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Legge di bilancio

Recuperare la visione universalistica delle misure contro la povertà

Negli ultimi 10 anni sono triplicate in Italia le persone in uno stato di fragilità sociale. «Segno di un deficit della politica sul tema dell'indigenza» secondo Antonio Russo, portavoce dell'Alleanza Contro la povertà nazionale

di Alessio Nisi

Un Paese che si è fortemente impoverito come l’Italia, dove vivono circa 6 milioni di persone vivono sotto la soglia della povertà e un milione sono in bilico, in cui nel corso degli ultimi 10 si è triplicato il numero dei soggetti fragili, ci dice soprattutto una cosa: che c’è prima di tutto un deficit di approccio politico al tema». Questo il commento di Antonio Russo, portavoce dell’Alleanza Contro la povertà nazionale e vicepresidente delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani – Acli intervenuto sul tema proprio nei giorni in cui l’esecutivo è al lavoro sulla legge di bilancio (qui trovate le misure del Governo previste sul capitolo “povertà”). «Un tema cruciale per il Paese e la democrazia», aggiunge, «in cui i Governi, di ogni tipo, hanno cambiato le misure di contrasto alla povertà ben cinque volte».

Vedo una tenaglia, una povertà assoluta che cresce e una misura categoriale che restringerà la platea dei percettori

Antonio Russo – portavoce dell’Alleanza Contro la povertà nazionale

Working poor

«In questo contesto», osserva Russo, «il confine tra povertà relativa e povertà assoluta si sta assottigliando. Significa che nei prossimi mesi molte persone e molte famiglie, che finora hanno condotto una vita normale, potranno trovarsi ad affrontare serie difficoltà economiche. Non parliamo solo di persone che hanno perso il lavoro, o che non l’hanno mai trovato, ma anche di persone che lavorano, ma che dal proprio lavoro non ricevono quanto serve per vivere una vita dignitosa: i cosiddetti working poor. Una categoria eterogenea che non fa distinzioni di genere, né anagrafiche. «E sono tre milioni».

Auspichiamo una misura che abbia una dimensione europea: quel reddito minimo assicurato in quasi tutti paesi

Antonio Russo

Universalità delle misure di sostegno

Russo ricorda come nel 2018 «riuscimmo a far introdurre nel nostro ordinamento una misura di contrasto universalistica e nel solco del dettato costituzionale». Proprio l’universalità della legge, negata dalle categorie introdotte dalla legge 85/2023 (quella che ha modificato il Reddito di Cittadinanza), è al centro della discussione. «È uno degli elementi che come Alleanza Contro la povertà abbiamo fortemente contestato», precisa Russo, rimandando «al position paper che abbiamo presentato a settembre al Senato». Delle otto proposte, «c’è n’è una, la proposta “zero”, una premessa indispensabile: bisogna introdurre una visione universalistica delle misura a sostegno».

Le proposte

Per Russo occorre prima di tutto «allargare la platea dei beneficiari, a partire da una maggiore inclusione dei nuclei in affitto e degli stranieri, migliorare la scala di equivalenza includendo tutti i componenti del nucleo familiare, indicizzare la soglia reddituale e il sostegno all’affitto, potenziare gli strumenti di inclusione sociale e lavorativa attraverso il rafforzamento dei servizi sociali e delle politiche attive anche attraverso la Ridefinizione l’offerta congrua e consentendo di cumulare parzialmente reddito da lavoro con l’assegno per evitare che i beneficiari restino coinvolti nella trappola della povertà».

Sfida cruciale

In un momento di crisi come quello che stiamo attraversando nel nostro Paese, con i numeri della povertà assoluta aumentati e una crescente fragilità e precarietà sociale, lavorativa ed economica, per Russo è cruciale assicurare strumenti di contrasto alla povertà che siano efficaci e universali, capaci di intercettare il bisogno di chiunque sia povero assoluto, a prescindere da età e condizione sanitaria. «Una sfida cruciale».

In apertura foto di Arno Senoner per Unsplash


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