Palazzo Guerrieri , un imponente edificio settecentesco, non è soltanto un luogo fisico. È diventato il simbolo di una Brindisi che vuole voltare pagina e cercare vie di sviluppo alternative, sostenibili e inclusive . Il Comune lo sta utilizzando come sede del “ Brindisi Smart Lab ”, un hub nato per favorire l' innovazione sociale e tecnologica . Dal 2019 è diventato il quartier generale dell'Assessorato comunale alla Programmazione, Economia e Sviluppo. Di questa esperienza ci parla Davide Agazzi , quarantenne originario di Saronno (Varese) che ha girato l'Italia per studio e per lavoro. Da un anno e mezzo è il project manager di questa struttura.
«Palazzo Guerrieri – spiega – è il laboratorio di innovazione urbana della città. Un punto di riferimento per quanti desidera cambiare Brindisi, agevolando le nuove vocazioni. Abbiamo un'idea precisa della direzione da intraprendere: pensiamo che ambiente, economia circolare, agricoltura, turismo lento, nuovo artigianato, welfare, cultura e un rinnovato rapporto tra la città e il mare possono creare nuova occupazione . Il riuso di Palazzo Guerrieri è parte di una più ampia azione di rifunzionalizzazione di alcuni spazi comuni sottoutilizzati, attuata attraverso i programmi comunali “Riusa Brindisi” e “Parchi Bene Comune”. Ad essi si aggiunge la candidatura dell'ex convento di Santa Chiara al bando regionale “Luoghi Comuni”».
Agazzi ha lavorato all'Assessorato allo Sviluppo economico del Comune di Milano e anche nell'ufficio del gabinetto del sindaco Giuseppe Sala. Si è sempre occupato delle politiche di sviluppo locale legato alla creazione di start-up e alle attività nei quartieri, con la promozione della socialità e delle politiche di condivisione. «Sono arrivato a Brindisi nel 2019», racconta Agazzi. «Ho partecipato a un avviso pubblico di selezione per la figura di project manager, per un programma finanziato dalla Regione Puglia, ed eccomi qui. A muovermi è stato il desiderio di fare esperienza in un contesto completamente diverso da quelli in cui ero stato sino ad allora. Milano è ricca di attori e risorse, Brindisi ha meno densità di protagonisti e forme di investimento ma ha un potenziale enorme. Questa città ha vissuto decenni di industria pesante e aerospaziale, del porto con la presenza della Marina Militare. Attività che all'inizio hanno dato ricchezza e occupazione con il boom degli anni Novanta ma, alla lunga, hanno lasciato ceneri: disoccupazione, impatto ambientale e paesaggistico,ndr ) e povertà educativa, con un calo demografico che ha portato la popolazione poco più di 85mila abitanti. Siamo partiti da qui, ma guardando alle potenzialità del territorio per restituire speranza e fiducia ai cittadini ».
Le attività avviate da Palazzo Guerrieri in poco più di un anno sono state al centro di un report dell'Ufficio studi dell'ANCI, presentato ieri. Un'analisi che valuta positivamente ciò che è stato fatto in questo periodo, anche se non mancano le criticità in parte legate alla pandemia Covid. «Proviamo a fare una rilettura del territorio – commenta Davide Agazzi – ea investirci sopra. Abbiamo identificato 6 aree con vocazioni da consolidare, cercando di sviluppare l'economia circolare e la sostenibilità. Brindisi è uno dei capoluoghi di provincia con una delle più grandi superfici destinate all'agricoltura ma, allo stesso tempo, non è conosciuta per i suoi prodotti agricoli di qualità (per esempio il carciofo) o come città del vino. Poi c'è il tema del turismo legato alla cultura, dunque ai flussi della nuova economia. Brindisi viene vista come un punto di sbarco, tra porto e aeroporto, per recarsi altrove. Può essere invece una destinazione attrattiva per nuove forme di turismo lento ed esperienziale , valorizzando il fatto di essere crocevia dei principali cammini del Sud Italia e città ideale per chi ama gli sport collegati al mare. Ci sono altri due grandi temi: rigenerazione urbana (qui c'è stato un impoverimento del patrimonio edilizio pubblico e privato) ewelfare-educazione , con i programmi che riguardano l' inclusione sociale e il contrasto alla povertà educativa . Ci sono enormi possibilità di coinvolgere nuovi protagonisti che declinino in forma diversi questi bisogni ».
