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Jérôme Lejeune. In mostra il dramma dell’eugenetica

“Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi?. Genetica e natura umana nello sguardo di Jérôme Lejeune”. Lo scopritore della sindrome di Down al centro di un'esposizone al Meeting. Che riporta all'attenzione una tragedia ancora attuale

di Antonietta Nembri

C’è quasi sempre la coda davanti alla mostra “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi?. Genetica e natura umana nello sguardo di Jérôme Lejeune”, allestita al Meeting di Rimini.
A curare la mostra, realizzata dall’associazione Euresis e dalla Fondazione Jérôme Lejeune, Carlo Soave, docente di Fisiologia vegetale all’Università degli studi di Milano.Il tema che fa da sottofondo, al di là del percorso biografico, è caldo: si parla di genetica, strumento fantastico e micidiale, che può essere una strada per curare, ma anche una china pericolosa se utilizzata per individuare il “diverso”.

Seguendo i pannelli del percorso della mostra si scopre come al centro di tutto, accanto agli studi di genetica, di biologia, vi sia l’invito a guardare al fondo di che cosa sia l’uomo. «La vita di Lejeune è stata tutta un dare risposta a questa domanda» osserva Carlo Soave che ricorda come l’idea di dedicare una mostra all’opera di Lejeune sia nata lo scorso anno. «Come associazione Euresis ci occupiamo di divulgazione scientifica e da venti anni presentiamo delle mostre al Meeting con un taglio particolare: presentare i contenuti della scienza a partire dall’esperienza personale dello scienziato. Lo scorso anno qui a Rimini era venuta la figlia di Lejeune e da lì è nata l’idea».

Jérôme Lejeune, pediatra e genetista francese, nel 1958 scoprì la causa della sindrome di Down: la trisomia 21 e – negli anni seguenti – l’origine cromosomica anche di altre malattie. Quando scopre che c’è chi intende utilizzare la sua scoperta per individuare ed eliminare in utero gli embrioni affetti dalla trisomia21, afferma sempre più forte la sua posizione in difesa della vita. «In uno dei pannelli della mostra si ricorda che Lejeune è un “Servo di Dio”, cioè è stata aperta la causa di beatificazione» sottolinea Soave nel ricordare una delle frasi dello stesso scienziato francese scomparso nel 1994: «Noi attestiamo che ogni essere umano è una persona». Ma per Soave questa frase da sola non basta, «occorre andare a fondo, andare alla radice chiedendosi che cosa è una persona. Ma ancora, se quell’ammasso di cellule, quell’embrione è una persona? È un essere umano? Queste le domande. Per Lejeune l’essere umano è quello stato del vivente creato a immagine del suo Creatore, l’uomo è immagine di un Altro».

Soave ricorda anche come per rispondere alle domande sul valore della persona, sul perché non sopprimerla al suo esordio sta tutto nel «riconoscimento dell’origine. L’uomo è l’unico livello della creazione che si mette in relazione con quel Tu» dice con forza. Da qui anche l’azione pratica della Fondazione Lejeune, che ha l’obiettivo di stimolare la ricerca, curare le persone e difendere la vita. «Non a caso alla fine del percorso della mostra c’è anche un avviso per invitare a supportare da un lato la ricerca dall’altro aiutare le famiglie delle persone affette da malattie genetiche» osserva Soave. «L’obiettivo è creare un network internazionale, mettendo in rete le associazioni, ma anche finanziare la ricerca, le terapie stanno facendo progressi notevoli» ricorda (c’è anche un indirizzo email cui fare riferimento: ricerca.down@gmail.com).

Nel parlare di questi temi Carlo Soave usa toni molti accorati, e non a caso, se si guardano i numeri che vengono presentati nei depliant a fine con il materiale informativo sono impressionanti, in particolare quelli relativi alla campagna “Stop eugenics now”: in Europa circa il 90% delle persone affette da trisomia 21 diagnosticate non vengono fatte nascere.


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