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Quando la TV accende i riflettori

Intervista a Carlo Romeo. Il ruolo della comunicazione sociale secondo il presidente del Segretariato sociale Rai

di Chiara Sirna

Un sito Internet, spot televisivi, approfondimenti in diretta, conferenze stampa, articoli e un appello in mondovisione in una trasmissione di punta come il Festival di Sanremo. Per il Darfur la grande macchina Rai si è messa in moto lanciando una raccolta fondi sotto la guida del Segretariato sociale. Nello specifico, per la campagna Sos Darfur ha sostenuto il Comitato attraverso la donazione di premi messi in palio da alcune trasmissioni. Nel complesso, una sfida vinta. Per lo meno sul fronte televisivo. «Non è vero che la comunicazione sociale non fa ascolti, abbiamo dimostrato il contrario», spiega il presidente del Segretariato sociale, Carlo Romeo, «basta farla con professionalità». Vita: Cosa intende quando parla di sfida? Carlo Romeo: Del Darfur nessuno sapeva niente. Ora quanto meno si sa che esiste e che sta vivendo una catastrofe umanitaria senza precedenti. Il nostro scopo era far passare il messaggio dell?emergenza e ci siamo riusciti. Anche la comunicazione sociale può far audience se fatta bene, con determinazione, organizzazione e professionalità. Vita: E quali sono gli ingredienti per farla funzionare? Romeo: Autorevolezza, credibilità, emergenza. Per il Darfur questo c?è stato. La solidarietà si mette in moto soltanto se si sa dove sta il problema e in cosa consiste. Vita: Bonolis con Sanremo puntava a un milione di euro, ma poi si è raccolto molto meno. In cosa sono stati investiti quei fondi? Romeo: Con i 450mila euro di Avamposto 55 è stato costruito un ospedale pediatrico a Nyala, che praticamente fa da pronto soccorso in una zona priva di strutture sanitarie. Mi sembra un ottimo risultato. È vero, ci aspettavamo di più, ma non possiamo obbligare nessuno a donare. Vita: Avete pensato anche alla trasparenza delle operazioni? Romeo: Dovevamo solo dare visibilità all?emergenza. A rendere conto dei progetti ci hanno pensato i veri attori delle operazioni, dunque ong e ministero degli Esteri. Come Rai non abbiamo mai amministrato direttamente neanche un centesimo.


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