Il Comune di Brindisi sta cercando di utilizzare le risorse ricevute da Regione Puglia per lavorare su questi temi. «Attraverso due bandi abbiamo selezionato 20 gruppi sugli oltre 120 proponenti, con i quali abbiamo iniziato a fare un lavoro di affiancamento e avviare alcune commesse per produrre insieme nuovi servizi utili per la cittadinanza. Ci sono tanti esempi interessanti, tra cui quello di un orto urbano in un quartiere di periferia, con un gruppo di donne che stavano già lavorando in un centro di aggregazione giovanile ma che abbiamo aiutato a costituirsi in associazione e ad ampliare l’attività. Questo ha consentito di rigenerare un’area periferica poco curata. Poi ci sono alcune imprese giovanili molto attive: una si occupa di turismo sostenibile, un’altra produce humus con l’impiego dei lombrichi per un’agricoltura biologica, un’altra ancora offre servizi turistici e rilancia un’imbarcazione storica brindisina, lo schifarieddu. Un’altra curiosità riguarda un’impresa che costruisce edifici prefabbricati con la stampa 3D, riproducendo le forme storiche delle case di campagna del territorio».
Come sta rispondendo la città? «Queste iniziative hanno creato un certo fermento. Altri progetti sono nati nel frattempo: un po’ per effetto emulazione, un po’ per la fiducia dei cittadini in ciò che stiamo facendo. Ciclicamente stavamo organizzando un evento, SuperBrindisi, per condividere prospettive, occasioni e strumenti di innovazione. Purtroppo, come in tutta l’Italia, il lockdown ha frenato le attività. Sono comunque processi lunghi, serve un po’ di tempo per vedere risultati concreti».
Il report dell’ANCI presentato ieri, nelle conclusioni, pone alcuni quesiti. Per esempio: è stato attivato un processo di nicchia oppure posto il seme di un movimento politico-culturale e generazionale? E ancora: è un processo orientato alla produzione di valore economico-occupazionale o sociale? Processi che possono essere visti da prospettive differenti, di sicuro non tutto può essere ricondotto a un aspetto meramente economico, soprattutto quando si hanno ricadute sociale di grande impatto. «Il Centro studi ANCI – sottolinea Agazzi – ha valutato il rapporto tra le risorse economiche investite in questo periodo e le ricadute sui cittadini, anche in termini numerici. Per esempio, in dieci mesi abbiamo organizzato 89 eventi culturali che hanno coinvolto circa duemila persone. Abbiamo collocato Brindisi su una mappa, attirando l’attenzione di altre istituzioni e realtà imprenditoriali. Ma siamo appena all’inizio, sappiamo che in questo ambito occorrono almeno cinque anni di lavoro per raccogliere risultati significativi. Però è bello notare come oggi di Brindisi non si parla solo per le problematiche che la contraddistinguono ma anche per il suo potenziale di sviluppo».
Il Comune di Brindisi va orgoglioso di tre risultati. «Siamo riusciti ad aggiudicarci un bando del Governo sul Fondo di innovazione sociale con un progetto per il recupero di due plessi scolastici chiusi, che saranno trasformati in scuole aperte e hub di comunità», spiega Agazzi. «Si è poi siglato un accordo con Invitalia per localizzare a Brindisi due percorsi di accelerazione dedicati alle imprese innovative di tutto il Sud Italia, con un incubatore chiamato Bravo Innovation Hub che punta su due vocazioni di sviluppo per la città particolarmente rilevanti: turismo-cultura e agrifood. Infine, ci siamo candidati con successo a un bando dell’ANCI rivolto alle città medie per aumentare la loro capacità di pianificare processi di area vasta. Grazie a queste risorse, Brindisi e i Comuni limitrofi potranno dotarsi di una strategia per la valorizzazione del tratto terminale della Via Appia, che da Roma potrà portare migliaia di pellegrini a riscoprire la Porta d’Oriente».
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