Famiglia & Minori

#ripartiamodallascuola non è stato un hashtag: 5,7 milioni di euro donati

Pochi giorni dopo il terremoto del 24 agosto, il Miur per la prima volta decide si distaccare una task force di suoi funzionari sul territorio e poi di lanciare una grande iniziativa a sostegno delle scuole delle zone colpite dal terremoto. Sono arrivati 5,7 milioni di euro, che si affiancano alla raccolta tramite sms e alle tante iniziative del non profit. In questo anno la scuola è stata davvero il fulcro della rinascita

di Sara De Carli

Sono 5,7 milioni gli euro donati da privati a supporto delle scuole nei Comuni colpiti dal terremoto del Centro Italia, per realizzare moduli provvisori o acquistare materiali. Si tratta di risorse che le scuole delle aree colpite dal terremoto hanno ricevuto da privati o tramite fondazioni e associazioni per i moduli provvisori, nell’ambito dell’iniziativa #ripartiamodallascuola. Il Miur ha gestito il coordinamento delle donazioni: ha fatto incontrare “domanda e offerta”, segnalando a chi si era reso disponibile per le donazioni le scuole che avevano bisogno di fondi per proseguire la loro attività. Le risorse sono andate o direttamente alle scuole o agli enti locali, altre volte ancora sono state realizzate direttamente le strutture e poi trasferite in proprietà agli enti locali. Ogni scuola ha pubblicato sul proprio sito l’entità della donazione ricevuta. Sono 5,7 milioni, quindi, che non hanno nulla a che vedere con l’sms solidale dedicato alla scuole che si è svolto fra gennaio e febbraio 2017 la cui competenza è della Protezione Civile (quasi 23 i milioni donati dagli italiani per il terremoto che ha colpito il Centro Italia un anno fa, di cui oltre 3 vincolati alla ricostruzione delle scuole, per il restauro di otto scuole).

Attorno alle scuole è davvero ricominciata la vita delle comunità colpite dal terremoto del Centro Italia di un anno fa. La scuola è stata una comunità fondante e rifondante di questi territori. Nell’anno scolastico 2016/2017 sono stati 2.429 gli alunni accolti in moduli provvisori, con 1.838 banchi forniti dal Miur, 30 LIM, 480 pc e 3,2 milioni per attrezzature varie, trasporti, attività extracurricolari. Per l’anno scolastico che sta per iniziare ci sono 16 milioni di euro per moduli e strutture provvisorie e 16 milioni perle necessità di docenti e Ata, grazie alle deroghe previste dal decreto Sud.

«La Protezione Civile ci ha detto non di non inviare kit sanitari o alimentari. Dopo 20 giorni dalla prima scossa ci ha contattato il Miur e ci ha chiesto di costruire una scuola ad Arquata del Tronto perché i bambini avevano iniziato l’anno scolastico in tenda… È stata solo la prima», ha raccontato ad esempio ieri Mariachiara Roti, vicepresidente della Fondazione Francesca Rava – NPH Italia e responsabile insieme ad Elisabetta Strada dei progetti di ricostruzione. Era il 6 settembre 2016, due settimane dalla prima scossa di terremoto, quando Patrizia Palanca, la dirigente della scuola di Acquasanta, con la voce che tremava per la commozione mi disse: «Mi scusi, ma dopo tanti anni, davvero non avrei mai pensato… mi commuovo. Non avrei mai immaginato che il Ministero potesse essere così tanto e così concretamente vicino. Perché una cosa è pensare a un Ministro che viene, fa delle promesse, emana delle direttive dal suo ufficio, un’altra cosa è avere il ministero qui, con due direttori generali, con funzionari così competenti e insieme così squisitamente umani. Non lo dico per piaggeria… veramente questa presenza delle istituzioni è fondamentale. La prima volta che ho chiamato le famiglie e ho presentato i funzionari del Miur, dicendo “il ministero è qui con noi”, i genitori erano increduli».

Fin dai primissimi giorni dopo il terremoto due direttori generali e undici funzionari del Miur sono stati distaccati a Rieti, presso il Dicomac: hanno girato in continuazione sul territorio, incontrato amministratori, dirigenti, insegnanti, famiglie, studenti. È stata la prima volta, nell’ambito di un’emergenza, che il Miur ha scelto di essere sul campo in questo modo, facendo anche da cabina di regia per gli aiuti diretti alle scuole del cratere tramite l’iniziativa #ripartiamodallascuola: donazioni ma anche scambi fra classi, ospitalità, progetti. Anche in questo caso il Miur ha avuto il ruolo di coordinamento, le scuole hanno poi deciso di portare avanti gemellaggi e progetti in comune in maniera autonoma.

«In questa ricorrenza, il mio più sentito ringraziamento va a tutte e tutti coloro che hanno lavorato per far ripartire la scuola nelle zone colpite dal sisma, per ricominciare tutti insieme dalla scuola, per tornare alla normalità proprio attraverso la quotidianità vissuta in classe», ha detto ieri la ministra Valeria Fedeli, che è stata ad Accumuli. «Un grazie importante va a tutte le associazioni e a tutti quanti hanno dato il loro aiuto per garantire alcuni dei moduli provvisori per gli istituti scolastici grazie a generose donazioni, per organizzare progetti e attività extra per non lasciare studentesse e studenti soli dopo le lezioni».

Perché molto c’è ancora da fare. Save the Children ha evidenziato in un report la preoccupazione per il fatto che il 34% delle scuole dove sono stati effettuati i sopralluoghi è risultato inagibile e per i tempi lunghi che si prospettano per la messa in sicurezza delle scuole. È di ieri anche la denuncia accorata di Telefono Azzurro: «Ora non c’è nulla per i bambini ad Amatrice e dintorni. È importante che ripartano le attività scolastiche e sportive al più presto, così come dare loro uno spazio di aggregazione come il parco giochi. Ora devono andare lontano dal paese. I ragazzi hanno bisogno di ritrovarsi tra di loro e gli educatori devono ritrovare con loro percorsi di identità del gruppo».


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