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Biagio Conte, anima pura della solidarietà

Ha dedicato tutta la sua vita agli "invisibili", coloro che si notano appena agli angoli delle strade, nascosti tra le colonne dei palazzi, coperti da cartoni, nella migliore delle ipotesi riscaldati da qualche fedele amico a quattro zampe. Biagio Conte è morto questa mattina, ricordando a tutti che "siamo un dono" e che, per questo, dobbiamo aprire il nostro cuore a chi ha meno di noi

di Gilda Sciortino

Non vi dimenticate dei poveri”. Un monito alle autorità che hanno voluto fargli visita nei suoi ultimi giorni di vita, accolti sempre con quel sorriso che disarmava chiunque, soprattutto se ci si rendeva conto che mascherava una grande sofferenza fisica.

Fratel Biagio ha sempre fatto parlare di sé, in primo luogo quando, nel lontano 1990, rifiutando la comodità di una vita agiata, ispirato da San Francesco, lasciò la casa paterna per recarsi ad Assisi e vivere una vita da eremita. Una volta perdute le sue tracce, la famiglia arrivò a cercarlo e trovarlo attraverso la trasmissione “Chi l’ha visto?”.

Per chiunque Biagio Conte ha sempre avuto una parola buona, sperando di tirare fuori la parte nobile che secondo lui ogni persona possiede. Grazie a lui, infatti, la solidarietà ha assunto un nuovo significato. Si è tinta di azzurro, il colore dei suoi occhi tanto trasparenti da farti fare un viaggio nella sua anima. Azzurro come il cielo nel quale vola la colomba del logo della “Missione di Speranza e Carità” che lui ha creato per dare riparo e accogliere le migliaia di donne e uomini che finalmente potevano e possono avere un giaciglio morbido sul quale trascorrere le loro notti. L’ha voluta così tenacemente da mettere a repentaglio la sua stessa salute attraverso i tanti digiuni della fame, incatenato ai cancelli di edifici abbandonati pretendendo un riparo per coloro che sulla testa avevano solo il cielo.

Fu via Archirafi la prima struttura di accoglienza che nacque dopo estenuanti tira e molla con il Comune di Palermo. Biagio Conte la volle per chi, sino a quel momento, non aveva trovato nessuno che si prendesse veramente a cuore la loro esistenza. E fu via Archirafi il luogo in cui sembrò magica la notte di Natale nella chiesetta che, per finestre aveva dei teli di plastica che svolazzavano, accarezzati da quella che veniva misticamente percepita come leggera brezza. Accanto a lui quasi sin dall'inixzio don Pino Vitrano, ex salesiano, che ha affiancato sin da subito il percorso di questo suo "fratello" diventando la sua spalla.

Fratel Biagio fece tanto parlare di sé, non ancora consci di che genere di persona fosse, lo dicevamo prima, soprattutto quando, accorgendosi di quanta sofferenza ci fosse nella sua città, cominciò a occuparsi di tutti gli invisibili che “abitavano” la Stazione centrale di Palermo. E’ lì che nasce veramente la “Missione di Speranza e Carità” che poi proseguirà la sua azione aprendo in Via Archirafi, in via Garibaldi con l’accoglienza femminile, in via Decollati con “La Cittadella del Povero e della Speranza” in cui si è spento il missionario laico. Senza contare le tre realtà agricole create per rendere autonoma dal punto di vista alimentare l’intera macchina.

Immenso il dolore di tutta la città per la scomparsa non solo di un missionario, di un "angelo dei poveri", ma di un uomo che è sempre stato centinaia di passi indietro a tutti, ma che si è elevato su tutti, ha volato alto nel portare la sua parola e la sua enorme capacità di comprendere anche l’ultimo degli ultimi. Proprio per questo il dolore che ha lasciato ma non sta facendo spazio alla disperazione.

«Chi è credente vive tutto come gioia, infatti le suore oggi erano in festa perché Biagio è in cielo – dicono dalla "Missione di Speranza e Carità" – . Certo, ci lascia un po’ più soli, ma il cammino di ogni credente è questo. Ora dovremo gioire anche noi perché abbiamo in mano una grande eredità».

Per comprendere la portata di tale evento basti pensare che sono stati predisposti dei servizi gratuiti di navette che consentiranno di raggiungere la chiesa delle Missione di via Decollati ogni giorno per rendere omaggio al missionario, i cui funerali saranno celebrati in Cattedrale alle 10.30 di martedì 17 gennaio.

Un ultimo saluto corale a un uomo che ha seminato tanto amore, ma ne ha raccolto più di quello che poteva lui stesso immaginare,