Verso l'Europa, ma verso quale Europa?
In vista delle prossime elezioni europee Platform Europe – organo di Vision & Global Trends – il cui obiettivo è il monitoraggio delle vicende del continente prosegue l’indagine tra le forze in campo per comprendere gli scenari che si profilano all’orizzonte. A tal fine abbiamo incontrato l’onorevole Stefano Maullu, eletto nel 2015 al Parlamento Europeo con Forza Italia e membro del gruppo PPE, a cui abbiamo chiesto di illustrare il suo modello d’Europa, e di dare un giudizio sulle attuali sfide politiche.
Il fenomeno migratorio è una sfida che sta interessando l’intero continente europeo.Quali sono, a suo avviso, le potenziali minacce per l’Italia e per l’Europa? Quali le proposte politiche?
Le minacce per l'Italia sono sotto gli occhi di tutti, da una parte per motivi geografici – l'Italia è particolarmente esposta nel Mediterraneo – dall'altra per motivi geopolitici: mentre il Ministro dell'Interno italiano viene indagato per sequestro di persona per aver provato a bloccare il meccanismo diabolico con cui i trafficanti di esseri umani fanno business, Macron ci definisce 'vomitevoli' per poi chiudere i porti e scaricare migranti oltreconfine. Pensiamo anche ai 6 miliardi dati a Erdogan per chiudere la rotta balcanica a fronte del nulla che l'Europa ha fatto per ciò che sta avvenendo nel Mediterraneo. O si interviene in modo intelligente nei Paesi africani – non solo con aiuti economici a pioggia bensì con la politica e non con la cura di interessi particolari di questo o di quel Paese europeo – oppure l'impatto delle migrazioni nei prossimi 50 anni può essere distruttivo per l’Europa.
Nello scenario geopolitico attuale l’Europa si presenta debole e frammentata. Qual è la sua idea di Europa e quale il progetto che condivide?
È un’Europa nella quale emergono in modo prorompente gli errori del passato e uno squilibrio evidente, che si concretizza nello strapotere dell'asse franco-tedesco. L'immigrazione è il tema su cui tutto ciò si manifesta in modo più lampante. È l'Europa degli egoismi, che evidentemente i cittadini europei non vedono più come punto di riferimento credibile. Per questo l'Europa deve cambiare, abbandonando un approccio squilibrato e talvolta quasi ricattatorio verso alcuni Paesi, per diventare davvero Europa dei popoli e non Europa dei tecnocrati tedeschi e francesi.
La struttura dell’Eurozona presenta un assetto asimmetrico le cui ricadute incidono notevolmente sulle economie più deboli. Crede che il sistema vada riformato? In che modo?
Il problema nasce quando tutto questo si traduce di fatto in un tentativo da parte dell'establishment europeo di influenzare in modo violento gli equilibri di un Paese membro: penso oggi alle agenzie di rating poco credibili, alla clava dello spread, agli annunci spesso minacciosi di alti funzionari europei. Così facendo l'Europa si trasforma in matrigna e perde ogni suo senso, specie se pensiamo allo sforamento tedesco per quanto riguarda il surplus e l'export. Ogni Paese è diverso, ma l'Europa deve essere la casa di tutti, altrimenti succede ciò che sta succedendo ora, nell'Europa non si crede più e finisce per diventare un nemico dal quale difendersi. L'Italia è la settima potenza industriale al mondo e senza Italia non esiste Europa.
Credo che il sovranismo sia un impulso legittimo ma non esaustivo, che nasce in un momento in cui appunto l'Europa è percepita come nemico-invasore da cui difendersi. Mi piace di più parlare di identità e di popoli che devono essere rispettati e che, uniti, danno vita a un blocco europeo nel quale tutti possono realizzare la propria storia. Oggi le sfide si giocano su macroaree economiche e in questo senso un ritorno frettoloso agli Stati isolati è antistorico, soprattutto se la competizione è con Cina, Usa, India. Ma per fare tutto questo serve appunto un blocco politico compatto e non solo un fragile mercato unico comune
Stefano Maullu
A fronte di questa nuova avanzata populista che sta attraversando l’occidente, crede che potrà nascere una forza sovranista a livello europeo?
