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Allergici all’ingiustizia: c’è un rapporto tra asma e disuguaglianza sociale

Uno studio mette in relazione il gap tra ricchi e poveri e il rischio allergico: chi vive in Paesi dove è forte la sperequazione tra ricchi e poveri ha infatti una maggiore probabilità di sviluppare allergie, in particolare l’asma. Se ne è parlato a Expo2015 grazie agli esperti dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma

di Gabriella Meroni

Le allergie, ormai è stato dimostrato, sono malattie del mondo ricco. La crescita dei soggetti allergici si registra infatti nei Paesi più sviluppati, con un alto reddito pro capite, negli strati più elevatie colti della popolazione: nel Regno Unito o l’Australia la percentuale di allergici raggiunge il 30%, in Indonesia e in Albania non si supera il 4%, mentre in Italia il dato è attorno al 10%. Uno studio recentissimo, appena pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology, afferma che c'è un fattore socio-economico capace di influenzare l’andamento delle malattie allergiche: la disuguaglianza. Chi vive in Paesi caratterizzati da una grande sperequazione tra ricchi e poveri ha infatti una maggiore probabilità di sviluppare allergie, in particolare l’asma. Se ne è discusso qualche giorno fa al convegno “AllergEat – l’allergia tra le malattie non trasmissibili: il paradosso dell’abbondanza”, realizzato dall'ospedale Bambino Gesù a Expo 2015 nell’ambito delle iniziative della Santa Sede.

Il link tra disuguaglianze e allergie è cosa seria. La World Bank ha stilato un indice della disuguaglianza nazione per nazione: l’Italia, cui è stato attribuito il valore di 35.5, conta un numero di asmatici significativamente inferiore rispetto agli Stati Uniti d’America che hanno una situazione sociale ed economica più disomogenea e un indice di disuguaglianza pari a 41.1. Altro esempio il Brasile: l’indice è di 53.1, la percentuale di asmatici del 23%. Nelle aree dove ci sono più tensioni sociali, dove è difficile mantenere i rapporti coesi e si manifesta maggiore stress, si concentrano quei fattori che possono favorire le malattie allergiche. E’ noto che lo stress sia un facilitatore di allergie: è scientificamente provato, infatti, che le mamme più stressate durante la gravidanza hanno più facilmente bambini allergici.

La cattiva distribuzione delle risorse alimentari nel mondo si associa non solo a patologie da denutrizione, ma anche da ipernutrizione e da malnutrizione in senso lato. La malattia allergica è tra queste ultime. La marcia verso le allergie diventa sempre più consistente nelle aree ricche del mondo. Studi internazionali hanno infatti dimostrato che c’è un rapporto diretto tra le malattie allergiche (in particolare l’eczema) e il reddito pro-capite di una nazione: quanto più un Paese è ricco, tanto più elevato è il numero di persone allergiche. Sono state rilevate differenze anche tra città (dove la popolazione è maggiormente allergica) e campagna, e confermata la correlazione tra il numero degli abitanti del comune dove si risiede e la probabilità di sviluppare allergia (più sono gli abitanti maggiore è la probabilità). All’interno delle famiglie, poi, il rischio si stratifica a seconda del grado di istruzione e della dimensione: la probabilità è maggiore quanto più i nuclei sono piccoli e di livello culturale elevato.

Il rischio allergico coinvolge anche i migranti: soprattutto se in tenera età, cambiando nazione di residenza cambia anche la probabilità di sviluppare le allergie tipiche del nuovo ambiente. Tra le cause del boom di allergie tra le popolazioni abbienti lo stile di vita in generale, il tipo di alimentazione, il grado di igiene e le modalità di svezzamento. Gli alimenti troppo manipolati e raffinati, l’eccessiva cura della pulizia, il minor contatto con ambienti naturali fa sì che il sistema immunitario dei bambini appena nati sia meno stimolato a produrre gli anticorpi in grado di proteggerli dalle allergie.

(Foto di Riccardo Bruni)


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