Nato nel 1961 nell’ex- Repubblica Sovietica di Moldavia, Iure Roșca è un politico, giornalista, autore, editore e traduttore. Durante il periodo sovietico è stato coinvolto nella rete dei dissidenti e durante la Perestroika è stata una delle figure di spicco del movimento nazionalista e anti-comunista, essendo uno dei leader del primo partito politico alternativo di Moldavia e fondatore del primo giornale.
È stato deputato dal 1988 al 1994 e Presidente del suo partito; successivamente, fino al 2010, Presidente del Partito Cristiano Democratico del Popolo e per due volte presidente del Parlamento.
Oggi presiede l’Università del Popolo, una scuola di formazione politica che opera anche come centro studi e casa editrice e la sua linea politica potrebbe essere definita “ortodossa, conservatrice e tradizionalista”.
Lo abbiamo incontrato per comprendere meglio la situazione moldava e per condividere alcune riflessioni circa il nuovo scenario politico (qui la versione in inglese della nostra intervista).
Lei è stato un leader politico di successo a partire dal periodo sovietico. Quando è stato fondato il Partito Cristiano- Democratico del Popolo di Moldavia? Potrebbe spendere qualche parola sul periodo iniziale?
Questa è una lunga storia. Il nostro movimento politico è stato fondato nel 1998, durante il periodo della Perestrojka, come formazione anticomunista, nazionalista e per l’indipendenza. Era un periodo fantastico in cui prevaleva l’idealismo e il romanticismo. Comunque, la disgregazione di un impero come quello Sovietico non è un evento che si ripete per due volte, ed io sono veramente felice di aver preso parte a questo genere di confronto. Noi, come ex nazione dominata e come nazione catturata, abbiamo sofferto non solo le pressioni politiche ed economiche del regime comunista, ma anche quelle linguistiche e culturali, nonché il forte processo di assimilazione alla russificazione. Per tali motivi la caduta dell’URSS ha per noi rappresentato un piacevole momento di trionfo delle nazioni. Successivamente, abbiamo ottenuto l’adozione della lingua rumena (chiamata anche lingua moldava come conseguenza dell’occupazione) come lingua statale, siamo ritornati all’alfabeto latino (quello russo ci era stato imposto durante il periodo comunista) e abbiamo ottenuto l’indipendenza nazionale.
Il suo partito, dopo una lunga presenza nel parlamento nazionale, ha perso le elezioni del 2009. Quali sono stati gli errori che vi hanno portato alla sconfitta?
Se consideriamo che il Partito Cristiano- Democratico del Popolo di Moldova è stato il più anziano partito nello spazio ex – Sovietico a livello di presenze parlamentari (conta, infatti, 5 legislature consecutive dal 1990 al 2009), noi possiamo parlare unicamente di successi, non di fallimenti. Nel 1988 noi eravamo un movimento politico che sopportava la Perestrojka di Gorbachev’s e nel 1989 ci trasformammo nel Fronte Popolare Moldavo (per come era in voga in tutto l’Impero Sovietico), fino a giungere, nel 1999, al punto finale della nostra evoluzione ideologica divenendo Cristiano Democratici – Conservatori.
La Moldavia è considerata come uno dei Paesi più poveri d’Europa. Potrebbe delinearci l’attuale quadro politico economico?
Dopo che l’URSS è stata smantellata, i soggetti che hanno guidato la transizione, “dall’oscuro passato comunista al brillante futuro liberale”, hanno ignorato ogni differenza imponendo una ricetta universale per tutti gli ex Paesi comunisti. Un concetto meglio noto come “L’occidente e il resto del mondo”, impregnato di eurocentrismo classico. Ad ogni singola nazione veniva lasciata solamente una opzione di sviluppo e i Paesi ex – comunisti sono stati invitati ad adottare standard e modelli occidentali, provocando un brusco cambio di civiltà. Ciò significava ripercorrere la strada che ha portato l’occidente verso la modernità: democrazia di massa, economia di mercato e diritti umani, secolarizzazione, apertura delle frontiere e allineamento alla sola civiltà presente sullo scenario , quella occidentale.
