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Forza bambini: armatevi

Il New York Times rivela le subdole manovre delle aziende produttrici di armi per avvicinare i ragazzi a pistole e fucili. Dai finanziamenti alle scuole alle riviste specializzate, tutto è lecito per far crescere piccoli armati

di Gabriella Meroni

Il New York Times sposa in pieno la campagna contro l'uso e abuso delle armi da fuoco negli Stati Uniti, e inaugura una serie di articoli che cercano di documentare – dati e storie alla mano – l'azione delle lobby delle armi sulle menti dei consumatori giovani e meno giovani per convincerli a comprare armi da fuoco e a usarle.

In uno di questi articoli, uscito il 26 gennaio, si fa luce su un aspetto inquietante: la pubblicità e il marketing diretto ai minorenni per convincerli ad avvicinarsi alla caccia e agli sport legati al tiro. Una delle realtà più attive in questo senso è lo Scholastic Shooting Trust Fund, un fondo che finanzia ogni anno la creazione di shooting team (squadre di tiro a segno) nelle scuole americane. Recentemente sul sito dell'associazione è comparso un appello pro raccolta fondi di Larry Potterfield, presentato come "Presidente della Midway Foundation" (assolutamente vero) ma anche (omesso) fondatore della Midway USA, una delle maggiori aziende produttrici di armi degli Stati Uniti.

Le aziende produttrici di armi sfruttano proprio questo canale: il non profit, le fondazioni, i finanziamenti ai boy scout o alle associazioni di quartiere per entrare in contatto con i giovani e spingerli verso la caccia o il tiro a segno, sostenendo che si tratta di sport che mettono a contatto con la natura e offrono l'occasione di farsi nuovi amici. Peccato che per praticare queste attività ci si debba munire obbligatoriamente di un'arma da fuoco.

Ovviamente non si limitano a questo, nota il NYT: la strategia comprende anche marketing di abbigliamento in stile militare per "junior shooters" (giovani tiratori), organizzazione di tornei di tiro a segno, promozione e consulenza nella realizzazione di videogiochi violenti. C'è anche una rivista, intitolata appunto "Junior Shooters Magazine", dedicata ai ragazzi che praticano sport che prevedono l'uso delle armi, nella quale non è difficile leggere pubblicità del tipo "fatti regalare un fucile a Natale, pensa che bello trovarlo sotto l'albero".

Il New York Times ha scoperto che si tratta di mosse non casuali, ma calcolate e determinate da una crisi che da alcuni anni ha colpito il settore della caccia e degli sport di tiro. Per questo le aziende, cinque anni fa, si sono unite e hanno steso un documento riservato in cui si sono impegnate a lanciare una campagna di "reclutamento e mantenimento" di nuovi, giovani clienti.

Il NYT ha potuto mettere le mani anche su uno studio, commissionato l'anno scorso dall'industria delle armi sportive, che suggeriva di indirizzare gli sforzi  di marketing verso i ragazzi dagli 8 ai 17 anni, cercando di trasformarne il numero più alto possibile in "ambasciatori delle armi" presso i coetanei, per convincerli che sparare è bello. Se il messaggio fosse troppo forte, suggeriva lo studio, sono accettabili anche le iniziative che riguardano il tiro con l'arco o il paintball (il gioco in cui ci si spara addosso palline piene di vernice). Nel 2010 secondo il NYT l'industria ha finanziato con 21 milioni di dollari vari programmi pro armi sportive nelle scuole americane, il doppio di quanto investito nel 2005.

"Meglio insegnare ai bambini come usa le armi in modo sicuro attraverso la caccia e i poligoni", sostiene il presidente della  National Shooting Sports Foundation, Steve Sanetti. "In questo modo si possono avvicinare senza pericolo al mondo delle armi, una tradizione americana". Per Sanetti il governo non dovrebbe intromettersi in queste questioni: "Devono decidere i genitori se un bambino deve sparare o no, e con quale arma. Lo Stato non c'entra".
 


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