family Act

Oggi viene fuori che le riforme previste dal Family Act non si faranno più: le deleghe stanno per scadere e la ministra Roccella non ne chiederà la proroga. «In molti punti — ha detto la ministra a Repubblica — la legge delega è superata dai fatti, perché noi stiamo attuando il nostro piano per le famiglie». Il Governo conferma l’assegno unico, di cui ha aumentato l’importo per diverse casistiche, e lascia cadere il resto del “pacchetto” che pure venne approvato all’unanimità e di cui ancora ieri agli Stati generali della natalità sia la viceministra Maria Teresa Bellucci sia la senatrice Elena Bonetti hanno ricordato la positività del lavoro fatto insieme. «Io ero membro dell’opposizione e ho fatto votare il mio gruppo a favore, perché le cose giuste vanno difese con forza, neanche astenendosi. Il solco è giusto, lo stiamo rafforzando, abbiamo aumentato le risorse del 50% per alcune situazioni, per esempio la stabilizzazione strutturale dell’aumento per famiglie con figli con disabilità», ha detto la viceministra Bellucci. «Un Parlamento intero, lo ha ricordato la viceministra Bellucci, ha scritto la riforma del Family Act, con alcuni emendamenti presentati dalla stessa viceministra, che all’epoca era all’opposizione, che sono oggi parte integrante della riforma», ha risposto Bonetti.

Somma di bonus vs disegno strutturale

Diverse, oggettivamente, le misure introdotte dal governo Meloni che impattano sulla famiglia, ma più con la logica dei bonus che con quella di un disegno strutturale: l’aumento della retribuzione durante il congedo parentale (dal 30% all’ 80% per un mese in maniera definitiva e di un secondo mese solo per il 2024), il bonus per gli asili nido che saranno sostanzialmente gratis a partire dal secondo figlio, il bonus per le mamme lavoratrici (con gli effetti “beffa”, che la misura poi ha rivelato) le misure per facilitare l’accesso degli under 35 e delle donne al mercato del lavoro, i fringe benefit, gli sgravi per le aziende che propongono un welfare aziendale più all’altezza del compito di sostenere le famiglie. «Sono 2,5 miliardi di investimenti diretti ma i benefici netti per le famiglie, nel 2024, valgono oltre 16 miliardi», ha ricordato sempre ieri la viceministra Bellucci dal palco, citando i conti fatti dall’Ufficio parlamentare di bilancio. «Pensiamo sia abbastanza? No, ma pensiamo sia la strada giusta», ha detto Bellucci. E ha rivendicato l’efficacia delle misure sul lavoro che hanno portato «per la prima volta» al «record assunzionale delle donne in Italia, siamo al 53%, con 10 milioni di donne che lavorano».

Bene anche l’annuncio, fatto a febbraio 2024 sempre da Bellucci, che il Governo intende mettere mano all’Isee per renderlo più adeguato alla situazione economica delle famiglie.


Il rischio di politiche non trasformative

Qual è però il problema? Da un lato quello che De Palo non si stanca di ripetere: il tempo si è fatto breve, brevissimo ed esige un’azione decisa, non dei palliativi. Il secondo è quello che oggi è il maggior cruccio degli esperti di valutazione delle politiche pubbliche e cioè il fatto che molte politiche pubbliche hanno il problema della irrilevanza rispetto al target, con politiche che spesso nonostante l’intenzione e le risorse stanziate non raggiungono l’obiettivo. È stato così per Garanzia Giovani, è così per il congedo di paternità, rischia di essere così per tante misure del Pnrr.

Una delle leve principali per evitare questo rischio e per mettere in campo delle politiche rilevanti e trasformative è quello di coinvolgere il target fin dall’inizio, nel disegno stesso delle politiche. In questo senso l’assenza di Giorgetti oggi dagli Stati Generali della Natalità è un enorme autogol.

Foto di Fabio Cimaglia/Sintesi


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA