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Inclusione sociale

La sartoria sociale che tesse con pazienza la tela dell’accoglienza

“Mens sana in corpore migrantis Su Stoffa” è un progetto della Matrioska di Quartu Sant'Elena, che riprende un'iniziativa della cooperativa sociale Il Sicomoro del 2021. Una rete che può ancora espandersi e offrire opportunità di lavoro ai giovani migranti

di Luigi Alfonso

Ci sono progetti che nascono, vanno avanti per un po’ e poi si fermano, per i motivi più disparati. A volte, però, ci sono iniziative che si moltiplicano in maniera spontanea e forse inaspettata. È il caso di “Mens sana in corpore migrantis Su Stoffa”, un progetto di coesione sociale realizzato con il contributo dell’assessorato alle politiche sociali e generazionali del Comune di Quartu Sant’Elena (Cagliari). È la costola di un’idea partorita nel 2019 dalla cooperativa sociale Il Sicomoro e raccolta in tempi più recenti dalla Matrioska, un laboratorio tessile creativo sociale. Si tratta dell’unica realtà sartoriale che in Sardegna opera con regolarità e continuità da cinque anni, con l’obiettivo di favorire l’inclusione di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale. La Matrioska offre occasioni formative che si pongono in continuità con produzione e lavoro, promuovendo l’autoimprenditorialità e coinvolgendo attivamente i beneficiari del progetto nella comunità di accoglienza.

vita a sud

Il binomio funziona anche perché le due realtà del Terzo settore isolano sono conosciute per l’elevata qualità della progettazione. Il Sicomoro opera su tutto il territorio regionale, gestendo strutture di accoglienza per i cittadini stranieri e proponendo attività che migliorano e ampliano l’offerta dei servizi utili ai migranti: dal supporto sanitario all’assistenza legale, dai corsi di lingua italiana al supporto motivazionale degli operatori coinvolti.

“Mens sana in corpore migrantis” è il titolo del vademecum redatto nel 2021 dal Sicomoro. È uno strumento d’informazione che accompagna i cittadini migranti e gli operatori dell’accoglienza nell’incontro con una nuova cultura. Finalizzato alla promozione del benessere individuale e interpersonale di coloro che sono coinvolti in un processo migratorio, ha fornito tanti spunti di approfondimento.

Tre migranti indossano le magliette della collezione La Matrioska

«Per noi è stata certamente una fonte d’ispirazione», spiega Elisabetta Dessì, psicologa e coordinatrice del progetto “Mens sana in corpore migrantis Su Stoffa”. «La Matrioska è nata nel 2019 grazie a una campagna di crowfunding sulla piattaforma “Produzioni dal basso”. Da allora collaboriamo con numerosi centri di accoglienza della Sardegna per progetti di inclusione sociale nel settore della moda e della sartoria. Ci occupiamo di formazione e inseriamo i ragazzi nei corsi di taglio e confezione. In questi anni abbiamo portato avanti diversi progetti di inclusione dei migranti. Quest’ultimo è partito lo scorso dicembre, per dare ulteriore risonanza all’iniziativa lanciata tra il 2019 e il 2021 dal Sicomoro, che a noi era piaciuta particolarmente».

Elisabetta Dessì, psicologa della Matrioska di Quartu Sant’Elena

I giovani immigrati, guidati dalla sarta professionista Annarita Olla, stanno lavorando con impegno e creatività. Mamadou, 17enne proveniente dal Ghambia, si fa portavoce del gruppo: «Sono in Italia da un anno, vivo nella comunità del Sicomoro a Sarroch (a 30 km da Cagliari, ndr) e, grazie a questo progetto, ho imparato a tagliare le stoffe, a cucire e creare i vestiti. Soprattutto, ho imparato la pazienza e a saper lavorare di squadra. È un’esperienza straordinaria, e di questo ringrazio tutte le persone che mi hanno dato questa opportunità. Prima di lasciare il mio Paese, avevo delle aspettative. Ma la realtà si è rivelata diversa. Ho dovuto imparare in fretta la lingua e adattarmi al vostro modo di vivere. Non è stato facile, ma ho trovato un’accoglienza sincera».

