Società
Il gioco da tavolo che educa a gestire il denaro in maniera sana
Si chiama "La vita giocatevela bene" e prende il nome da una frase del grande don Tonino Bello che risale al 1991 ma è sempre attuale. Simile al gioco dell'oca, impone a chi si cimenta scelte consapevoli ma non sempre facili. L'idea della Fondazione antisura "Exodus '94" è stata premiata da Caritas Italiana
Un gioco di società per imparare a gestire al meglio le proprie risorse finanziarie. Che sia la “paghetta” di un adolescente oppure lo stipendio di un lavoratore adulto. Si chiama “La vita giocatevela bene” ed è stato ideato dalla Fondazione antiusura “Exodus ‘94” di Castellammare di Stabia (Napoli) in collaborazione con l’Istituto comprensivo statale “Meta”. È stato pensato dallo staff guidato da Annalisa D’Amora, Francesco Soldatini e Domenico Vistocco. Si rivolge prevalentemente ai bambini dai 10 anni in su ma, in verità, è una bella occasione per le famiglie: non solo per stare insieme qualche ora, divertendosi e apprendendo, ma anche per fare un lavoro di prevenzione e, a volte, aprire gli occhi degli adulti che si sono infilati in un pericoloso tunnel buio che conduce al sovraindebitamento (quando va bene) o, addirittura, nelle mani di un usuraio o comunque della criminalità organizzata.
«Questa iniziativa è una delle tante che portiamo avanti da anni», spiega Daniele Acampora, presidente della Fondazione campana. «Seguiamo tutto il percorso del gioco d’azzardo, facendo un lavoro di prevenzione soprattutto nelle scuole e nelle parrocchie. Più in generale, ci occupiamo delle ludopatie a 360 gradi, con i gruppi di mutuo aiuto che stanno dando ottimi risultati tra gli oltre 100 giocatori patologici che abbiamo seguito negli ultimi due anni e mezzo. C’è poi l’importante aspetto dell’educazione finanziaria, perché alla base di tutto c’è l’obiettivo di educare le persone a un sano rapporto con il denaro. Andiamo ovunque richiedano il nostro intervento: i nostri esperti parlano con giovani e adulti, spiegando loro gli strumenti bancari e quello che è l’uso consapevole del denaro. Parliamo di mutui, finanziamenti, cessioni del credito, deleghe».
«Purtroppo oggi siamo abituati a indebitarci per qualsiasi cosa», è l’amara constatazione di Acampora. «Invece bisogna fare i conti con il budget familiare. Un discorso a parte merita il sovraindebitamento. Abbiamo un gruppo di esperti che elabora il piano del consumatore, nei limiti previsti dall’ex legge 3 del 2012. Insomma, le problematiche sono molteplici e diventano sempre più complesse».
L’idea del gioco quale strumento educativo creativo efficace e divertente è accattivante. La scatola “La vita giocatevela bene” prevede un tabellone con un percorso simile a quello del classico gioco dell’oca. Le caselle sono divise in ambiti (relazioni, studio, lavoro, sociale) e acquisti (auto, vestiario, cellulare, casa). Si avanza tirando i dadi e, ad ogni tappa, si pesca una carta che pone il giocatore di fronte a una scelta. Quale sarà la sua scelta? Quella giusta o quella rischiosa? E quali sorprese lo attenderanno? «Attraverso il gioco, fatto di simboli, regole, improvvisazione e divertimento puntiamo alla sensibilizzazione su tematiche e argomenti che risultano complessi, ma il cui confronto è indispensabile per una vita sana e autonoma», sottolinea il presidente Acampora.
È un’ottima idea regalo per l’ormai prossimo Natale, eppure la Fondazione non lo ha messo in vendita: lo si può richiedere a “Exodus ‘94” ma non lo trovate nei negozi di giocattoli. È lo stesso Acampora a spiegare il perché: «Non ci abbiamo voluto lucrare sopra, tutto qui. Questa scatola può aiutare tanta gente a non finire nei guai. E questa è la nostra missione. Poi, se uno vuole fare una donazione, è libero di farla. Ne abbiamo fatto allestire un numero abbastanza limitato, circa un migliaio, che stiamo mettendo a disposizione di chi ne fa richiesta: nel nostro territorio e anche nelle altre regioni. Se le cose andranno bene e le richieste saranno numerose, non escludiamo una ristampa: stiamo valutando la possibilità di rinnovarla e aggiornarla. Vogliamo diffondere il messaggio, conta solo questo. La scatola gioco è stata premiata da Caritas Italiana nel 2018, quale migliore attività per il contrasto alla povertà educativa dei giovani».
A proposito dei giovani e della risposta su queste tematiche, Acampora sottolinea che «loro stanno più avanti rispetto a noi in maniera impressionante. Io ho quasi 50 anni, non sono vecchio, ma davvero i giovani sono su un altro livello. Quando organizziamo un evento con loro, si dimostrano un’autentica ricchezza: riescono ad andare oltre il messaggio che noi diamo. E questo accade sempre, non è un modo di dire. Faccio un esempio tra i tanti: due ragazzi, dopo un nostro incontro alla loro scuola, sono tornati a casa, hanno preso di peso il loro genitore e lo hanno accompagnato alla nostra Fondazione per parlare del gioco d’azzardo cui era dedito. Uno dei due figli aveva appena 12 anni, praticamente era un bambino. Il problema del sovraindebitamento è più delicato, perché i ragazzi non hanno un’idea del valore del denaro. Anche perché, va detto, sono generalmente tenuti all’oscuro delle dinamiche di gestione del bilancio familiare. E visto che attraverso le finanziarie tutti credono di potersi permettere qualunque cosa, ecco che spesso si affrontano spese esagerate. Oppure, si pretendono dai genitori capi di abbigliamento troppo costosi o il telefonino di ultima generazione. Il denaro è il mezzo, non il fine, dunque bisogna dargli il giusto peso. Ecco perché la scatola gioco spinge il ragazzo a fare scelte consapevoli: una cosa che normalmente non fanno, soprattutto in una certa fascia d’età».
Il nome del gioco è stato preso in prestito dalle parole pronunciate da don Tonino Bello il 12 aprile 1991: «Ragazzi, ragazze, questo io vorrei dirvi: la vita giocatevela bene… non perché la si vive soltanto una volta… ma giocatevela bene perché… qualche volta voi sapete che rischio correte? Che in questa vostra smania di libertà, di grandezza, di orizzonti larghi, invece che raggiungere gli orizzonti larghi vi incastrate nei blocchi… Qualche volta noi corriamo proprio questo rischio: andiamo alla ricerca di obiettivi che pensiamo ci debbano liberare e invece ci danno proprio la prigione… Vivetela bene la vostra vita, perché vi capita di viverla una volta soltanto… non bruciatela!».
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