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Sostenibilità

Fondazioni d’impresa promosse. Ma occhio all’impatto

Una ricerca di fondazione Lottomatica e Secondo welfare ha messo sotto la lente le organizzazioni filantropiche promosse dalle aziende italiane. Prevale l’impegno per l’ambiente, il sociale si sta facendo strada. Il rischio più grande è la mancanza di sistemi di monitoraggio e valutazione efficaci sulle iniziative svolte

di Nicola Varcasia

Le fondazioni di impresa italiane vedono nella sostenibilità sociale una bussola per affrontare le emergenze di oggi? Uno studio di Fondazione Lottomatica e Secondo Welfare, redatto dalla professoressa Franca Maino e dal ricercatore Martino Bozzi, ha provato a dare un contributo a questo dibattito sull’innovazione sociale. Un tema che VITA sta seguendo da tempo, in particolare dal numero Fondazioni Spa dello scorso aprile dedicato proprio al fenomeno delle iniziative filantropiche messe in campo dalle aziende in modo sempre più strutturato e dimensionalmente significativo.

La ricerca, che nella prima mostra una fotografia delle fondazioni corporate italiane nel panorama europeo, ha poi analizzato quanto le aziende pubblicano sui loro siti, facendo emergere che l’85,7% tocca il tema della sostenibilità, mentre per le restanti 16 non è stato possibile accedere a dati relativi alla rendicontazione non finanziaria o non sono stati trovati sui loro siti ufficiali sezioni o documenti che facessero riferimento alla sostenibilità. Il panel dello studio ha preso in esame 112 imprese con le relative fondazioni corporate, riferendosi in questo caso a precedenti studi pubblicati negli anni scorsi, in particolare da fondazione Sodalitas nel 2019. Come evidenziava già il numero di VITA, dopo la pandemia è ripartita con un certo slancio anche l’attitudine delle aziende a riattivare progetti di lancio di fondazioni d’impresa e quindi il numero complessivo delle fondazioni corporate in Italia sta crescendo.

A larga maggioranza

La ricerca sposta poi la sua analisi sui report di sostenibilità delle 96 imprese madri per cui è stata riscontrata l’adozione di logiche di sostenibilità all’interno dell’azienda, suddivise nei tre pilastri ambiente, economia e sociale. L’ambito della sostenibilità ambientale è quello più ricorrente: è presente in 90 imprese su 96. La dimensione ambientale ed ecologica, spiegano gli autori nella ricerca, ha assunto un ruolo fondamentale nella tassonomia internazionale, facendo sì che numerose aziende si siano concentrate molto su questo aspetto.

Tre dimensioni insieme

Se dunque il tema dell’ambiente è estremamente prevalente, anche quello sociale sta assumendo un’importanza crescente. I dati rispecchiano questa visione con 87 imprese che fanno riferimento al tema della sostenibilità sociale all’interno dei loro report. Infine, il tema della sostenibilità economica viene affrontato da 76 aziende. Il 74% delle imprese che affrontano il tema della sostenibilità riportano che le azioni che sono da loro perseguite in tale ambito coinvolgono tutte e tre le dimensioni considerate.

Le fondazioni d’imprea si occupano quasi di tutto

Nella maggior parte dei casi questa visione ramificata del tema della sostenibilità è avanzata dalle grandi imprese che operano a livello internazionale. Molto più basso è invece il numero di imprese che si occupano unicamente di una delle dimensioni della sostenibilità: quattro imprese promuovono unicamente quella sociale, cinque quella ambientale e solo una quella economica.