Venticinque anni fa nessuno in entrambe le aree, quella dell’est e quella dell’ovest, ha avuto un approccio differente con questa nuova realtà storica e geopolitica. L’est doveva essere occidentalizzato altrimenti non avrebbe potuto superare il suo passato comunista. Solo realizzando la prosperità sarebbe diventato normale e sviluppato. Il collasso del sistema Sovietico ha, dunque, generato un vuoto nelle rispettive società che è stato immediatamente ricoperto utilizzando paradigmi occidentali che apparivano perfetti, indiscutibili e assiomatici.
La situazione tragicomica che si presentò a seguito della caduta dell’URSS potrebbe essere così caratterizzata: dopo cinquant’anni di guerra fredda tra est ed ovest, l’ovest ha sconfitto l’est che è capitolato. E, per la prima volta nella storia, le condizioni della capitolazione sono state il dover accettare stati di felicità e benessere e come regalo un piano geopolitico e di colonizzazione economica. Perciò la Moldavia ha acquistato un biglietto per il treno che ci avrebbe dovuto condurre verso la prosperità. Anno dopo anno noi abbiamo eseguito tutte le “indicazioni precise” che giungevano dai centri di potere occidentali, come Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, Dipartimento di Stato e Ue. Abbiamo copiato le istituzioni, le legislazioni e il modello economico, abbiamo realizzato la totale liberalizzazione, abbiamo aperto ai capitali, beni e servizi dell’Occidente e offerto alle imprese estere le stesse condizioni che offrivamo alle nostre. Abbiamo effettuato, in maniera ordinata, tutto quello che ci è stato richiesto (e imposto), ma lo stato generale di felicità che ci era stato promesso non è mai arrivato.
Qual è, ad oggi, il modello economico dominante presente in Moldavia?
La Moldavia non è un’economia produttiva ma un’ economia di consumo. Come funziona? Molto semplice : i lavoratori moldavi lavorano all’estero per guadagnare soldi da spendere in Moldavia per acquistare prodotti fuori che hanno invaso completamente i nostri mercati. Come può un nostro imprenditore competere con un suo omologo turco o tedesco? La differenza di capacità produttiva, di Know How, di accesso al credito ecc.., condannano il produttore locale, sin dall’inizio, alla fuoriuscita dal mercato. La Moldavia ha firmato un “accordo di libero scambio” sia con l’Europa che con la Turchia, un’operazione che senz'altro avvantaggerà i nostri grandi fratelli. La cosa peggiore per noi è che alla popolazione locale vengono vendute perle di vetro ed illusioni, in cambio delle risorse naturali e dei settori chiave della nostra economia nazionale.
Confesso di aver speso due decadi della mia attività politica, oltre alle letture fatte in quattro lingue, per comprendere il perché le cose nel mio Paese andavano sempre di male in peggio. Quando ho realizzato che l’Occidente ha applicato, per lo spazio ex – Sovietico, le stesse ricette che avevano fatto soffrire i Paesi del Terzo Mondo, ogni cosa è stata molto più chiara. Quando i principi di “ kicking away the ladder”(Friedrich List) oppure di “comparative advantages”, di“freetradism”(“laissez-fairisme”) sono stati pienamente applicati le opportunità di uscire dalla crisi per la Moldavia, ormai stretta all’interno delle regole imposte e da seguire, divennero illusioni. Accecata dal “friedmanismo” e dai consigli dei Chicago – Boys, e assumendo, quasi come principi religiosi, i principi del “Washington Consensus”, la Moldavia è diventata il classico Paese povero, come tanti altri che nel mondo sono stati condotti in tale direzione.
La Sua interpretazione contraddice in modo radicale la versione occidentale relativa ai problemi dell’area post-comunista .Generalmente tali Paesi sono considerati Stati falliti per cause interne quali corruzione, assenza di riforme incisive, debolezza delle istituzioni democratiche e assenza di un sistema giudiziario forte e indipendente. Lei intende dire che questo approccio è falso?
Non necessariamente, ma è ovviamente parziale, tendenzioso e viziato. Tutti questi fattori esistono, ma essi rappresentano gli effetti, non le cause del problema. Le cause maggiori del disastro moldavo sono altre rispetto a quelle presentate dalla dissertazione neo-liberale. La prima è rintracciabile nell’eccessiva obbedienza verso la classe dominante straniera. I “Paesi sviluppati” che prestano alla Repubblica di Moldavia un ammontare enorme di soldi, non sono espressione di fondazioni caritatevoli, ma strumenti delle plutocrazie globali che cercano di realizzare guadagni astronomici. Finanziamenti esteri in cambio della liberalizzazione dei mercati, aggiustamento della legislazione domestica a discapito del mercato locale e nell’interesse delle corporazioni globali. Tagli monetari, fiscali e la riduzione del budget per la per le politiche sociali hanno sostanzialmente ridotto l’abilità statale nel promuovere politiche economiche indipendenti.
