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Focus Book

Calabria, contro il degrado istituzionale il sociale impari a fare politica

Presentata la V pubblicazione della collana "Geografie Meridiane" che potete scaricare gratuitamente al link che trovate nella news. Tante le voci della società civile intervenute. Ecco come è andata

di Josephine Condemi

 online “Calabria: il sociale senza società”, il quinto focus book della collana “Geografie Meridiane” a cura di chi firma questo articolo in collaborazione con Giulia Polito: il volume, scaricabile gratuitamente a questo link, è stato presentato ieri al Parco degli Enotri di Mendicino (Cs) presso la sede di Fondazione Carical.

«Siamo felici di ospitare questo evento, un’occasione unica per riflettere sul Terzo Settore calabrese:» ha affermato nei saluti iniziali Giovanni Pensabene, presidente di Fondazione Carical, «nella nostra regione è tutto in salita ma credo, citando Freire, “in un processo di coscientizzazione necessario all’impegno che sostiene la speranza”». 

Il titolo del volume sintetizza una doppia lettura: il sociale in Calabria è senza società per la crisi demografica (dal report migrazioni Istat, tre delle quattro province italiane a saldo migratorio netto più basso sono calabresi) ma anche perché il fiorire di comunità virtuose forma un arcipelago che spesso non riesce a sfociare in una visione civico-istituzionale unitaria, capace di fare sistema.  

Il direttore di VITA, Stefano Arduini (qui il suo intervento al Tg Rai Calabria) ha snocciolato alcuni dei dati che compongono le sette pagine di infografiche dedicate a demografia, istruzione, ambiente, innovazione, sanità, povertà e no profit calabresi: «Sono dati che descrivono un contesto problematico, in cui accanto ad indicatori allarmanti fioriscono e resistono esperienze di estremo interesse». 

Sette di queste sono descritte nella seconda parte del volume, e si sono raccontate al Parco degli Enotri attraverso un oggetto: Gerhard Bantel di GOEL – Gruppo Cooperativo ha spiegato a partire da un’arancia la filiera di sostenibilità che concretizza l’etica efficace come modo di fare impresa; Giuseppe Carrozza del Consorzio Macramé attraverso la birra equosolidale da prodotti di terreni confiscati ha descritto il fondo innovativo di mutualità territoriale che garantisce attività di microcredito e servizi socioassistenziali a chi ne ha bisogno; Angelo Carchidi di cooperativa Kiwi è partito dal frutto ibrido e peloso fuori ma gustoso e vitaminico dentro per mostrare la necessità di nuove narrazioni territoriali in cui la cultura e le biblioteche assumano un ruolo strategico di cittadinanza; Manuelita Scigliano dell’associazione Sabir ha portato la Costituzione per ricordare il diritto ad una buona qualità della vita e a servizi culturali ed educativi dedicati all’infanzia; Nuccio Iovene della Fondazione Trame si è focalizzato sulla mano alzata rappresentata sulla borsa portalibri e sulla maglietta dei volontari per raccontare le iniziative di sensibilizzazione alla legalità legate al primo festival di libri sulle mafie. Josephine Condemi ha quindi sintetizzato le esperienze del Mulinum, il più grande caso di crowdfunding nel settore agricolo italiano, e dell’associazione Le Seppie, che attraverso scambi tra territori diversi progetta percorsi di partecipazione che rivitalizzano gli spazi pubblici. 

Il dibattito finale, moderato da Arduini, ha preso spunto da una delle tre parole chiave della terza parte del volume, “Donne”, affidata a Giovanna Vingelli, direttrice del centro di Women’s Studies “Milly Villa” UniCal: «Occorre liberarsi sia dall’idea salvifica del femminile sia dall’idea che in Calabria la forte presenza simbolica delle donne nella sfera privata basti a giustificarne l’assenza in quella pubblica», ha sottolineato, «Se usciamo dalle categorie tradizionali associate alle donne, come quella della maternità, ci accorgiamo che mancano i dati di genere su cui valutare l’impatto delle politiche, specie pubbliche». Sulla mancanza di dati, ma nella programmazione degli ambiti territoriali sociali, si è soffermato anche Giorgio Marcello, docente di sociologia Unical: «Il primo triennio si è già concluso e non sembra che ci si sia attrezzati in tal senso:» ha evidenziato «abbiamo invece capito in questi tre anni che nessuno dei 32 ambiti riesce a superare il 30% di spesa delle risosrse disponibili, dunque a far fronte all’ordinario: una situazione che il PNRR rischia di aggravare e non di risolvere. Siamo in in una condizione di degrado istituzionale profondo, a prescindere dal colore politico di chi assume responsabilità amministrative e politiche».


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Per don Giacomo Panizza, presidente di Comunità Progetto Sud, «la società deve fare politica fuori dai partiti ma in termini di collaborazione sulle politiche e di denuncia di cosa non va: il Terzo Settore si pone a fianco allo Stato e al Mercato ma è più importante perché la vita della società è l’obiettivo di una Repubblica, Stato e Mercato sono solo strumenti, non possono essere il fine». Anche per Luciano Squillaci, presidente del Forum del Terzo Settore calabrese «il senso dell’agire del Terzo settore sta nella dimensione politica: ci siamo troppo concentrati sul fare per sopravvivere ma la nostra mission è costruire il cambiamento sul territorio, cambiare il mercato se necessario, coltivare la speranza di avere futuro». A seguire, Gaetano Mazzarella, vicepresidente del Csv Calabria Centro, si è soffermato sul ruolo di attivazione della cittadinanza dei Centri Servizi per il Volontariato e ha ricordato che «la classe politica viene eletta dalla società, dunque tocca alla società scegliere bene i propri rappresentanti». Nelle conclusioni, il presidente di fondazione Carical Giovanni Pensabene è quindi ritornato sull’altra parola-chiave della terza parte del volume, “Cooperare”: «La fondazione è a servizio del Terzo Settore!, ha evidenziato «perché se si vince, si vince insieme».