Enrica e Luigi hanno cominciato a fare affidi tre decenni fa, a Piacenza. Un affido prospettato e poi non realizzato, un altro diventato un'adozione, un altro ancora che s'è protratto una decina di anni dopo la maggiore età e molti altri ancora. Ci raccontano le fatiche, la gioia, le ragioni di un impegno e, raccontando la loro esperienza, toccando approfonditamente alcuni aspetti centrali dell'affido: il rapporto con la famiglia naturale, il dialogo con i Servizi sociali, il confronto con le altre famiglie affidatarie nell'esperienza del mutuo-aiuto.
Enrica e Luigi sono attivi nell'associazione "Dalla parte dei bambini" di Piacenza, associata al Coordinamento Care.

Sposati da 43 anni, sono un'insegnante e un medico di base in pensione, soci storici dell'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie - Anfaa a Cuneo.
Cominciarono ad accogliere che erano appena convolati a nozze. Fun un tipico affiancamento - vale a dire un sostegno temporaneo settimanale a una famiglia in difficoltà - che si trasformò poi in affido e, negli anni, in adozione.
In questo lungo impegno hanno sperimentato l'accoglienza in varie forme, ultimamente anche con i minori stranieri non accompagnati.
Raccontano delle fatiche (anche coi figli naturali) e delle molte gioie, consigliano l'esperienza dell'affido, che ripercorrerebbero, e ripetono che l'accoglienza è sempre un gioco di squadra con servizi, associazione, istituzioni.

Silvia e Lorenzo, giovane coppia da poco sposata, vive nel Modenese. Arrivano all'affido dopo una storia, dolorosa, di un'adozione mancata. Alcuni amici parlano loro dell'Associazione Kairos di Bologna, così attenti e alle persone che accostano e così appassionati all'accoglienza. Prendono in considerazione l'affido, iniziano i corsi, conoscono altre famiglie, poi arriva la proposta: un giovane adolescente, che deve mantenere i rapporti con altri fratelli. Silvia e Lorenzo dicono di sì e la prima bella scoperta è che quelle coppie con cui avevano iniziata la formazione all'affido accolgono i fratelli del loro "ragazzo".

Si chiamano Elisabetta Cantini e Luciano Cristoferi, sono due coniugi fiorentini, over 60, lei operatrice sociale, lui ingegnere e, da oltre 30 anni, fanno affido. Fanno parte dell’Associazione Famiglie per l’accoglienza, una realtà presente in tutta Italia e che si occupa di adozione ed affido.
Nel 1991, dettero la disponibilità ad accogliere dei minori stranieri non accompagnati che sbarcarono a Bari, nella prima grande immigrazione dall'Albania, quella con la motonave Vlora, brulicante di persone.
Un'accoglienza che non si concretizzò ma che li spinse a percorrere la strada dell'affido.

L'episodio n. 2 di "Genitori a tempo, genitori e basta" ci porta a Misinto, in provincia di Monza e Brianza. Lì Giampaolo Cerri è andato a incontrare Marta e Paolo, una famiglia affidataria dell'Associazione Papa Giovanni XXIII, la grande realtà di accoglienza fondata da don Oreste Benzi. Questa coppia, originaria dell'Alta Brianza, ha una storia famigliare e coniugale in cui l'apertura all'altro è regola e così hanno fatto della casa e il cuore: a singoli, interi nuclei di famiglie ma soprattutto tanti bambini.

Credit: la voce di don Oreste Benzi è tratta dal canale YouTube di https://www.youtube.com/@apg23

In questo episodio, l’autore, Giampaolo Cerri spiega il senso dell’intero podcast: parlare di affido, a quarant’anni dalla legge che lo ha disciplinato e raccontare le storie di chi ne fa esperienza. Senza censure, tirandone fuori cioè il buono che ne deriva, per le famiglie accoglienti e per i loro figli naturali, ma anche e soprattutto ma senza obliterare le fatiche e talvolta i dolori che questo impegno implica. Nell’episodio si presentano alcuni protagonisti di questo cammino: Elisabetta e Luciano di Firenze, Silvia e Lorenzo di Modena, Enrica e Luigi di Piacenza, Maria Teresa di Torino, Marcella e Carlo di Cuneo, Marta e Paolo di Misinto (Como).

“Genitori a tempo, genitori e basta” è il podcast che vi racconterà l’affido familiare attraverso le voci di chi ne fa esperienza quotidiana. A quarant’anni dalla legge che lo disciplinò, la 184 del 1983, VITA ha voluto compiere un piccolo viaggio in questa grande esperienza di accoglienza.