Ricerca&Comunicazione
Tutto sulle Car-T, ma in parole semplici
Le terapie cellulari sono le protagoniste di due campagne informative: quella itinerante “Cat-T Destinazione futuro” promossa dall'Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma Ail, e del manuale completo dal titolo "Car-T: una terapia genica per i tumori" dell’associazione La Lampada di Aladino
Sono trattamenti speciali, prodotti a partire dalle cellule del sistema immunitario dei pazienti che vengono ingegnerizzate per poter meglio riconoscere le cellule neoplastiche nell’organismo. Le Car-T sono una realtà, sei sono già state approvate a livello europeo e molte altre sono allo studio, rappresentando una grande speranza nel trattamento delle malattie oncologiche e oncoematologiche. Se ne attende quindi un’estensione delle indicazioni terapeutiche, ma la loro complessità e il costo sono alcuni degli ostacoli ancora esistenti.
Per non creare false aspettative e fare chiarezza, l’Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma Ail ha promosso, con il supporto non condizionante di Bristol Myers Squibb, la campagna itinerante e online “Cat-T – Destinazione futuro”. Come ha spiegato Giuseppe Toro, presidente di Ail, in occasione dell’ultima tappa bergamasca, l’obiettivo è di «mettere a disposizione di pazienti e familiari tutte le informazioni nel modo più esaustivo e corretto possibile». In Lombardia sono otto i centri autorizzati alla somministrazione delle Car-T: l’ospedale San Gerardo pediatrico a Monza, il Policlinico di Milano e Papa Giovanni XXIII a Bergamo, che sono anche cell factory, letteralmente fabbrica di cellule, cioé centri titolari della officina farmaceutica (officine di produzione nostrane autonome, importantissime anche in un’ottica di decentralizzazione dei centri produttivi e riduzione dei costi), Istituto nazionale dei tumori Int di Milano, Ospedale San Raffaele, Humanitas, Ospedale Niguarda e gli Spedali Civili a Brescia.
Risultati sorprendenti
Sono sei le Cart-T già approvate a livello europeo, con tassi di remissione completa fino all’82% per la leucemia linfoblastica acuta, il tumore più frequente in età pediatrica; tra il 40% e oltre il 50% per i Linfomi non-Hodgkin molto aggressivi; una risposta completa nel 53% dei pazienti con linfoma follicolare e nel 67% dei pazienti con linfoma a cellule mantellari recidivante o refrattario; e un importante miglioramento della sopravvivenza (di 2 anni per oltre il 50% dei pazienti) nel mieloma. Attualmente, queste terapie vengono studiate anche per l’impiego contro altre malattie ematologiche e contro i tumori solidi. «Nei prossimi anni ci aspettiamo che le indicazioni al trattamento con queste cellule aumentino e questo è un aspetto certamente molto positivo» ha spiegato Alessandro Rambaldi, ematologo della Statale di Milano e del Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Si tratta di risultati sorprendenti, raggiunti in pochissimi anni: la prima bambina a essersi sottoposta a un trattamento di Car-t anti Cd19 sviluppato presso l’Università della Pennsylvania fu, nel 2012, la settenne Emily Whitehead, che da due anni era affetta da leucemia linfoblastica acuta resistente alla chemioterapia. A distanza di tre settimane dall’infusione, la bambina è andata incontro a una remissione completa della malattia. Oggi sta bene.
Cosa sono le Car-T
Car-T sta per chimeric antigen receptor T-cells, termine che indica dei recettori espressi sulle cellule del sistema immunitario che consentono l’aggressione e la distruzione delle cellule tumorali. Dinamizzare i linfociti, le cellule immunitarie dell’organismo, nella loro lotta alle cellule del cancro, modificandole in questo modo con l’editing genetico e reinfondendole nell’organismo del paziente, è una strategia potente che ha già portato all’approvazione di sei farmaci e oltre un migliaio di studi clinici nel mondo.
