Bambini e adolescenti

La partecipazione? È un diritto, non una concessione

L'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza presenta una Guida alla partecipazione attiva e un'indagine realizzata tra le consulte studentesche: solo il 18% dei 14-17enni si sente sufficientemente coinvolto. Dalle famiglie alla politica, passando per il Terzo settore ecco una guida operativa per passare dalle parole ai fatti

di Alessio Nisi

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Prima di tutto la necessità di un diverso approccio culturale. Quando parliamo di partecipazione dei ragazzi il piano non è quello della concessione, ma dell’esercizio di un diritto. «Un modello che fa fatica a farsi largo nella percezione generale», spiega l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti.

«Noi siamo qua non per partecipare alle vita degli adulti, siamo qua per esprimere ciò di cui abbiamo bisogno», la Garante riporta le parole di Anna, ex componente della Consulta delle ragazze e dei ragazzi.

Da questa premessa prende le mosse la presentazione di Guida alla partecipazione attiva di ragazze e ragazzi. Una bussola per orientarsi, redatta in collaborazione con la Consulta dei ragazzi e delle ragazze dell’Agia, insieme all’Istituto degli innocenti e a Defence for children Italia.

«Partendo dalla prospettiva dei minorenni», spiega Carla Garlatti, «abbiamo voluto realizzare uno strumento agile, che spiega con un linguaggio diretto come, dove e perché partecipare. L’idea è quella di offrire una sorta di manuale, di facile consultazione, che possa contribuire a creare le condizioni per rendere più semplice a bambini e adolescenti trovare il proprio modo di partecipare e diventare protagonisti del proprio percorso di vita».

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Presentato a Roma dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza la pubblicazione “Ragazze, ragazzi e adulti nei processi partecipativi. Pratiche e strategie”. Da sinistra l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, Donata Bianchi, responsabile ricerca e monitoraggio Istituto degli Innocenti, Gianfranco Costanzo, Capo del Dipartimento per le politiche per la famiglia

La bussola per orientarsi

Cosa significa partecipare, quali sono gli ostacoli alla partecipazione, perché la mia partecipazione è importante, come deve essere la partecipazione, dove posso partecipare e da dove iniziare. Sono alcune delle domande contenute nella guida.

Manuale che si chiude riprendendo i cinque punti del Manifesto sulla partecipazione dei minorenni lanciato dall’Autorità garante in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia del 2021: bambini e ragazzi devono essere coinvolti dalle istituzioni in tutte le scelte che li riguardano, il parlamento deve approvare una legge che regolamenti e sostenga la partecipazione attiva dei minorenni, lo Stato deve mettere a disposizione una piattaforma online per consultare i minorenni, la partecipazione deve essere inserita nelle ore di educazione civica a scuola, va infine istituita una giornata nazionale della partecipazione delle persone di minore età. 

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Un momento della presentazione del documento “Ragazze, ragazzi e adulti nei processi partecipativi. Pratiche e strategie”

La responsabilità della partecipazione

Già, ragazzi e partecipazione. Come si costruisce questo rapporto? Tre i piani, spiega Garlatti, che poggiano in misura diversa sul concetto di responsabilità. «La responsabilità degli adulti sul valore della partecipazione. La responsabilità delle istituzioni, che devono creare ambiti di ascolto vero e non formale (anche monitoraggio, pensiamo all’Europa) e la responsabilità dei ragazzi perché partecipare è un impegno, ma  chi lo fa deve avere la consapevolezza che quello che dice verrà seriamente preso in considerazione».

Ma se questo è il dover essere della partecipazione dei ragazzi, in realtà qual è la situazione? Oltre alla Guida, l’Autorità garante ha presentato anche i risultati di un’indagine compiuta su un campione di 72 rappresentanti delle consulte studentesche. Analisi che fa parte di “Ragazze, ragazzi e adulti nei processi partecipativi. Pratiche e strategie“.

Ebbene, voce ai numeri: è emerso che solo il 18,3% si sente abbastanza o molto coinvolto nelle decisioni prese a livello istituzionale, mentre in un campione di 107 giovani tra i 14 e i 17 anni impegnati nel Terzo settore o in altre forme di partecipazione cittadina la percentuale sale al 28,3%.  

Le raccomandazioni alla politica

Ma “Ragazze, ragazzi e adulti nei processi partecipativi. Pratiche e strategie” non è solo un documento di studio. Dentro ci sono anche proposte per uscire da questo impasse e contiene una serie di raccomandazioni, le prime delle quali rivolte proprio alla politica.  

Servirebbe introdurre nell’ordinamento una legge che preveda la consultazione dei minorenni come un passaggio obbligatorio dell’iter per l’adozione di atti amministrativi e normativi nelle materie che direttamente o indirettamente li riguardano. Andrebbe anche attribuito alle persone di minore età un potere di iniziativa e proposta in materia

Carla Garlatti – Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza

Ai ministeri e agli enti locali

Ai ministeri che hanno competenze su infanzia e adolescenza e alle regioni l’Autorità chiede di promuovere spazi adeguati di informazione, partecipazione, ascolto e consultazione. «Abbiamo riscontrato l’esistenza di buone pratiche in tal senso nel nostro Paese. Occorre che vengano valorizzate e prese a esempio per creare un sistema che consenta ai ragazzi di sentirsi parte attiva nei diversi contesti: dalla scuola allo sport, dall’associazionismo alla famiglia».

Alle famiglie

Anche alle famiglie è stata rivolta una raccomandazione: valorizzare e garantire ascolto e partecipazione dei figli minorenni in ogni decisione familiare di loro interesse. Troppo spesso i ragazzi non si sentono ascoltati perché considerati dagli adulti come mancanti delle capacità e delle abilità necessarie alla comprensione delle questioni che li riguardano, ciò esclusivamente in ragione della loro età anagrafica. 

Al Terzo settore

Il documento del Garante chiede al Terzo settore di garantire che i processi partecipativi delle persone di minore età siano sicuri, inclusivi e strutturati, di prevedere adeguate modalità di coinvolgimento delle persone di minore età nelle scelte che attengono alla gestione di organizzazioni o associazioni, di attivare idonei percorsi formativi dedicati agli operatori e ai volontari che operano a contatto con le persone di minore età, valorizzando l’importanza dell’ascolto e della partecipazione e le modalità per renderla effettiva, sicura e inclusiva.

E di monitorare periodicamente i risultati dei processi di partecipazione attivati, anche attraverso il coinvolgimento dei minorenni che li hanno sperimentati.

Attenzione ai minori stranieri non accompagnati

Una particolare attenzione è stata dedicata all’ascolto e alla partecipazione dei minori stranieri non accompagnati. Per questi, l’autorità chiede a enti locali e al terzo settore di garantire spazi sicuri e adeguati di socializzazione anche al di fuori delle comunità di accoglienza. 

«La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza riconosce a tutti i bambini e i ragazzi il diritto a essere ascoltati, a noi adulti spetta di coinvolgerli e renderli parte attiva in ogni decisione che li riguardi, a tutti i livelli», ricorda Garlatti. «Assicurare ai minorenni occasioni e possibilità di partecipazione non significa ‘concedere’ loro qualcosa oppure offrire loro una parte del nostro spazio, ma riconoscere un loro diritto».  

Nel testo immagini di Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza / Ufficio stampa

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Cara lettrice, caro lettore: il 25 e 26 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano, VITA festeggerà i suoi primi 30 anni con il titolo “E noi come vivremo?”. Un evento aperto a tutti, non per celebrare l’anniversario, ma per tracciare insieme a voi e ai tanti amici che parteciperanno nuovi futuri possibili.