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Paura, preoccupazione, pregiudizio: le tre “P” che frenano (ma non fermano) i lasciti
La precarietà economica e sociale, nazionale e internazionale, fa segnare una battuta d'arresto nella crescita dell'attitudine degli italiani verso il lascito solidale. Che però resta forte e diffusa. La prossima sfida? Puntare sui giovani e coltivare la fiducia, che nei confronti del Terzo settore continua ad essere altissima

Paura, preoccupazione, pregiudizio: sono questi i tre elementi che rischiano di frenare la disposizione al lascito solidale, che tanto è aumentata tra gli italiani negli ultimi anni. Da un lato, infatti, un forte slancio verso questo strumento, che permette di lasciare un segno attraverso “un bene che resta”. Dall’altro, però, la crisi economica e sociale e la precarietà che attraversa i tempi attuali, a livello mondiale e nazionale: perciò la paura e la preoccupazione, soprattutto rispetto al futuro dei figli, o dei nipoti, o dei familiari, spesso alle prese con lavori precari, condizioni economiche incerte e difficoltà finanziarie che danno al futuro la forma di un grande punto interrogativo.
Eppure, i dati delle due ricerche presentate questa mattina dal Comitato Testamento Solidale e realizzate con l’istituto Walden Lab parlano chiaro: l’attitudine degli italiani verso il lascito solidale continua ad essere molto forte, per quanto la sua crescita conosca una battuta d’arresto.
Un’attitudine non tanto individuale, quanto familiare, visto che proprio la famiglia svolge, in questa decisione, un ruolo fondamentale: come ha messo in luce Paolo Anselmi, presidente di Walden Lab, «la famiglia – in particolare la presenza di figli – può essere un freno rispetto a questa decisione, dall’altro però è elemento di una scelta che è sempre condivisa. E nonostante la precarietà sociale, economica e lavorativa, l’indagine sulle organizzazione ci rivela quanto la propensione al lascito sia ancora molto forte e diffusa tra gli italiani».

Tra paura e ottimismo, insomma, è l’ottimismo che prevale. Lo ha messo in luce Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale: «Chi ha visto crescere le risorse derivanti dai lasciti prevede che queste aumenteranno ancora nel prossimo futuro», ha detto, facendo riferimento all’indagine fra le organizzazioni non profit realizzata in collaborazione con VITA. «Questo per via del fatto che le famiglie sono sempre meno numerose, ma anche per la grande capacità che gli italiani hanno di risparmiare e per la loro predisposizione alla solidarietà. C’è però tanto ancora da migliorare, soprattutto nella comunicazione e nella divulgazione di uno strumento che non è ancora noto a tutti e che ha una grande capacità di finanziare le attività delle nostre associazioni». Per Bartoli, «è soprattutto sui giovani che dobbiamo puntare: oggi molti di loro sanno cosa sia un lascito solidale. Dobbiamo coltivare questa conoscenza, per allargare la base e valorizzare questa risorsa».
Occorre però superare quelle tre “P” messe in evidenza da Flavia Fiocchi, Consigliera nazionale del Notariato con delega al notariato sociale: «Paura e preoccupazione per i familiari e pregiudizio nei confronti della morte, per cui pensarci e parlarne resta per molti un tabù».
Come superare allora questi tre ostacoli? «Con la fiducia: da un lato nella legge italiana, che tutela rigorosamente i legittimari; dall’altro nelle organizzazioni e nei professionisti, che possono accompagnare verso la scelta migliore. In generale, fare un lascito solidale non significa in alcun modo mettere a rischio i diritti dei propri familiari: la porzione di patrimonio che spetta per legge ai familiari più stretti non viene in alcun modo compromessa. Il lascito solidale può essere disposto infatti nei limiti della quota disponibile, cioè di quella parte del patrimonio di cui ciascuno può liberamente disporre».
Infine, per quanti riguarda la terza “P”, ovvero il pregiudizio e il tabù nei confronti della morte, Jean-Luc Giorda, psicoterapeuta, formatore e divulgatore scientifico ha assicurato: «Parlare di morte con i familiari, in particolare con i figli,è giusto e doveroso. Non possiamo anzi non parlarne, perché questo significa abbandonare i bambini e ai ragazzi da soli con la propria paura, perché “se questa cosa spaventa papà e mamma, allora deve essere davvero terribile”, così si dicono. I bambini e i ragazzi incontrano la morte, nei video, nei film, nelle serie tv, nei videogiochi: la loro natura li porta a chiedere una spiegazione a noi adulti, che non possiamo negare loro una risposta. E poi, pensare alla “bellezza che resta” anche dopo la morte, aiuta gli adolescenti ad affrontare i lutti che inevitabilmente dovranno vivere, o hanno già vissuto».
Clicca qui per scaricare il report Lasciti solidali: una leva per crescere, la ricerca realizzata da Comitato Testamento Solidale in collaborazione con VITA fra 197 organizzazioni non profit sui trend dei lasciti ricevuti negli ultimi cinque anni.
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