Criticità e complicanze
Tuttavia, per quanto promettenti, queste terapie sollevano anche interrogativi su aspetti quali sicurezza, organizzazione, costi e modalità di accesso. C’è un limite importante sul quale i ricercatori sono al lavoro e che riguarda «la durata della risposta. Infatti, almeno il 50% dei pazienti va incontro a una ulteriore recidiva» spiega Federico Lussana, ematologo della Statale di Milano e del Papa Giovanni XXIII. «Pertanto, quello su cui dobbiamo lavorare per migliorare queste terapie, da una parte è lo sviluppo di nuove piattaforme di produzione che consentano di ottenere prodotti Car-T in grado di determinare una guarigione definitiva in un maggior numero di pazienti, dall’altra comprendere meglio i fattori pre e post-infusione delle Car-T predittivi di risposta al trattamento sui cui basare eventuali scelte terapeutiche successive».
Ci sono poi effetti collaterali severi e a volte fatali, come la neurotossicità e la sindrome da rilascio di citochine, reazione infiammatoria provocata da un’eccessiva risposta immunitaria, dovuta proprio all’infusione dei linfociti T modificati (reazione che abbiamo imparato a conoscere con il Covid). Le reazioni dell’organismo possono essere gestite se i pazienti sono seguiti in centri con grande esperienza clinica.
Il manuale illustrato
Quando si parla della frontiera delle terapie, può essere difficile orientarsi o trovare una fonte esaustiva e chiara dei traguardi raggiunti e delle ricerche in corso. Essere correttamente informati è importante per i membri delle associazioni di pazienti che supportano costantemente i pazienti di nuova diagnosi e quelli in cura. “Car-T: una terapia genica per i tumori” è un manuale (scaricabile qui) alla portata di tutti promosso dall’associazione La Lampada di Aladino Ets, fondata da un gruppo di ex malati di cancro con la finalità di supportare i malati oncologici e i loro familiari durante la fase acuta e post-acuta di malattia. Il manuale, edito da RareLab srl, è stato realizzato grazie al finanziamento del Community award, bando annuale di Gilead Sciences rivolto alle associazioni di pazienti di tutta Italia. Una guida completa che fornisce risposte a domande come: cosa sono e come si producono? Sono sicure? Dove si effettuano i trattamenti? E qual è il futuro di queste terapie avanzate?
La complessità deriva anche dal fatto che non si tratta dello sviluppo e dell’assunzione di un farmaco in senso classico, ma un processo di raccolta, invio, modifica e reinfusione di materiale biologico. Nel dettaglio, consiste nel prelievo di cellule dal paziente, della loro ingegnerizzazione e della loro re-infusione, un trattamento personalizzato per antonomasia, sviluppato individualmente per ogni singolo paziente.
«Il manuale che abbiamo realizzato» spiega Silvia Della Torre, presidentessa del comitato scientifico La Lampada di Aladino ets «nasce proprio dalla volontà di sopperire a quel bisogno di informazione che non è fine a se stesso, ma che migliora il rapporto medico-paziente e diviene parte integrante del percorso di cura».
Formare i volontari
La stesura del manuale della Lampada di Aladino è parte di un più ampio progetto di formazione e comunicazione, che include quattro momenti concatenati per promuovere il trasferimento di conoscenze sugli avanzamenti scientifici ma anche sugli aspetti sociali, economici ed etici. Si tratta di di momenti formativi sull’onco-ematologia, della definizione di un team di volontari portatori di conoscenze, tra i quali selezionare un altro team di volontari da affiancare ai pazienti in trattamento.
«La vera innovazione» conclude Davide Petruzzelli, presidente La Lampada di Aladino ETS «sta nella presa in carico complessiva della persona. L’innovazione scientifica è inconfutabile: stiamo assistendo a un cambio di scenario incontrovertibile, grazie a una ricerca scientifica inarrestabile. Ma resta il tema della presa in carico globale, da attuare grazie al welfare di supporto e dando maggior valore a informazione, formazione e comunicazione, per rendere il paziente in grado di partecipare al percorso di cura».
L’immagine in alto è la foto di copertina del manuale
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