Inclusione
“Galeotta” fu la pasta nata tra le mura del carcere Ucciardone di Palermo
Quindici detenuti nella Casa circondariale "Ucciardone" di Palermo diventano mastrai pastai. "Galeotta" la pasta artigianale, che da settembre comincerà a fare capolino sul mercato, diventa un ponte tra gli spazi della vita esterna e quelli della vita in carcere. A renderlo possibile è il progetto "Past-Art ", promosso dalla cooperativa Asterisco e sostenuto da Fondazione con il Sud, Fondo di beneficenza Intesa Sanpaolo ed EnelCuore Onlus

Già la confezione, colorata, narrata, con immagini che rimandano alla bellezza della terra siciliana, ti invita a non perdere tempo e comprarla, desiderosi di gustarla prima possibile. Quando, poi, si capisce la filosofia che la anima, ci si è già innamorati di Galeotta, la pasta prodotta nella Casa di reclusione “Ucciardone – Calogero Di Bona” di Palermo grazie a Past-Art, iniziativa di inclusione sociale per il reinserimento lavorativo delle persone recluse, in modo specifico 15 detenuti selezionati dal team dell’area educativa-trattamentale della struttura detentiva.
Un progetto, promosso dalla cooperativa Asterisco con il sostegno economico di Fondazione Con il Sud, Fondo di beneficenza Intesa Sanpaolo ed EnelCuore Onlus, con la collaborazione di Cesam, pastificio Bia, Reattiva, Coreras e Ri-genera.
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La convenzione stipulata con il Dipartimento dell’ amministrazione penitenziaria e la direzione dell’Ucciardone ha consentito alla cooperativa di avere affidato in comodato d’uso gratuito il pastificio esistente all’interno del carcere, con tutti gli impianti in esso contenuti. Le attività sono, così, partite proprio dal ripristino del laboratorio, in disuso da tempo, con l’inserimento di nuove attrezzature e tra queste, per esempio, nuove trafile per poter produrre 7 formati di pasta diversi.
Un punto di orgoglio anche per il direttore dell’Ucciardone, Fabio Prestipino, per il quale «progetti del genere sono un’occasione e, proprio per questo, meritano di espandersi all’esterno».

Non un caso la scelta del nome, frutto di una ricerca esplorativa su decine di proposte provenienti da un panel di consumatori. Così Galeotta non è oggi solo un brand che decora una scatola di pasta, ma una parola dalle numerose evocazioni. Una delle prime, la frase finale, firmata da uno dei detenuti che lavorano nel pastificio, nel retro di ogni confezione in cartone.
Una parola, diverse evocazioni
Un nome, quello dato alla pasta dell’Ucciardone, dietro al quale il mondo dentro e quello fuori dal carcere si incontrano e interagiscono.
Galeotto come intermediario d’amore. Qualcosa che mette in moto sentimenti, relazioni, connessioni: la pasta diventa un gesto d’affetto, un dono che avvicina. Galeotta intermedia tra il dentro e fuori, tra gli spazi della vita esterna e quelli della vita in carcere. Diventa un ponte, legato ai sentimenti e alle cose buone.
Galeotto come chi sa prendersi in giro con leggerezza. Galeotto non è semplicemente un sinonimo di carcerato, è la sua espressione nell’accezione più leggera, quasi fumettistica, ironica, ma soprattutto autoironica. Un modo diverso di raccontare la storia, anzi, di ricominciare a raccontarla. Un nuovo punto di vista, meno definitivo e più possibilista.
Il logo: gesto creativo
«Un tratto grafico che non è solo estetico, ma simbolico», spiega il team che ha lavorato al concept visivo di “Galeotta”, «che rappresenta la trasformazione del detenuto da semplice operatore a creatore consapevole, trovando nella manualità una via di riscatto e riconquista del proprio valore come persona. Il logo richiama, inoltre, le lettere d’amore galeotto, quei messaggi appassionati scritti con speranza e desiderio di connessione. Questo immaginario si collega all’idea che ogni confezione di pasta porti con sé una storia di passione e umanità. La spiga sulla “T” diventa un elemento identitario chiave: simbolo del grano siciliano e della terra generosa che nutre il prodotto. Spiega il prodotto, rafforza il legame con l’artigianalità e le radici territoriali, conferendo al logo un’impronta distintiva».
Quindici, dicevamo, i detenuti il cui percorso di formazione, in parte già svolto, comprende 80 ore di addestramento pratico on-the-job (impasto e formatura della pasta, processo di produzione, essiccazione e confezionamento), 40 ore in aula in tema di sicurezza sul lavoro, 30 sul marketing, ancora 36 ore sull’utilizzo dei macchinari per l’essiccazione, altre 36 sul confezionamento e 20 ore sulle caratteristiche specifiche dei grani.
Percorso di formazione professionalizzante, che oggi consente loro di gestire le varie fasi, dalla realizzazione alla distribuzione di un prodotto ottenuto da farine di grani 100% siciliani certificati e pronto, adesso, per arrivare sulle tavole di case e ristoranti. Per cinque di loro selezionati nel percorso formativo, sul piatto anche un contratto di lavoro part-time.

