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La colpa degli zingari? Essere nati zingari

Il vero allarme sociale sono i rom o l'allarmante paura con cui ne drammatizziamo la presenza? In anteprima l'editoriale di VITA Magazine, in edicola!

di Riccardo Bonacina

VITA Magazine in edicola Idee per Napoli

Come uscire dall’emergenza. Le parole e i progetti di 20 protagonisti della vita della città

Leggi il sommario di VITA Magazine!

Ha ragione Milena Mignani nel suo commento a pagina 19 di questo numero: «Il vero allarme sociale non sono i rom, allarmante è la paura con cui ne drammatizziamo la presenza. Una paura irrazionale, imprecisata che crea un clima di legittimazione dell’espressione più rozza e violenta dell’intolleranza». Ha ragione perché basterebbe un po’ di buon senso, ed anche un minimo di umanità, per capire che il bisogno di sicurezza della gente è innanzitutto una grande domanda di socialità ed esprime il bisogno di relazioni di fiducia, come ricorda don Colmegna nella stessa pagina. Basterebbe un po’ di buon senso per rendersi conto che di fronte ad un fenomeno limitato (140mila persone di cui metà bambini e almeno 50mila cittadini italiani e stanziali) come quello dei rom, occorre agire più con la leva della condivisione e della partecipazione che non con le braccia meccaniche delle scavatrici. Invece no, da che il bisogno di sicurezza dei cittadini è diventato questione della politica si è trasformato in clava ideologica da agitare da uno schieramento all’altro («io sono più cattivo di te») e in diretta tv. Il fenomeno ha interessato tutto il personale politico di questo Paese, dal leghista Tosi al democratico Veltroni, dall’ex ministro Amato al ministro Maroni, dal sindaco di Firenze, Domenici a quello di Milano, Moratti. Quando abbiamo visto Bruno Vespa, il sindaco Alemanno e il seguito di telecamere girare per gli insediamenti rom a Roma e quando abbiamo sentito le loro considerazioni e quelle del ministro Maroni a Porta a Porta, abbiamo detto, ecco, ci siamo: la stessa ?nudità? di vita di quei disgraziati è rinfacciata loro come capo d’imputazione. È la prova provata della loro colpa: quella di essere zingari, insomma un film già visto e purtroppo già raccontato. Neppure un po’ di pudore, caro Maroni, sul caso della mamma napoletana che accusa (per ora senza riscontri) una rom di aver provato a rapirle la bimba di tre mesi. Neppure una parola, invece, sulle decine di bambini rom sottratti ogni anno alle loro famiglie dai nostri Tribunali dei minori, spesso per l’ottima ragione delle cattive condizioni ambientali, igieniche e sociali, e dati in affidamento o talvolta anche in adozione o collocati presso comunità. Si tolgono i bambini senza però occuparsi davvero delle condizioni igienico-sanitarie o sociali dei campi. Si preferiscono le irruzioni delle nostre forze di sicurezza – polizia, carabinieri, vigili urbani – nei campi nomadi come in una no man’s land in cui baracche o roulottes sono violate alla ricerca di tutto. Quante sono le baracche spianate in questi anni e mesi con le ruspe da parte di zelanti amministrazioni comunali? Quante le roulottes fatte a pezzi con i ragni meccanici, come cose ?di nessuno?, e quanti i mucchi di povere cose, vestiti, stoviglie, coperte, cose elementari bruciate quasi a sterilizzare la zona? Quante le persone, spogliate di tutto e ridotte a cose, quanti gli uomini, le donne e i bambini spostati da un campo all’altro? Siamo di fronte a un circolo vizioso che nasce da un sentimento di paura e produce, anche a livello simbolico, altra paura. Un circolo che si ritorce contro la politica e i bisogni più veri della gente.

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