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Che fine hanno fatto le scuole aperte?

Saranno pubblicate tra una decina di giorni le graduatorie per il bando “Inclusione sociale e lotta al disagio”: saranno finanziati 4mila progetti per l'apertura delle scuole in estate e in orario extracurricolare. Le scuole potranno attivarsi immediatamente. Il bando stanziava 240 milioni di euro per espandere e dare continuità al progetto sperimentale che l'estate scorsa aveva aperto 400 scuole in quattro città d'Italia

di Sara De Carli

Le lezioni sono finite, le scuole chiudono. Niente scuole aperte quest’anno, non ancora almeno. Ma manca davvero poco. Il Miur fa sapere che ha bisogno ancora di una decina di giorni, poi le graduatorie saranno pubblicate e le scuole potranno attivarsi immediatamente. Ad oggi del bando “Inclusione sociale e lotta al disagio”, meglio noto come “Scuole al Centro, atto secondo”, non si sa nulla. Il bando stanziava 240 milioni di euro finanziati dal Fondo sociale europeo nell'ambito del PON 2014-2020, è stato pubblicato il 16 settembre 2016 e scadeva il 31 ottobre 2016. Le scuole hanno presentato progetti per 240 ore di attività extracurrucolari, dallo sport al teatro, dalle lingue straniere alla musica all’arte alle competenze digitali e gli interventi avrebbero dovuto partire già nel corso dell’anno scolastico appena concluso.

La sperimentazione dell’estate 2016

Il 1° luglio 2016, per la prima volta nella storia, 400 scuole d’Italia riaprirono durante l’estate. L’iniziativa fu battezzata “Scuola al Centro” e coinvolgeva le scuole delle periferie di quattro città – Napoli, Milano, Roma e Palermo. Il MIur stanziò 10 milioni di euro. Era questa la novità: non si trattava di corsi o summer camp pagati dai genitori e ospitati nelle strutture scolastiche (quelli esistono da tempo), ma di un’iniziativa ministeriale con fondi pubblici che ridisegnava l’idea stessa di scuola: «una scuola iscritta all’interno di una comunità, un’infrastruttura sociale che appartenga a famiglie e studenti come una seconda casa, non solo quando ci sono le lezioni e quando il tempo è scandito da una campanella. Abbiamo immaginato una scuola connessa con il territorio che la circonda, capace di intercettare le energie di enti locali, imprese, Terzo settore», aveva spiegato la ministra Stefania Giannini, illustrando il progetto. Durante l’estate la ministra visitò diverse esperienze e il 16 settembre 2016 il Miur pubblicò un bando che doveva rendere strutturale quella micro esperienza estiva, nella consapevolezza che i progetti per contrastare la dispersione scolastica e realizzare percorsi di inclusione sociale – questa era l’ambizione delle scuole aperte – hanno bisogno innanzitutto di continuità: 240 milioni di euro, una cosa mai vita. L’obiettivo era quello di raggiungere 6mila scuole, il 72,4% degli istituti d’Italia, dando a ciascuna una dotazione che poteva arrivare fino a 40mila euro per realizzare attività educative extracurricolari di sport, teatro, lingue straniere, musica, arte, competenze digitali. Duecentoquaranta ore in più, per dare ai ragazzi proposte di qualità e – soprattutto in alcune realtà del Paese – una alternativa alla strada.

L’iter del bando

Che fine ha fatto quel bando? Perché le graduatorie non ci sono ancora? Intanto per l’avviso 10862 c’è stata una prima proroga, al 14 novembre, per la presentazione dei progetti. Poi va ricordato il terremoto del Centro Italia: a ottobre il Miur aveva già annunciato che avrebbe previsto una riapertura del bando per le sole scuole dei territori colpiti dal terremoto, quando le scuole fossero tornate pienamente funzionanti. A queste scuole fra il 5 e il 28 aprile 2017 è stata data la possibilità di inviare progetti. Poi c’è stato un cambio di Governo. Insomma, per il Ministero il ritardo è di un paio di mesi al massimo. Il 30 gennaio è stata costituita una Commissione di Valutazione per i progetti presentati e – spiegano dal Miur – in una decina di giorni saranno pubblicate le graduatorie, che daranno il via libera a poco più di 4mila progetti sui 5mila ricevuti. In sostanza il 1° luglio 2017, in analogia a quanto accaduto l’anno scorso, i progetti potranno essere operativi. I finanziamenti inoltre non sono solo per l’estate, ma per attività che potranno svolgersi lungo tutto il 2017.

L’organizzazione dal basso e la scuola come bene comune

Scuole aperte in realtà ce ne sono e molte, anche senza i fondi del bando PON. A Milano ad esempio sono 45 le scuole che aderiscono al progetto “Scuole Aperte” del Comune di Milano, centrato sulla convinzione che la Scuola rappresenti una delle più grandi potenzialità sociali del nostro Paese, sia in quanto luogo aperto e democratico di crescita, sia come teatro di incontri, scambio e arricchimento. Per dirla con Stefano Boeri, le scuole sono «la più grande infrastruttura sociale» del Paese. E se Milano ha fatto da apripista aprendo un ufficio ad hoc nel 2014 e redigendo un Vademecum per le Scuole Aperte, lo scorso 18 maggio, con un convegno a Mantova, è nata ufficialmente una rete che riunisce le esperienze di Milano, Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova, tutte città che credono nelle esperienze di scuola aperta e che stanno lavorandoci. Il coordinatore dell’Ufficio Scuole Aperte del Comune di Milano, Giovanni Del Bene, rivendica una radicale differenza di senso fra i progetti che saranno finanziati con il bando PON e le Scuole Aperte: «il PON incentiva la realizzazione di attività extracurricolari e una scuola che resta aperta oltre l’orario delle lezioni, ma è sempre la scuola che fa il progetto e presenta la domanda, è la scuola che resta protagonista, eventualmente avvalendosi in seconda battuta della collaborazione con i genitori o con associazioni del territorio. La nostra idea di Scuola Aperta invece è diversa, i protagonisti sono i genitori riuniti in associazioni, sono loro che gestiscono la scuola e questo fa una scuola come bene comune».

L’idea di una scuola aperta, che proprio VITA contribuì a presentare nel giugno 2014, è comunque ormai al centro delle strategie innovative educative, sociali e culturali. Tutte le 10 azioni del PON 2014-2010, con i relativi bandi, presentate a fine gennaio, hanno come comun denominatore «una scuola aperta, inclusiva e innovativa»: sono 830 milioni di euro di fondi strutturali europei, con alcuni bandi ancora aperti. Intorno alla scuola aperta, in sinergia stretta con le realtà del territorio, cresceranno anche i progetti di contrasto alla povertà minorile legati al Fondo creato dalle fondazioni bancarie: le azioni per la prima infanzia dovrebbero partire grossomodo insieme all’anno scolastico, quelle per l’adolescenza invece più tardi. Infine il bando “Spazio alla cultura” del MIBACT sostiene progetti di tutela, promozione e valorizzazione dei beni artistici e culturali del Paese proposti da istituzioni scolastiche, in collaborazione con enti locali, associazioni, onlus, finalizzati all’apertura della scuola in orari extrascolastici.

In foto, l'esperienza di Scuola al Centro alla Ilaria Alpi di Milano, nel luglio 2016


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