Credo che il sovranismo sia un impulso legittimo ma non esaustivo, che nasce in un momento in cui appunto l'Europa è percepita come nemico-invasore da cui difendersi. Mi piace di più parlare di identità e di popoli che devono essere rispettati e che, uniti, danno vita a un blocco europeo nel quale tutti possono realizzare la propria storia. Oggi le sfide si giocano su macroaree economiche e in questo senso un ritorno frettoloso agli Stati isolati è antistorico, soprattutto se la competizione è con Cina, Usa, India. Ma per fare tutto questo serve appunto un blocco politico compatto e non solo un fragile mercato unico comune.
Qual è la sua idea di politica estera e come si caratterizza rispetto ai maggiori grandi attori, Stati Uniti, Russia e Cina, presenti oggi sulla scena globale?
È l'idea di un'Italia che non subisca decisioni altrui, che non sia terra di mezzo sulla quale altri si muovono per interessi estranei all'Italia. Purtroppo negli ultimi anni il nostro Paese ha perso quel peso geopolitico che aveva nel passato, quando per citare un episodio a Sigonella l'Italia sapeva imporre il proprio ruolo sullo scenario internazionale. È l'idea di un'Italia che sappia davvero preservare i propri interessi senza diventare strumento per interessi altrui: con questo spirito, per esempio, porti avanti da anni un lavoro concreto di contrasto alle sanzioni economiche alla Russia, che troppi danni hanno prodotto all'economia italiana.
Quale azione, a suo avviso, l’Italia dovrebbe mettere in campo per avere un ruolo da protagonista all’interno dell’UE?
Quando sento minacce velate da parte dell'establishment europeo con cui di fatto ci viene prefigurato un futuro simile a quello della Grecia, credo che l'Europa sia davvero fuori strada, proprio perché appunto l'Italia è la settima potenza industriale al mondo e senza Italia non c'è Europa. Se l'Europa vuole restare in piedi e tornare a realizzarsi in base ai principi con cui è stata fondata, è necessario rivederne l'impianto che non è stato scritto su tavole sacre e immanenti, bensì è fatto di parametri che possono essere corretti e rivisti. Servono governanti italiani capaci di far valere tutto il peso dell'Italia in sede Europea dicendo anche no, a differenza di chi lo ha fatto negli ultimi anni rappresentando il nostro Paese con atteggiamento supino e arrendevole. Il braccio di ferro del Ministro dell'Interno italiano sul caso Diciotti è rappresentativo, in un momento in cui un fenomeno come quello dell'immigrazione incontrollata deve pesare solo sulle spalle dell'Italia. Soprattutto se contemporaneamente chi si candida a diventare simbolo dell'europeismo si chiama Macron che, come dicevamo, è accogliente con i porti degli altri.
A suo avviso il ruolo e gli obbiettivi della NATO sono sempre attuali oppure necessitano di una revisione?
Parlare degli obbiettivi della NATO significa necessariamente capire e pensare al ruolo dell'Europa all'interno dello scacchiere geopolitico internazionale. In questo senso, l'Europa non può e non deve essere terra di scontro e conquista come avvenuto durante la guerra fredda, bensì deve agire mettendo davanti a tutto l'interesse dei Paesi europei senza commettere errori che in passato sono costati carissimi. Penso alle sanzioni alla Russia, Paese che ha fatto tantissimo nell'azione di contrasto al terrorismo e che dovrebbe essere saldo alleato dell'Europa, oppure penso alla gestione del Nord Africa e della Libia che con una regia da oltreoceano e con la complicità di alcuni Paesi europei ha creato solo instabilità che ha pagato in primis l'Italia.
Gli autori
Filippo Romeo è Analyst of Vision & Global Trends
Alberto Cossu è Analyst of Vision & Global Trends
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