La verità è che il vestito che è stato cucito addosso alla “Repubblica di Moldavia” è soffocante, una “golden straightjacket”(Thomas Friedman. Letteralmente “camicia di forza dorata”) che strangola ogni opportunità di recupero per il Paese.
La Moldavia, così come molti altri Paesi soggetti alle “riforme strutturali” e agli aggiustamenti neo – liberali predicati dal “fondamentalismo di mercato”, ha ceduto per un lungo tempo il suo diritto sovrano e la gestione della propria economia. Tali circostanze hanno fatto si che al Governo del Paese si alternassero partiti e coalizioni corrotti o poco adeguati ciò, ovviamente, non può condurre ad alcun radicale e positivo cambiamento.
Qual è la vostra posizione nei confronti della NATO considerando la neutralità stabilita dalla Costituzione moldava e quale la vostra percezione della Federazione Russa?
La Moldavia non dovrebbe aspirare a diventare un membro della NATO, o degli Stati che guardano alla Russia come centro di difesa e sicurezza, ma a rimanere un Paese neutrale e indipendente. Questa idea potrebbe diventare parte della nostra strategia nazionale, o se preferisce, il nostro sogno. Una nazione che non coltiva un sogno importante è condannata ad essere consumatrice di idee e concetti altrui, nonché l’obiettivo di interessi stranieri che non necessariamente coincidono con i propri.
La neutralità dovrebbe essere uno degli elementi chiave della politica estera. Uno dei principali obiettivi della Moldavia dovrebbe essere quello di affermare la propria vocazione di Paese neutrale a livello internazionale, in accordo con la nostra Costituzione. Ciò significa evitare il coinvolgimento nei maggiori conflitti geopolitici tra i grandi attori internazionali, come Russia e Stati Uniti. La Moldavia potrebbe e dovrebbe rilanciare il movimento dei Paesi non allineati all’interno del nuovo contesto geopolitico, invitando i vari Paesi ad utilizzare e condividere un approccio similare . Noi dovremmo ritornare all’esperienza della Conferenza di Bandung (tenutasi in Indonesia dal 18 – 24 Aprile del 1955), per sviluppare ed adattare quei principi a quelle che sono le nuove condizioni storiche al fine di essere abbastanza forti nel dialogo con le grandi potenze. Senza questo genere di solidarietà internazionale, senza il nostro originale e saggio contributo per una nuova architettura internazionale, i Paesi come la Moldavia hanno veramente poche opportunità di diventare rilevanti rispetto agli attori internazionali. Questa idea mi è stata suggerita dal pensatore francese Hervé Juvin durante una nostra discussione, ma anche attraverso la lettura dei suoi libri e articoli.
A che punto è il processo di negoziazione tra Moldavia e Transnistria? Qual è la Sua posizione rispetto a tale conflitto che potremmo definire “congelato”. Quanto incide in questa regione il fattore russo o la “minaccia russa”?
Ovviamente Mosca è la chiave del conflitto in Transnistria. Si, la Moldavia sta aspirando ad ottenere il ritiro delle truppe militari russe dalla Transnistria. La loro presenza incide sulla nostra integrità territoriale, provocando innumerevoli problemi sociali, amministrativi ed economici. Ma se siamo persone responsabili, dobbiamo osservare tutto lo scenario regionale. Con questo intendo dire che gli equilibri globali dipendano da quelli locali. Anni fa io chiesi ad un Diplomatico russo, che ricopriva l’incarico di Ambasciatore nel nostro Paese e il cui nome non è appropriato menzionare qui (dal momento che si trattava di una conversazione privata): “Quando la Russia ritirerà i suoi militari dalla Moldavia?”. La risposta è stata immediata, diretta e sincera: “Sig.Roșca, guardi la mappa: gli americani sono in Romania. Noi siamo costretti dalle circostanza strategiche a rimanere in Moldavia”. In questa situazione la Moldavia dovrebbe pensare a come trasformare questo svantaggio geopolitico in situazione favorevole. Certamente non attraverso la retorica aggressiva anti russa, nè assumendo il ruolo suggerito dagli americani nel diventare un alleato della NATO contro la Russia. La Repubblica di Moldavia è un Paese neutrale. La Moldavia deve superare il suo ruolo disonorevole dioggetto di relazioni internazionali e divenire un soggetto indipendente, equo e prevedibile.Questo non è un compito semplice. Ma se i leader politici moldavi non avranno la lungimiranza, il coraggio ed il tatto diplomatico per seguire questo percorso, la Moldavia continuerà ad essere, inevitabilmente, un vassallo delle grandi potenze o, peggio ancora, moneta di cambio.
