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Callipo: solo Renzi può salvare la Calabria

Nel giorno del discorso al Parlamento Europeo con cui il Premier italiano ha inaugurato il semestre di presidenza italiana l'imprenditore calabrese Pippo Callipo, presidente dell'associazione “Io resto in Calabria” con una lettera aperta, ha lanciato l'allarme Calabria. «Mi appello a lei perché solo lei in questo momento, ha in mano il destino della nostra regione»

di Lorenzo Alvaro

Ieri è stato il giorno del semestre europeo targato Italia. Matteo Renzi, in veste di premier, è intervenuto davanti al Parlamento Europeo per tracciare le linee guida alla base della guida italiana. Un discorso incentrato sulla crescita. Uno dei punti su cui Renzi ha voluto puntare è la posizione dell'Italia che vuole cambiare l'Europa cambiando prima se stessa. Nella stessa giornata però dall'Italia, anzi dalla Calabria, è arrivato un appello, un grido d'aiuto. A lanciarlo l'imprenditore Pippo Callipo, proprietario della “Callipo Group”, ex presidente di Confindustria calabrese e fondatore dell'associazione “Io resto in Calabria. L'imprenditore è da anni impegnato nel contrasto alla 'ndrangheta per quella che lui chiama «una rivoluzione culturale» che possa salvare la regione. Vita.it lo ha intervistato.  
 

Pippo Callipo, presidente di Callipo Group


Presidente, ieri ha pubblicato una lettera aperta. Un appello al Premier Renzi. Perché?
Perché non si è dimostrato coerente con il suo modo di agire

In che senso?
È stato determinato e deciso all'interno del suo partito, lo è stato poi nel Parlamento italiano ed infine lo è stato ieri nel Parlamento Europeo. Si è sempre mosso in modo autonomo, libero e risoluto. Qui in Calabria invece le cose stanno andando in modo diverso

Cosa sta succedendo?
Il Pd ha sette candidati alle primarie per le elezioni Regionali. Tutte persone sul campo da 30 anni a questa parte. Stanno affidando la nave agli stessi mariani che l'hanno già fatta finire sugli scogli. I cittadini di fronte a tutto questo sono impotenti. L'unica cosa che possono fare è non andare votare o andare a votare scheda bianca

E a Renzi cosa chiede?
Di prendere una decisione. Commissari la Regione. In alternativa decida lui i candidati. Chiunque siano, da dovunque vengano. Questa è l'unica speranza. Che Renzi rompa tutto, decida e risolva la situazione. Come gli italiani lo hanno seguito avendolo visto risoluto così lo seguiranno anche i calabresi. Per ora invece il Pd ci ha abbandonato

In che senso?
È stato qui Guerini, il suo braccio destro e vice segretario, e ci ha detto «non interferiamo nelle cose della Calabria». È una dichiarazione gravissima. Ci trattano come il polpo, che si cucina nella sua acqua. In sostanza è come dire: scannatevi tra di voi e poi vediamo chi saranno i superstiti

Però non sarò solo un problema di guerra intestina al Pd?
Certo che no. È un fatto ampio. Abbiamo una mala politica collusa con la 'ndrangheta e con i prenditori (gli imprenditori corrotti). Tutta gente che sta bene. È la società civile che sta male. Perché a causa di questo para Stato e dei loro affari abbiamo le strade abbandonate, siamo sepolti dalla spazzatura, la burocrazia è insormontabile. Qui c'è la mafia con la penna, molto peggiore di quella con la pistola   

Lei ha sempre parlato di “rivoluzione culturale”. Secondo lei Renzi può dare il via a questo cambiamento?
Non parlo più di "rivoluzione culturale”. Per cambiare la cultura ci vogliono cento anni. Non abbiamo più tempo. Oggi ci accontentiamo di una “rivoluzione” e basta. E Renzi può metterla in atto. Qui si vuole che tutto resti com'è. Questa gente riesce ad avere il sopravvento e ci tiene in questo stato di bisogno. I giovani vanno via. In una poesia, Nicola Giunta di Reggio Calabria scriveva “nani su’ iddi e vonnu a tutti nani”. Bisogna spazzare via questi nani, e l'unico che può aiutarci a farlo è Renzi

La Chiesa però si è mossa in questi giorni, con la scomunica di Papa Francesco alla 'ndrangheta e l'idea dell’arcivescovo di abolire i padrini. È già un primo passo, no?
Tutto questo bisognava farlo vent'anni fa. Ormai è tardi. Quello che non si capisce è che oggi la 'ndrangheta non è più qui, sta sotto casa vostra a MIlano e a Roma. Ieri hanno sequestrato alla famiglia Tripodi di Porto Salvo, Vibo Marina, a 5 chilometri da dove sono io, 35 milioni di euro di proprietà immobiliari. Due bar nel centro di Roma, uno a MIlano. Palazzi signorili a Roma e Torino. Qui non c'è più nulla da succhiare, da mangiare. La mafia va dove si mangia. Usano la Calabria per venire da voi. Ben venga la scomunica, ma per queste cose è tardi. Oggi ci vogliono scelte dure, ci vuole la guerra. O Renzi ci da una mano o siamo persi, definitivamente.


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