Un intervento che vuole andare oltre le più belle intenzioni, attraverso un racconto che guarda al futuro, ma consentendo di sentire la bontà del percorso. Ecco, dunque, il cooking show, che ha seguito la presentazione del progetto, con lo chef Salvo Terruso “Il Pastaio matto” che, per le sue ricette, ha utilizzato la pasta fresca preparata in mattinata dai detenuti. Assaggi che sono andati anche oltre il bis, tanto la squisitezza dei piatti, arricchiti da prodotti siciliani d’eccellenza, tenerumi, pomodorini, formaggi a chilometro zero, capaci di rendere un assaggio una vera esperienza di sensi.
Proposta sia la versione classica che le varianti integrale e aromatizzata di Galeotta, farine da grani siciliani 100% certificati, anche se l’obiettivo è di ottenere la stessa certificazione per l’intera filiera del prodotto proposte con i classici tenerumi, ma anche con prodotti tipici siciliani.
«Questo progetto è la sintesi di tutto quello che abbiamo fatto in tanti anni», spiega Maria Cristina Arena, presidente della cooperativa Asterisco, ente di formazione che nasce nel 2002 occupandosi anche progetti di inclusione sociale, «dove la formazione, le politiche attive hanno un ruolo, riuscendo a farci andare oltre quello che abbiamo sempre realizzato. Proprio per creare impresa sociale attraverso una visione proiettata al futuro. Per noi è motivo di grande soddisfazione essere qui perché vuol dire che i progetti, se si vuole, hanno veramente un senso e riescono ad andare oltre il loro naturale tempo di durata. Questo è un progetto dietro al quale c’è la voglia di raccontare che una seconda chance è possibile, infatti a settembre i detenuti verranno assunti dalla cooperativa, cominciando un percorso nuovo anche per la loro vita. Questo vuol dire che i tre anni di realizzazione progettuale saranno solo un trampolino di lancio. Sia il lavoro con i detenuti sia tutto quello che stiamo portando avanti all’esterno per poter collocare sul mercato e posizionare sul mercato il marchio Galeotta, saranno la risposta».

Una pasta pronta a raggiungere le case dei consumatori
«I detenuti hanno iniziato a produrre la pasta», aggiunge Arena, «e sono addestrati per lavorare anche in autonomia. Questo, però, avverrà con il tempo. Organizzeremo le giornate di produzione, cercando di creare una rete di consumatori palermitani per la consegna della pasta fresca. Coloro che potranno uscire dal carcere saranno dotati di mezzi e potranno consegnare al domicilio la pasta fresca. Noi, sulla solidarietà dei palermitani, ci contiamo molto. A breve organizzeremo le box natalizie, scatole con un mix di confezioni di “Galeotta”. Partiremo con la semola bianca, ma ci sarà pure quella integrale. Proporremo anche le paste aromatizzate, per esempio quella all’origano, la pasta ai capperi o anche quella con la buccia di limone. Tutte una vera bontà».
«Che il lavoro sia uno strumento imprescindibile per il reinserimento sociale dei detenuti ce lo dicono i dati», sottolinea il presidente della Fondazione Con il Sud, Stefano Consiglio «ma anche le esperienze già realizzate o avviate. Come Fondazione Con il Sud, abbiamo avuto il privilegio di accompagnare 20 iniziative tramite il bando dedicato «Evado a lavorare». Continueremo a supportare ancora progetti per il reinserimento dei detenuti tramite i nostri bandi e tramite le alleanze come questa che ha reso possibile il progetto Past-Art. Ridurre il tasso di recidiva deve essere un impegno condiviso perché riguarda il futuro di ogni singolo detenuto ma anche di tutto il Paese».

Non solo una sfida di gusto
«L’inclusione lavorativa dei detenuti rappresenta una delle principali sfide per il loro reinserimento sociale» afferma Andrea Valcalda, consigliere delegato di Enel Cuore Onlus, «perchè contribuisce a ridurre il rischio di recidiva e favorisce una nuova prospettiva di vita. È, quindi, naturale per Enel Cuore essere al fianco del progetto Past-Art, dedicato a percorsi di formazione e inserimento lavorativo per i detenuti del carcere dell’Ucciardone a Palermo. Un progetto ambizioso e concreto nel quale crediamo perchè siamo convinti che nessuno debba essere lasciato indietro».
A settembre i detenuti formati all’interno del progetto saranno impegnati nella fase di produzione finalizzata alla commercializzazione con un volume stimato di circa 600 chilogrammi di pasta secca a settimana, più 80 chili quella fresca. La distribuzione avverrà nel canale Horeca (hotel, ristoranti e catering), nei punti vendita dell’economia carceraria e solidale, nel retail di qualità (per esempio negozi piccoli o di target alto che scelgono accuratamente i prodotti da vendere), e inoltre online attraverso un sito di e-commerce che sarà appositamente sviluppato per la gestione di ordini e consegne.
Le foto sono state fornite dall’ufficio stampa del progetto
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