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Renzi: «Nella mia Europa ci sono un Commissario per l’economia sociale e i Corpi civili di pace»

Intervista al candidato nelle liste di Stati Uniti d’Europa e leader di Italia Viva: «Oggi c’è troppa burocrazia. La politica deve tornare centrale a Bruxelles. Il Piano per l’economia sociale? Un buon punto di partenza, ma per accelerare penso a un Commissario ad hoc. I corpi civili di pace europei? Idea affascinante»

di Stefano Arduini

Dieci anni fa nel maggio del 2014 nelle vesti di Presidente del Consiglio, dalla sede milanese della redazione di VITA (allora in via Marco D’Agrate, oggi in via Giovanni Bovio), lanciava l’idea di una legge organica per il Terzo settore italiano, poi approvata nel 2016. Oggi in qualità di candidato alle Europee come ultimo nome in 4 circoscrizioni nelle liste di “Stati Uniti d’Europa” accompagnato dalla responsabile “Terzo settore” di Italia VIva Maria Chiara Gadda (nella foto di apertura/credit: Antonio Mola) ha scelto lo stesso set per un confronto su alcuni dei temi lanciati dal numero di VITA magazine di maggio (“L’Europa da rifare”): l’economia sociale e la pace: «Credo che il lavoro che abbiamo impostato in Italia sul Terzo settore sia stato un lavoro serio. Non tutto nell’iter legislativo che ne è seguito è andato nel migliore dei modi, ma credo che una legge organica sul Terzo settore abbia contribuito a riconoscere un protagonismo vero a questo mondo. Ora la sfida è di fare qualcosa di analogo anche in Europa». 

Partiamo dall’economia sociale. Piano d’azione per l’economia sociale e successiva Raccomandazione agli Stati membri, Strategia industriale e Strategia europea sul lavoro di cura: sono i quattro documenti chiave per la costruzione di un modello economico solidale e cooperativo. Cosa si può fare di più sedendo nel Parlamento europeo? 

Non si parte da zero, è vero. Però occorre che di questi temi si parli di più, che entrino in un dibattito più largo. Allora io dico: pensiamo a un Commissario europeo per l’economia sociale. Dovrebbe diventare una proposta italiana, perché l’Italia proprio grazie alla legge sul Terzo settore su questi temi si è guadagnata una credibilità importante. 

A sinistra Stefano Arduini e Riccardo Bonacina, a destra Maria Chiara Gadda e Matteo Renzi durante l’intervista nella redazione di VITA

Sarebbe un segnale importante, ma c’è un però. Oggi l’economia sociale sta certamente guadagnando considerazione in Europa e anche in alcuni stati membri (Francia, Portogallo e Spagna su tutti), ma – almeno in Italia – si è aperto un tema enorme: sempre di i lavoratori della filiera della cura (educatori, insegnanti, infermieri, assistenti sociali…), che rappresentano un pezzo importante del lavoro sociale, sono lavoratori poveri. Oggi una coppia di cooperatori sociali con figli dovendo pagare l’affitto a Milano fatica ad arrivare a fine mese. Risultato? In molti gettano la spugna e si mettono a fare altro. Che ce ne facciamo di un commissario e di un’ottima legislazione se poi non ci sono i lavoratori? 

Distinguiamo i due problemi. Partiamo dalla questione normativa. Va bene il Piano, va bene la Raccomandazione, noi però abbiamo bisogno di un’Europa che funzioni meglio, altrimenti nessuno si accorge delle riforme che produce. Io sono per l’elezione diretta del presidente della Commissione, per il superamento del diritto di veto e per la riorganizzazione dei portafogli dei commissari. Solo così si afferma il primato della politica sulla burocrazia. Altrimenti lasciamo tutto nelle mani dell’amministrazione che può decidere di stoppare provvedimenti importanti come quelli di cui stiamo parlando. Secondo aspetto che riguarda il nostro Governo. Se io voglio interloquire di questi temi con chi parlo? Con Salvini che come Orban vuole meno Europa? Con Meloni che ha una posizione iperdirigista? Con Tajani, che è del tutto disinteressato?


Veniamo al secondo aspetto, la qualità della vita dei lavoratori sociali…

Se lei mi chiede: il lavoro nell’economia sociale sta diventando sottoproletariato? Io le rispondo: sì, è così. Nessuno può dire il contrario. Ma questo fenomeno non riguarda solo il mondo del sociale. Riguarda tutti quelli che guadagnano meno di una certa cifra. Come intervenire? Bisogna abbassare le tasse sul lavoro. Noi gli 80 euro li abbiamo messi per davvero tutti i mesi e a vantaggio di 10 milioni di famiglie. Cosa farei adesso? una cosa semplice, detassare tutto quello che eccede dallo stipendio base: straordinari, premi produttività, partecipazione dei lavoratori agli utili, welfare aziendale e via dicendo. Solo così si incide per davvero sul benessere di quella che una volta chiamavamo classe media e che ora sta scomparendo. Un provvedimento di questo tipo coinvolgerebbe in grande misura i lavoratori del sociale. 

Un altro grande tema che sta a cuore ai nostri lettori è quello della pace. La posizione di VITA è nota: non si può chiedere agli ucraini il martirio e quindi di rinunciare a difendersi, ma la fornitura di armi non può essere l’unica strada. Cosa ne pensa dell’istituzione dei corpi civili di pace europei?

Io il 24 febbraio 2022, giorno di inizio dell’invasione russa, ha espresso una posizione leggermente controcorrente. Ho detto sì alla sanzioni e all’invio di materiale bellico, ho detto sì all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue, passaggio che sarebbe dirompente. Ma ho aggiunto che contemporaneamente era necessario aprire una via diplomatica e nominare un inviato speciale per l’Ucraina a livello europeo. Pensavo in particolare a Tony Blair. Lo ripeto oggi: non si deve rinunciare alla via diplomatica. E invece si continuano a considerare gli incarichi politici europei come una sorta di Tfr per politici “trombati”, il caso di Luigi Di Maio, inviato per il Golfo, è esemplare. Io se sarò eletto andrò a Bruxelles, non come altri leader che hanno messo il loro nome sulla scheda elettorale truffando di fatto gli elettori. E ci andrò per fare politica. All’Europa serve più politica. In questo senso è evidente che i corpi di pace ispirati da Alex Langer, al tempo della guerra nei Balcani sono una proposta affascinante e suggestiva sia come elemento di prevenzione dei conflitti, sia nel post come strumento di ricostruzione sociale e civile. 

Abbiamo dedicato il numero di VITA magazine “L’Europa da rifare” ai più rilevanti temi sociali da approfondire in vista delle elezioni europee del prossimo giugno. Se sei abbonata o abbonato a VITA puoi leggerlo subito da qui. E grazie per il supporto che ci dai. Se vuoi leggere il magazine, ricevere i prossimi numeri e accedere a contenuti e funzionalità dedicate, abbonati qui.


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