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A Colombo il mare ha bagnato le armi

Nell’isola che faticosamente usciva dalla povertà il maremoto porta una conseguenza paradossale.

di Maurizio Pagliassotti

Il cataclisma asiatico che si è scatenato il 26 dicembre ha distrutto forse anche il nome più antico e fascinoso dello Sri Lanka: Serendib, ovvero isola dei gioielli, in seguito poi aggettivato in serendibty, luogo dalle scoperte insolite e fantastiche. Come potrà infatti la ?perla d?oriente? tornare ad essere quello che un tempo non remoto fu? Lo Sri Lanka intreccia indissolubilmente storie di uomini e dei, demoni e combattenti, navigatori, santi e martiri. Il poema epico indiano Ramayana, risalente a più di venti secoli fa, racconta del dio Rama che accorse sull?isola a salvare Sita, sua sposa, dal pericoloso Rwana, demone re del Lanka. Ci passò anche il Buddha durante l?ascensione al paradiso e pose un piede sulla cima della montagna più alta dell?isola lasciando la sua sacra impronta, poi divenuta oggetto di reliquia e pellegrinaggio di masse di buddisti. Monte da cui il progenitore biblico di tutti gli uomini, Adamo, si voltò per l?ultima volta ad ammirare il paradiso terrestre da cui era appena stato cacciato. Simbad il marinaio, il protagonista della celebre raccolta Le mille e una notte, fece sull?isola ben due viaggi accumulando una grande ricchezza. Ma la storia di Simbad nel tempo si è ripetuta e lo Sri Lanka ha visto l?arrivo di conquistatori dall?India meridionale, dal Medio Oriente ed infine dall?Europa con portoghesi, olandesi e inglesi. Ora tutto è distrutto. Vite, famiglie, barche di pescatori, case e baracche, oggetti e piccoli tesori. Tutto è finito in fondo all?oceano, preteso da una natura che elimina i deboli, senza pietà. Nella terra dei Tamil Avevo percorso le strade dello Sri Lanka solo pochi mesi fa, mettendo piede in quelle regioni del Nord che sino al 2004 erano chiuse agli stranieri: lungo la mitica statale A9 che porta a Kilinochi, capitale del territorio che, dopo venti anni di guerra civile, 60mila morti e un numero non calcolabile di mine innescate abbandonate nei campi, è stato riconosciuto alla guerriglia separatista del Nord, il Ltte – Liberation Tigers of Tamil Eelam, che lo amministra autonomamente. Ho avuto l?impressione di essere in un lembo di terra ancora vergine dove, a differenza della restante parte del paese, nessun furbo affarista cerca di venderti la sua pelosa amicizia. Orgoglio etnico, religione, economia: ecco gli ingredienti del conflitto che hanno dilaniato per vent?anni lo Sri Lanka. Di religione induista, i Tamil sono sempre stati identificati come un pericolo incombente dai singalesi, a loro volta buddisti. Pericolosi per la loro alta scolarizzazione e intraprendenza ma soprattutto per gli stretti rapporti che gli emigranti Tamil hanno sempre mantenuto con la grande comunità madre della regione indiana del Tamil Nadu, più di quaranta milioni di persone. Ma i rapporti tra le due etnie sono sempre stati pacifici e collaborativi, anche per la protezione che gli europei hanno assicurato alla minoranza Tamil. Le tensioni sono nate dopo l?indipendenza dall?Inghilterra, nel 1948. Dapprima i motivi furono futili e diedero vita a scaramucce, ma poi le tensioni ebbero un?infiammata, fomentate dal Raw – Research and analysis wing, il servizio segreto indiano che lavorava per dividere lo Sri Lanka in due Stati separati. Due leggi del 1970, fortemente restrittive per le libertà civili della minoranza Tamil, portarono alla creazione, tra i giovani, di bande armate. Il conflitto esplose nel 1983 a seguito di un attacco militare portato da un gruppo guerrigliero ai danni di una pattuglia di polizia singalese nella regione di Jaffna. Da quel giorno, l?isola splendente è stata terra di battaglie campali, attentati kamikaze, sfollamenti, bambini soldati, sequestri, torture, massacri diffusi ad opera di entrambi i contendenti, in una spirale di orrore e morte. Sino a quando, nel dicembre 2001 ai guerriglieri Tamil è stato riconosciuto un prezioso trofeo: una porzione di territorio, la zona intorno a Kilinochi, autonoma. Le parole d?ordine prima della catastrofe del 26 dicembre erano: economia, liberismo, crescita e sviluppo. Il Paese appariva in questo più frantumato che mai. Alberghi, fabbriche, centri commerciali: il nuovo che avanza sembrava un carro armato che travolgeva tutto e tutti, compresa l?economia e la tradizione locale. Effettivamente l?economia dello Sri Lanka correva, con un tasso di crescita superiore al 4% annuo. E ora che accadrà I settori trainanti sono tre: abbigliamento, turismo e la produzione di the. Il turismo di massa ha portato alla nascita di un fiorente mercato del sesso e la prostituzione minorile è una piaga che lo Stato non riesce, e forse non vuole, debellare. «Siamo costretti ad andare sulle spiagge a parlare con i ragazzi che si prostituiscono, perché nessuno fa nulla», racconta padre Emmanuele Janze, salesiano di Negombo. «Purtroppo per uno che riusciamo a strappare, dieci vi entrano». Diversa la situazione del turismo nella zona nord est dell?isola. Cittadine come Trincomalee, che per anni hanno subito le violenze sia della guerriglia che dell?esercito, vivevano una nuova stagione di prosperità grazie al turismo sostenibile, attuato in piccole guest house a gestione famigliare. Nessun mega albergo ma tante strutture ricettive modeste e integrate con il lento fluire della vita tradizionale, che si affacciavano direttamente sull?oceano. Non esiste più nulla. Il mare ha inghiottito tutto. Anche la guest house in riva all?oceano di Basa Dehand, il postino. Lui lasciava addirittura le chiavi agli ospiti al mattino perché l?impiego alla posta per lui era prioritario. «Fate come se foste a casa vostra», era solito dire prima di partire a bordo della sua motocicletta. Non era un modo di dire. Pace sulle macerie? Sulle macerie e i lutti che uniscono i contendenti si costruirà la pace? La situazione alla vigilia del maremoto era tesa ma non disperata. I colloqui di pace languivano da tempo tra mille ripicche e le minacce di ripresa del conflitto prorompevano con fervore da tutti i contendenti. Anche le ultime missioni di pace, capeggiate da diplomatici norvegesi e giapponesi, non avevano dato soluzione alle annose e interminabili dispute territoriali tra governo e guerriglia. Apparentemente il maremoto ha spazzato via anche tutto questo e sia la guerriglia che il governo centrale appaiono al momento svuotati della passata bellicosità. I propositi di vendetta, gli attentati e i rapimenti, che continuavano a perseguitare lo Sri Lanka fino al giorno prima della catastrofe, saranno superati almeno in questa occasione?


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