«Era il mio sogno incontrare qualcuno che mi scoprisse, dandomi la possibilità di esprimere quello che avevo dentro».
Un sorriso che ti spiazza, quello di Viktor Bunesko, come quello dei bambini che ti accolgono senza malizia, fiduciosi del fatto che non potrai mai far loro del male. Quando, poi, scopri che viene dall’Ucraina, ti rendi conto che in lui c’è molto di più, soprattutto la voglia di ricominciare a vivere lontano dal dolore. Sofferenza, solitudine, che lui ha vissuto personalmente perché è uno di quei bambini cresciuti in uno dei tantissimi orfanotrofi che registrano presenze a 3 zeri. La sua storia, però, come quella del fratello e della sorella, più grandi di lui di 2 anni, ha avuto esito felice perché sono stati adottati da una famiglia palermitana.
«Sono nato a Doneck, città che stanno bombardando e della quale mi raccontano i miei amici. Sono andato via solo 3 anni fa dall’orfanotrofio in cui sono cresciuto per 17 anni – racconta Viktor – mentre mia sorella e mio fratello 15 anni fa, adottati da una famiglia palermitana. Non presero anche me perché in orfanotrofio dissero loro che ero malato. C’è anche da considerare che, per ogni bambino che va via, le strutture parecchi contributi statali. Per tenermi buono, a me dicevano che mi volevano per prendermi gli organi. Avevo 8 anni e, guardando la televisione, sentivo di storie che confermavano le loro tesi e cioè di americani che gestivano questi traffici. Solo dopo essere riuscito a mettermi in contatto con mia sorella, ma diversi anni dopo, ho capito che erano tutte bugie, che lei stava bene e che mi volevano con loro. Tre anni fa sono venuti a prendermi per adottare anche me».
Una storia difficile che Viktor ha deciso di raccontare come lui era certo di sapere fare e cioè attraverso l’arte. Era, però, necessario essere al posto giusto nel momento giusto.
«Passavo per caso davanti al Teatro Massimo e ho percepito subito che in quel luogo avrei trovato quel che cercavo – racconta Viktor – . C’era Alessandro che stava raccontando quel che sta accadendo in Ucraina. Gli ho chiesto se potevo cantare e non se l’è fatto ripetere due volte. Non me l’aspettavo, così mi sono subito lanciato. Mi ha poi dato appuntamento per il giorno successivo per partecipare alle prove del suo prossimo spettacolo. Avevo pregato per incontrare qualcuno che mi potesse fare lavorare con lui e che, una volta apprezzato quel che sapevo fare, mi chiedesse di non andare più via. Sono stato ascoltato».
Attore, regista e drammaturgo, nonché avvocato specializzato in diritti umani, Alessandro Ienzi è l’ideatore e fondatore di “Raizes Teatro”, compagnia teatrale che oggi può essere considerato un vero e proprio luogo di sperimentazione.
«In lui ho visto subito un grande coraggio – spiega Ienzi – perché si è proposto, rivelando la prima caratteristica dei performer, di chi vuole dire qualcosa, di chi ha da dire qualcosa. Ha chiesto di esibirsi in piazza e questo dà il senso dell’essere artista e persona. E poi in lui c’è l'amore, l'interesse per le discipline artistiche. ll primo giorno in cui è arrivato ci ha insegnato un Valzer di Mireille Mathieu che chiuderà uno dei nostri prossimi spettacoli. Lui porta con sé il senso del nostro lavoro e cioè la voglia di raccontare e portare in scena le memorie delle persone che diventano costruzione artistica. Viktor è molto bravo anche nella costruzione degli oggetti di scena. Anche questo ti insegna, come i bambini che rinnovano di continuo la loro attenzione».
Viktor parteciperà anche allo spettacolo “Parallele Universe – No Mafia”, in programma il 3 aprile al Giardino dei Giusti di Palermo, in occasione della prima “Giornata per la verità e la Giustizia", promossa in collaborazione con l'Ordine degli Avvocati e l'Assemblea Regionale Siciliana. Sarà una versione ridotta perché lo spettacolo integrale debutterà l’11 aprile a Torino al Forum dei Giovani in occasione dell’Anno dei Giovani, organizzato dal Dipartimenti delle Politiche Sociali e della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Consiglio d’Europa. Insieme a Viktor, in scena, ci saranno Francesco Campolo, Nanaji Shakya, Konadu Poku, Mara Picone. Valentina Calandriello sarà la trainer della compagnia.
«Abbiamo fatto uno studio sui giovani – spiega Ienzi – che oggi sono un grande esempio rispetto a quello che stiamo vivendo come un momento storico importante. Ci sono giovani, nel mondo occidentale, che hanno tutto e lottano contro depressione, ansia, malumore, crisi di panico e insoddisfazioni. E poi abbiano altri giovani, che sono stati bambini, che hanno affrontato sfide che, come per Viktor, portano e trasmettono grande entusiasmo, una fiducia per la vita che non ha niente a che vedere con il denaro, il successo, la fama. È, comunque un percorso soprattutto interiore. Mentre c’è un mondo di insoddisfazioni, che lotta per il potere, il denaro, per una storia d’amore o un’amicizia, sui rapporti che la società ti dice devono possedere determinati requisiti. Il nostro è anche un lavoro sulla paura e sull’errore».
Lo spettacolo è un excursus che passa dai giovani entusiasti ai giovani depressi, a chi fa un uso eccessivo di antidepressivi e a chi basta danzare e cantare, divertendosi con gli amici.
«Raizes si è evoluta ed è oggi molto di più di una compagnia teatrale. La vedo come un luogo simile a quello in cui c’erano i mercanti, una sorta di Via della Seta dove ci si ferma un poco, si raccolgono profumi, colori, sapori, ripartendo con un nuovo bagaglio di esperienze. L’arrivo di Viktor è stato come una ventata di novità, di gioia, allegria. È l'esempio di come si possa rispondere col sorriso, la gioia di vivere e di comunicare alle tragedie come quella che vivendo il popolo ukraino. Ho lavorato con tanta gente in questi anni, anche più di 150 persone, ma lui è veramente molto particolare perché ha portato molte cose belle, allegria, entusiasmo, voglia di fare, anche proposte come il valzer, le canzoni che conosce, gli oggetti di scena che lui stesso costruisce. Questo fa la differenza. Non si può non volergli bene».
C’è, quindi, grande attesa per “Parallele Universe”, che ha visto un lavoro sull’opposizione tra fiori e armi.
«Ci saranno campi con fiori anche tra i detriti e poi armi. Bambini e armi più famiglie e pistole. Immagini di calma contrapposte a immagini di guerra come specchio interiore. Dentro si può avere una grande calma e fiducia, respirare sentimenti di positività e di abbondanza oppure ricevere tanta aridità. Questi due universi si scontrano dentro di noi, nell’universo giovanile, ma in generale nel mondo».
Cosa resta alla fine di tutto?
«Tanta speranza. Mi trovo a lavorare molto bene con Viktor per la sua totale inconsapevolezza dettata dalla sua passione per quello che fa. Parlavo prima di un valzer. Ecco, chiuderà lo spettacolo proprio quello che ci ha insegnato, con lui in scena, come un bambino rimasto da solo. E sarà sempre Viktor a salutare tutti con il richiamo, che abbiamo ormai fatto nostro, "Ya lyublyu ukrainu svoju" ossia "Ti amo Ucraina mia”».
«Non vedo l’ora – conclude Viktor -. perché é quello che ho sempre voluto fare nella vita. Sono aperto al futuro e sono pronto a fare ogni esperienza. Un’'avventura dalla quale mi aspetto tanto».
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