Troppe icone, poco impatto

Molto interessante il rilievo critico mosso dagli autori a proposito del fatto che queste dimensioni vengano solitamente sviluppate all’interno delle rendicontazioni non finanziarie attraverso il riferimento diretto ai Sustainable development goal dell’Onu. Sono ben 77 le imprese considerate che accostano le azioni promosse dall’azienda a specifici Sdgs. L’elevato utilizzo delle icone Sdgs conferma dunque l’influenza che l’Agenda 2030 ha avuto sulle imprese negli ultimi anni ma, secondo gli autori, solleva anche questioni riguardanti l’utilizzo delle metriche, in quanto tali icone non dicono nulla dell’impatto generato da una determinata impresa in uno specifico ambito di sostenibilità. In molti dei documenti analizzati le imprese usano le icone Sdgs per collegare i loro interventi alla sostenibilità. Di per sé però questa associazione tra Sdgs e intervento non è supportata da metriche di impatto che attestino quanto quella azione sia stata efficace.

Le attività dell fondazioni corporate fotografate da Secondo welfare

Nonostante si stia spingendo verso metriche di impatto sociale, osservano ancora gli autori, la dimensione S e il suo valore non sono ancora pienamente valorizzati. Un corretto utilizzo delle metriche di impatto potrebbe permettere di evolvere da responsabilità sociale che si configura unicamente come un reporting ex-post a un’idea di sostenibilità che si traduce concretamente in azioni promosse anche attraverso le fondazioni corporate dell’azienda.

La sostenibilità ha preso piede

In generale, però concludono gli autori dello studio, che nel terzo capitolo propone anche un ulteriore focus sul tema giovani, il giudizio sull’operato delle fondazioni è positivo. L’analisi evidenzia infatti come il tema della sostenibilità sia stato preso in carico dalle fondazioni di impresa italiane. Molte fondazioni si concentrano sulla promozione di iniziative e progetti volti a migliorare la sostenibilità sociale, ambientale ed economica nei contesti e nelle comunità in cui operano, con una crescente attenzione alla prima dimensione – quella sociale – e anche a riconoscere l’interconnessione con le altre due, quella economica e ambientale. Le attività delle fondazioni di impresa italiane variano in linea con mission e direttrici strategiche definite nei piani pluriennali – quando disponibili – e includono progetti nei settori dell’istruzione, della sanità, dell’ambiente, della cultura, dell’inclusione sociale e dell’assistenza ai più vulnerabili, in alcuni casi in connessione con progetti di rigenerazione delle comunità locali. Stanno crescendo l’attenzione e l’investimento di risorse in progetti di sviluppo sostenibile e i giovani sono spesso al centro delle iniziative, promuovendone l’accesso all’istruzione e alla formazione o sostenendo idee volte a favorire l’imprenditorialità giovanile, oltre che la ricerca scientifica e tecnologica con finalità sociali.

Serve trasparenza

Non mancano però anche alcuni rischi sui quali gli autori dello studio lanciano un “alert” alle fondazioni d’impresa. Il primo riguarda la mancanza di trasparenza rispetto ai progetti e nel rapporto con l’impresa madre, il secondo lo sviluppo di iniziative di breve termine e di corto respiro, per cui alcune fondazioni di impresa potrebbero concentrarsi su progetti a breve termine senza prendere in considerazione l’aspetto della sostenibilità di lungo periodo, limitando di fatto l’efficacia delle iniziative nel generare impatti duraturi. Il terzo attiene al possibile debole coinvolgimento degli stakeholder e delle comunità locali: se le fondazioni di impresa non coinvolgono attivamente gli stakeholder e le comunità locali nelle decisioni riguardanti i progetti e le iniziative rischiano di non rispondere alle vere esigenze delle persone coinvolte e di essere incapaci di cogliere i bisogni e metterli in relazione con risposte definite all’interno di un quadro di scelte strategiche. L’ultimo rischio è quello di un’assente o modesta misurazione dell’impatto sociale: la mancanza di sistemi di monitoraggio e valutazione efficaci può rendere difficile comprendere se i progetti intrapresi o promossi dalle fondazioni di impresa stanno realmente raggiungendo gli obiettivi di sostenibilità sociale.

Foto in apertura di krakenimages da Unsplash


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