La Moldavia sta diventando meta attraente per gli investitori provenienti dai Paesi Arabi. Che genere di rischi o di opportunità potrebbero derivare da tale fenomeno?
Si, è una grande catastrofe per il nostro Paese. Dopo che nel 2009 il governo ha preso il potere, i contatti con i ricchi Paesi Arabi sono divenuti prioritari. La delegazione governativa si è spesso recata nella regione (Qatar, Emirati Arabi, Arabia Saudita) e viceversa.
Sembra che gli sceicchi arabi siano riusciti a corrompere la conventicola di malfattori che sta conducendo la Moldavia negli ultimi anni.Gli affari più sporchi, effettuati tra influenti personaggi del golfo e la mafia locale, possono essere letti attraverso una serie di leggi e decisioni governative come quella che prevede che cinque mila cittadini stranieri o apolidi, più le loro famiglie, possano ricevere la cittadinanza in cambio di un investimento. I soldi potrebbero essere trasferiti o ad un fondo statale (100. 000 euro), oppure a privati (250. 000 euro).
I domini elencati per gli investimenti privati negli atti ufficiali sono i beni immobili e lo sviluppo del settore finanziario e pubblico di investimento che sta mantenendo i titoli di Stato. Da precisare che l’investimento in ambo questi settori dovrà essere mantenuto per almeno 60 mesi, quindi cinque anni. Così, alcuni dei più ricchi personaggi provenienti dal Golfo Persico possono mantenere questo tipo di impegno per un periodo di cinque anni e, successivamente, sono liberi di vendere ciò che hanno acquisito a basso prezzo, ad uno piuttosto elevato. Un buon affare con la Repubblica delle Banane di Moldavia. Ma il dettaglio più interessante di questi sporchi affari è che, per come previsto dalla nostra legislazione, gli investitori locali e quelli stranieri hanno stessi diritti per investire nella nostra economia. Unico elemento di eccezione è rappresentato dal fatto che i terreni agricoli possono essere venduti solo tra cittadini moldavi.
Questi nuovi arrivati potrebbero influenzare i nostri processi politici attraverso la costituzione di partiti e l’acquisizione di media. Più semplicemente, se in europa dell’ovest l’invasione Musulmana è organizzata attraverso milioni di persone che versano in condizioni di povertà, nel caso della Moldavia questo avviene con gli sceicchi arabi e i milionari del Golfo. E’, inoltre, prevista la costruzione di moschee in un Paese che conta il 95% di Cristiani Ortodossi e ciò potrebbe causare conflitti interreligiosi ed instabilità politica. Un colpo mortale si è abbattuto sulla nostra economia, ma anche sulla nostra tradizione e sulla nostra cultura. Ecco perché noi possiamo affermare, senza esagerazione alcuna, che il nostro governo ha tradito gli interessi nazionali.
Qual è la Sua opinione sulla situazione politica all'interno dell’EU?
Io sinceramente spero che l'Unione europea, nella formula corrente ,possa morire. Alcuni sperano che sia possibile riformare questa entità burocratica, plutocratica, antinazionale ed anti-europea. Io no. Io sto attendendo la ripetizione della storia sovietica, ovvero il crollo totale e, successivamente, la riorganizzazione del panorama politico a livello continentale.Un modello basato sugli Stati nazionali, sulla cooperazione pacata tra i paesi europei e sul superamento delle linee di frattura tra Europa e Russia. La nuova ondata populista, sovranista e identitaria si sta sempre più rafforzando nei vari Paesi e in ogni campagna elettorale. Pertanto, come ho detto prima, io ho visto la caduta dell’URSS e spero di vedere quella dell’UE.
Alberto Cossu e Filippo Romeo sono Analysts of Vision and Global Trends Institute for International Analysis, Rome
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