Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Sardegna

Cooperazione sociale, datori di lavoro e sindacati uniti: «Si applichi il nuovo contratto nazionale»

Il Comitato misto paritetico, costituito da organizzazioni sindacali e centrali cooperative, fa fronte compatto e chiede al sistema della pubblica amministrazione isolana di applicare il nuovo contratto di categoria che riguarda 20mila persone, in prevalenza donne e giovani

di Luigi Alfonso

Il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro? Una conquista importante per tutto il mondo della cooperazione sociale. Ora, però, bisogna applicarlo in tutti gli ambiti. Lo chiede con forza il Comitato misto paritetico della Sardegna, un organismo costituito dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori Fp Cgil, Fp Cisl, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs con le associazioni della cooperazione sociale Agci – Imprese sociali, Confcooperative-Federsolidarietà e Legacoopsociali. L’appello è rivolto agli enti locali, alla Regione Sardegna e al sistema sanitario regionale. Di questo argomento si sta già occupando in ambito nazionale la Conferenza Stato-Regioni. E il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, ha chiesto di mettere all’ordine del giorno il tema del rinnovo del Ccnl di questa categoria.

vita a sud

La ratifica a livello nazionale dell’intesa per il rinnovo del contratto di settore, per il periodo 1 gennaio 2023 – 31 dicembre 2025, è un passo decisivo per mantenere in vita un settore nevralgico in un momento di grave difficoltà economica. L’accordo prevede: l’aumento in busta paga di un 15%, a regime; il riconoscimento della quattordicesima a partire da gennaio 2025; il riconoscimento della maternità facoltativa al 100% (sinora le lavoratrici in maternità hanno percepito dall’Inps sino a un massimo dell’80% del salario mensile: d’ora in poi, il restante 20% sarà coperto dalle cooperative); una migliore definizione di ruoli, funzioni e mansioni degli operatori all’interno delle cooperative di tipo B, anche in termini economici, in modo che non si debba più ricorrere a contratti di altri settori (come è spesso accaduto, in particolare per gli educatori); un maggiore riconoscimento delle categorie svantaggiate ai sensi della legge n. 381/1991.

L’aumento dei salari (60 euro) scatta da febbraio 2024, dunque è retroattivo di un mese. Un’altra tranche (pari a 30 euro) è prevista per ottobre 2024 mentre la terza e ultima tranche (30 euro) è fissata per gennaio 2025. In questo modo sarà raggiunto un complessivo incremento della paga di 120 euro a livello C1. «Questo deve comportare un adeguamento nei rapporti con la pubblica amministrazione nell’ambito delle procedure di affidamento dei servizi tramite gare d’appalto, in regime di accreditamento e nei sistemi tariffari regionali», sottolinea Antonello Pili, presidente di Confcooperative-Federsolidarietà Sardegna. «In questo momento ci troviamo con gare d’appalto già avviate sui servizi, e questi costi devono essere rivisti. In caso contrario, le cooperative non rientrerebbero assolutamente nei loro piani finanziari. Anche il riconoscimento del 100% della maternità facoltativa è un grande passo avanti nel trattamento economico delle lavoratrici. Ovviamente è un costo in più per le cooperative, ecco perché diventa fondamentale adeguare le tariffe regionali al più presto. È importante anche il nuovo trattamento degli educatori, per esempio coloro che lavorano negli asili nido, nelle comunità per minori e nell’assistenza scolastica o domiciliare. D’ora in poi, i Comuni che faranno una gara d’appalto in questi ambiti non potranno prevedere un livello più basso di trattamento economico, come oggi talvolta succede».

Il Comitato misto paritetico della Sardegna

«Trattandosi di servizi rivolti alla persona, dunque essenziali, il costo economico dev’essere adeguato affinché i lavoratori possano operare secondo i nuovi standard organizzativi ed economici», sottolinea ancora Pili. «Ci tengo a sottolineare che il nuovo contratto nazionale porta con sé un pezzo dell’esperienza sarda: all’articolo 9 bis, infatti, è prevista l’istituzione dell’Osservatorio sugli appalti. Nella provincia del Sud Sardegna c’è questo organismo costituito tra le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali della Funzione pubblica, dunque sarà semplice estenderlo a tutto il territorio regionale. L’Osservatorio ha l’obiettivo di dialogare con la pubblica amministrazione e accogliere le eventuali segnalazioni da parte delle cooperative, in merito a gare d’appalto che non rispettino la tariffazione e il nuovo Codice degli appalti. Questo va a vantaggio di tutti, a cominciare dai lavoratori e dagli utenti che beneficiano dei servizi».

La Sardegna, in questi giorni, si trova in un periodo delicato di transizione: il 25 febbraio scorso si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale, ma la proclamazione degli eletti non è ancora avvenuta. A maggior ragione, bisognerà attendere qualche settimana prima che venga composta la nuova Giunta. Tuttavia, il Comitato paritetico non si è perso d’animo e nei giorni scorsi ha avviato interlocuzioni con i direttori generali dell’assessorato regionale dell’Igiene, sanità e assistenza sociale. In questo modo sarà più facile preparare il terreno in vista dell’insediamento del nuovo assessore (ammesso che i direttori generali siano confermati: in caso contrario, i tempi si allungherebbero notevolmente).

Giorgio Pintus, della segreteria regionale Fp Cgil, riassume così le intenzioni unitarie delle organizzazioni sindacali: «Premesso che questo contratto costituisce un fatto rilevante per il mondo della cooperazione e riguarda circa 20mila lavoratrici e lavoratori sardi, in prevalenza donne e giovani molto qualificati che erogano servizi importanti per la collettività, a regime costerà circa 50 milioni di euro che saranno a carico della Regione, degli enti locali, dal servizio sanitario e dalle stazioni appaltanti. Ci auguriamo che la nuova fase della vita politica della Regione Sardegna sia segnata da una profonda riorganizzazione del sistema sanitario e dei servizi del welfare. È necessario costruire un nuovo confronto con la Giunta regionale attorno ai temi dei sistemi tariffari, degli standard organizzativi dei servizi e l’introduzione delle regole di accreditamento, che riguardano in particolare le cure domiciliari integrate. Le organizzazioni sindacali e le associazioni della cooperazione stanno lavorando alla stesura di un avviso comune sulla costruzione di una nuova stagione della sanità e del welfare in Sardegna: un manifesto di principi e obiettivi condiviso tra le parti sindacali e datoriali. Non appena il nuovo assessore regionale della Sanità sarà nominato, gli chiederemo un incontro urgente su questi temi. Alla Giunta regionale uscita sconfitta dalle recenti elezioni avevamo chiesto numerose volte l’apertura di tavoli di confronto che, però, non sono mai stati aperti».