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Sanità & Ricerca

Covid, non lasciate la comunicazione nella mani di un militare

È sacrosanto che l’esercito si occupi della logistica ma è inopportuno che, ad esempio, sul caso tamponi nelle Regioni parli un militare. Com’è successo in questi giorni

di Alessandro Banfi

Ieri è stata una giornata record per i contagi da Covid in Italia. Sono stati quasi 80 mila in un giorno. È la quantità e la velocità della variante Omicron a preoccupare: la malattia infatti sembra cambiata in meglio, nel senso che ha conseguenze più lievi, ma il sistema sanitario vacilla. A cominciare dal tracciamento dei tamponi. Anche su quel fronte ieri giornata record con più di un milione di test fatti in un giorno. Ma lunghissime file e disagi ci sono stati in tutto il Paese, finito nel caos. Si teme che un simile collasso arrivi anche negli ospedali. Come purtroppo sta già succedendo in Francia, ieri 180 mila casi, e in Gran Bretagna, ieri 130 mila. Stamattina Cts e governo devono intervenire. L’esperienza della Germania (lockdown per i non vaccinati) suggerisce una via possibile. L’altra è ridurre gli obblighi e i tempi di quarantena, almeno per i circa 18 milioni di italiani che hanno ricevuto la terza dose. Vedremo che cosa decideranno.

Parere personale: è sbagliato affidare la comunicazione sul Covid ad un militare, come il generale Figliuolo. È sacrosanto che l’esercito si occupi della logistica ma è inopportuno che, ad esempio, sul caso tamponi nelle Regioni parli un militare. Com’è successo in questi giorni. Stamattina Michele Serra su Repubblica difende la sua “franchezza alpina”. Sarà, a noi sembra fonte di equivoci e problemi. Sogno uno come Joaquim Navarro (vi ricordate il portavoce di Giovanni Paolo II?), ma anche come un Giovanni Grasso (attuale portavoce di Mattarella) che faccia finalmente questo lavoro: sentire tutti gli esperti scientifici e responsabili logistici per poi mandare i messaggi giusti agli italiani.


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