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Teddy e Sharon, collane e coraggio per sconfiggere l’Aids

di Daniele Biella

Da uno slum di Kampala, Uganda, all'incontro con funzionari e deputati dell'Unione europea. Ecco le storie di empowerment di due tra le 1300 donne affiancate da Avsi e l'ong locale Meeting point international

Le storie di vita sono intense, dure, drammatiche. Ma ora la parola comune è una sola: rinascita. Questo sta accadendo per almeno 2mila donne sieropositive dell’Uganda, in particolare negli slum di Kampala. È qui che l’ong Avsi, in collaborazione con l’efficace associazione partner locale, Meeting Point International, negli ultimi 13 anni ha permesso azioni di empowerment femminile come la nascita di gruppi di risparmio, la costruzione di una scuola per i propri figli e l’avvio di diverse attività economiche.

Un esempio di attività? Produrre collane e altri oggetti di bellezza partendo da materiale di recupero. E intrecciando fili e perle che, infatti, la 45enne Teddy Bongomin e la 20enne Sharon Akidi, stanno contribuendo all’economia delle rispettive famiglie e la loro esperienza è diventata un modello presentato da loro stesse il 5 e 6 giugno 2018 a Bruxelles davanti a vari funzionari e parlamentari europei negli Edd, European development days. “Raccontiamo le nostre storie di difficoltà e riscatto”, dicono a Vita.it che le ha raggiunte, mentre tutt’attorno, sia allo stand Avsi sia prima e dopo gli incontri, persone le fermano – con interesse spontaneo, per nulla di facciata – chiedendo loro informazioni e non di rado fabbricano insieme a loro i prodotti che poi possono tenere con sé.

“Nel 1992 l’Hiv mi ha portato via i genitori, avevo 19 anni”, è l’esordio di Teddy, “non è stato per nulla facile crescere senza, per di più vivendo in una baraccopoli”. La seconda pagina nera della sua vita è invece più recente: “cinque anni fa sono rimasta vedova, mio marito era dipendente dall’alcol. Sono rimasta sola con i mei figli naturali, 3 maschi e una femmina, che oggi hanno 24,22,17 e 10 anni, e un bimbo abbandonato trovato dalla Polizia che ho poi preso con me, di 8 anni”. La domanda arriva spontanea: come è riuscita a crescerli? “Con il supporto degli operatori di Meeting Point International. Quando hanno conosciuto la donna, mentre il progetto di sostegno alle famiglie sieropositive muoveva i primi passi, lei viveva per strada. “Mi hanno ridato speranza, non smettendo mai di sostenermi, anche nei momenti davvero difficili”. Che ci sono ancora, ma nel frattempo grazie all’empowerment – aumento di consapevolezza, capacità e autostima – Teddy ha affiancato lavoro nei campi a una formazione nell’ambito della gestione finanziaria, tanto da essere in grado oggi di gestire l’economia della propria famiglia e insegnare ad altri anche nell’ambito dell’assistenza sociale: è una Cbt, Community-based trainer, aiuta le donne proprio nella gestione economica familiare. “Mi sono sentita valorizzata e quindi ho ripreso in mano la mia vita, altrimenti oggi sicuramente non sarei viva”, sottolinea la donna, “ho scoperto i miei talenti e oggi riesco a scoprire quelli degli altri. È un processo di crescita personale fondamentale, perché ti fa passare attraverso ogni sfida imparando sia dalle vittorie che dalle sconfitte”.

Ha meno della metà degli anni di Teddy l’altra donna-coraggio presente a Bruxelles con Avsi: Sharon, nel pieno dei suoi 20 anni che compie in questi giorni, ti accoglie con un sorriso disarmante. “Ho finito le superiori, il rpossimo settembre andrò a studiare economia in una scuola di specializzazione, per diventare contabile”. Le collane che intreccia con fare sicuro sono l’altra attività che la tiene occupata nelle sue giornate a Kampala, dove è arrivata da piccola, quando sua madre si è trasferita da un piccolo villaggio con lei, i suoi 4 figli e suo padre, che ha a sua volta due figli da un’altra relazione. “Siamo arrivati in città per decisione proprio di mia madre, che ha l’Hiv, ma che è voluta venire via per la pericolosità di Acholi land, dove vivevamo, zona del Nord Uganda in cui imperversava la guerra civile”. Qui la donna ha conosciuto Meeting Point International, che nel garantirle l’accesso alle cure ha preso a cuore anche lo sviluppo dei figli, di cui Sharon è la maggiore. “Nei primi tempi, quando era veramente ardua, abbiamo ricevuto cibo, materiale scolastico, non me lo dimenticherò mai e oggi capisco quanto anche le piccole attenzioni possano essere importanti nella vita di ogni essere umano”, ricorda. “Dalla fine della scuola primaria in poi ho iniziato a fabbricare collane e braccialetti con materiale di recupero. Allora era un hobby, ora è diventata un’attività che insegno ad altri e che genera un piccolo profitto”. Oltre a questo, Sharon è assistente insegnante alla Scuola materna Luigi Giussani, costruita da Meeting Point International. Due volte alla settimana lei e Teddy vanno a vendere anche in uno dei mercati zonali attorno allo slum. “In strada non si può vendere, se ti trovano vieni arrestato. Ma per molte persone vendere prodotti per le strade è l’unica possibilità per dare da mangiare ai propri figli: questo è uno dei problemi principali di chi vive nelle baraccopoli”. Un altro problema è, come spesso accade in contesti di miseria, proprio l’alcol, “che può colpire sia le madri che i padri, e le conseguenze ricadono inevitabilmente sui figli”.

Pur in una situazione drammatica Teddy, Sharon e le tante donne dei progetti di empowerment di Avsi e Meeting Point International ce la stanno facendo: segno che le soluzioni ci possono essere. Sta alle comunità, in particolare a chi le rappresenta ovvero alle autorità locali e nazionali, rimboccarsi le maniche più di quanto si stia facendo ora.


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