Mamadou con Stefania Russo

Stefania Russo, presidente della cooperativa Il Sicomoro, spiega che «questo progetto è nato dalla delusione che tantissimi ragazzi hanno provato arrivando in Italia o comunque in Europa. Nella nostra isola hanno trovato umanità e accoglienza ma scarse opportunità lavorative. Anche quando il percorso d’inclusione sociale si compie in maniera costruttiva, dopo un certo periodo (che mediamente è di 8-9 anni) prevale un sentimento di sofferenza e solitudine. Migrare significa lasciare la propria famiglia, gli amici, ed è difficile arrivare in un contesto nuovo e creare delle relazioni. La vita non è solo lavoro. Ecco perché nelle nostre comunità, ogni ragazzo ha un nome e una storia, non è semplicemente un minore straniero non accompagnato. L’amministrazione comunale di Quartu Sant’Elena sta credendo in questi interventi, ma ringrazio anche La Matrioska per averci permesso di creare una rete che può ancora espandersi. Vogliamo comunicare le migrazioni in modo diverso, scardinando l’immagine e il linguaggio che spesso accompagnano i migranti».

Stefania Russo ed Elisabetta Dessì

La Matrioska ha lanciato una collezione moda, con t-shirt e shopping bag che riportano in bella evidenza frasi che trasmettono valori come il coraggio, la fiducia verso il futuro e verso gli altri. «Speriamo di raggiungere il maggior numero di persone, in quanto l’accoglienza non riguarda soltanto i professionisti del settore ma l’intera comunità», sottolinea ancora Dessì. «In questo momento abbiamo cinque ragazzi che ruotano nella nostra sartoria. Lavoriamo in un’ottica di sostenibilità ambientale, attenuando l’impatto degli scarti di lavorazione: le borse, per esempio, sono realizzate con cotone wax africano e dal riciclo di cotone bianco che ci viene donato dall’associazione “Cuoremondo”. Ciò che i ragazzi realizzano consentirà di finanziare i nostri progetti futuri. Vendiamo i prodotti attraverso un sito di e-commerce oppure nella nostra sede di via Sant’Antonio 122, a Quartu. Presto saremo ospitati da una serie di esercizi commerciali nel centro cittadino che guardano con simpatia alla nostra iniziativa. La vera sfida è raggiungere chi non si interessa a queste tematiche».

La sarta Annarita Olla mostra le tecniche di taglio a una ragazza

Magliette e borse diventano, dunque, vettori di pensieri e messaggi positivi. «Le illustrazioni riportate da t-shirt e shopper puntano a messaggi minimali, perché possano giungere più facilmente alla gente», spiega Michela Truzzu, responsabile della grafica del progetto. «Le immagini fanno spesso riferimento al mondo dell’arte: per esempio, ci siamo ispirati ad alcuni capolavori di Henri Matisse, adattandoli con delle tecniche grafiche che ci consentono di essere in linea con le tendenze di oggi. Il design vuole esprimere serenità e leggerezza. Le simbologie contenute nelle immagini possono essere percepite da ciascun osservatore in maniera diversa, quasi fossero lo specchio della propria anima. I simboli rappresentano la luce, il sostegno reciproco, il viaggio, il coraggio, l’unione e le diversità».

Maglietta e shopper della collezione La Matrioska

«Abbiamo finanziato questo progetto, attraverso un bando specifico, perché tocca nel concreto l’inclusione socio-lavorativa di giovani migranti», sottolinea l’assessore comunale alle Politiche sociali e generazionali, Marco Camboni. «Crediamo molto in questo progetto che coinvolge diverse fasce della popolazione. Quale miglior messaggio se non quello di un’inclusione vera, insegnando a questi ragazzi un mestiere e dando loro la possibilità di accedere alla nostra società in una maniera più che dignitosa? Vorremmo fare molto di più, le risorse non sono tantissime e il flusso migratorio è in crescendo, tuttavia questi progetti sembrano apparentemente piccoli ma producono risultati tangibili, che poi sono una forma di restituzione all’intera collettività accogliente».

Credits: foto La Matrioska-Il Sicomoro

L’assessore Marco Camboni (alle sue spalle, Michela Truzzu)