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Gianni Rivera: “Così Padre Eligio mi cambiò la vita”

L ’onorevole, ex campione rossonero, è stato segnato dall’amicizia con il fondatore di Mondo X. Cui resta legato ancora oggi.

di Ettore Colombo

Sembra una stranezza, ma l?ex golden boy del calcio italiano, Gianni Rivera, ha mantenuto degli allori calcistici di un tempo due virtù: la grazia e la timidezza. Anche nella sua veste di uomo politico (è stato onorevole e sottosegretario alla Difesa, aderisce alla Margherita, oggi si candida alle europee nel Nord-Ovest per la lista Prodi) non è mai stato tipo da proclami roboanti. Perde – elegantemente – la pazienza solo quando si parla non del suo Milan, squadra di cui è ancora oggi un simbolo, ma del suo attuale presidente, Silvio Berlusconi. Con la discrezione che lo contraddistingue, comunque, Rivera è anche un ex campione impegnato nel sociale, e da tempi non sospetti. In qualità di consulente allo Sport (voluto da Veltroni) del Comune di Roma, raccoglie fondi per associazioni pro disabili psichici e anziani, inaugura campetti nelle periferie, partecipa a tornei di solidarietà e aderisce alla maratona di pace Roma-Gerusalemme. Vita:Onorevole Rivera, lo Scudetto del Cuore quest?anno l?ha vinto l?Inter? Gianni Rivera:Non mi stupisce. L? Inter ha dimostrato sul campo di essere sempre molto buona. Soprattutto nei confronti delle squadre avversarie? Vita:La ringrazio, a nome di tutti gli interisti. Lei ci crede al rapporto calcio-solidarietà? Rivera:Assolutamente sì. Il calcio ha rapporti continui con il mondo della solidarietà e non potrebbe essere altrimenti: la cassa di risonanza e l?attività concreta che il mondo del calcio può svolgere per favorire e promuovere attività sociali è enorme. Purtroppo, è un mondo dove gli interessi economici – più dei dirigenti e di chi ruota attorno al calcio che dei calciatori -sono ormai predominanti. Vita:Un mondo del calcio malato, quello di oggi? Rivera:Sono anni che si sentono denunce sull?aumento delle spese del calcio, per nulla controbilanciato dal presunto aumento degli incassi, della scarsa capacità manageriale nel gestire i bilanci delle società, degli omessi controlli di Lega e Figc. Oggi siamo al crack e alla sperequazione tra chi ha tanti soldi e vince sempre, e chi non li ha e resta indietro. Serve un riequilibrio con norme rapide e calmieratici, come accade nelle leghe professionistiche degli Usa. Vita:Torniamo al tema solidarietà. In quali settori ha visto i risultati migliori? Rivera:Sicuramente nel campo della ricerca scientifica su malattie gravi e poco conosciute. Il lavoro delle squadre e delle società, d?accordo con la Lega calcio, in questo settore è stato importante, considerando anche che lo Stato di fatto se ne disinteressa e obbliga le associazioni che sostengono la ricerca su queste malattie alla raccolta di finanziamenti privati. Vita:Ci sono dei campioni che stima particolarmente per il loro impegno sociale? Rivera:Ce ne sono tanti e Vita li conosce meglio di me, ma preferisco ricordare i tanti calciatori poco noti o sconosciuti che fanno solidarietà pratica, senza troppi proclami. Vita:Lei è un amico della comunità di padre Eligio da quando era un calciatore famoso? Rivera:Sì, lo incontrai a un?iniziativa in cui si parlava di giovani. Scoprii un mondo del tutto diverso da quello dorato in cui vivevo io e me ne innamorai subito. Da allora, appena posso, vado a trovare i ragazzi di Mondo X, della sua comunità, che per me sono ormai degli amici: nemmeno più mi chiedono l?autografo o del mio passato? Ma quello che mi preme ricordare è che da un lato fu padre Eligio a inventare il primo Telefono amico, negli anni 60, e l?associazione Fraternità stradale, ma soprattutto che tutti noi i suoi centri li chiamiamo ?comunità di riconciliazione? e non ?di recupero?: perché il fine non è uscire dalla droga, ma riconciliarsi con la vita.


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