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Starita: «Adozioni internazionali, la nuova era è già iniziata»

Il 2023 sarà l'anno con i numeri più bassi di sempre. Adozioni sospese in Russia, Ucraina e Cina, con decine di famiglie bloccate. Più di 900 coppie ferme da prima del Covid, mentre un terzo delle coppie che hanno dato mandato nel 2021 hanno concluso le adozioni già nel 2022. Cosa sta succedendo alle adozioni internazionali? In dialogo con Vincenzo Starita, appena riconfermato alla vicepresidenza della Commissione Adozioni Internazionali

di Sara De Carli

Un triennio iniziato nel pieno della pandemia «e nessuno poteva immaginare che gli effetti sarebbero durati tanto a lungo». Poi una guerra che ha coinvolto due dei Paesi di provenienza numericamente più importanti per il sistema delle adozioni internazionali italiano, Federazione Russa e Ucraina, che di fatto hanno sospeso le adozioni. Lo stesso la Cina. Il 2023 così, sarà l’anno con meno adozioni di sempre. Novecento coppie in attesa da anni (51,4 mesi è il tempo medio dalla dichiarazione di disponibilità all’adozione all’autorizzazione all’ingresso in Italia dei minorenni nel primo semestre del 2023), mentre un terzo delle coppie che avevano dato mandato nel 2021 avevano già concluso l’adozione nel 2022. Vincenzo Starita, vicepresidente della Commissione Adozioni Internazionali, ha terminato a metà ottobre il suo mandato ed è stato riconfermato dalla ministra Eugenia Roccella. Un’intervista per fare il punto.

Qual è il bilancio di questi tre anni? 

Sono un ciclista dilettante e dal ciclismo ho imparato che quando la strada è molto in salita bisogna tenere gli occhi bassi e pedalare: buttare lo sguardo troppo avanti può essere pericoloso perché psicologicamente le difficoltà ti potrebbero annientare. La linea di condotta che ho tenuto in questi tre anni – e che continuerò ad avere anche nel prosieguo – è quella di affrontare le difficoltà giorno per giorno, ovviamente con degli obiettivi programmatici, però senza scoraggiarmi di fronte alla difficoltà, che sono state e sono veramente tante. Se non si scoraggiano le coppie, a maggior ragione non può scoraggiarsi il vicepresidente della Cai.

Dal ciclismo ho imparato che quando la strada è molto in salita bisogna tenere gli occhi bassi e pedalare: buttare lo sguardo troppo avanti può essere pericoloso perché psicologicamente le difficoltà ti potrebbero annientare

Vincenzo Starita, vicepresidente Commissioni Adozioni Internazionali

Ricordo sempre che l’Italia resta il Paese che fa più adozioni al mondo, proporzionalmente al numero di abitanti. In Francia per esempio nel 2021 e nel 2022 le adozioni sono state meno della metà delle nostre: noi abbiamo coppie fortemente motivate a realizzare l’adozione, anche sapendo che le difficoltà sono maggiori rispetto al passato. Perché dobbiamo dirlo: oggi nessuno può più pensare che adottare all’estero sia una  “via più rapida” per avere il figlio desiderato, così come lo si immagina o lo si desidera. Rispetto alle caratteristiche dei bambini ormai adozione nazionale e adozione internazionale si somigliano moltissimo.

Oggi nessuno può più pensare che adottare all’estero sia una  “via più rapida” per avere il figlio desiderato, così come lo si immagina o lo si desidera

Vincenzo Starita

I numeri parlano di un crollo, lo sappiamo tutti. Sembra che non ci sia ormai molto da dire su questo…

È vero, però i numeri – se li analizziamo bene – ci dicono anche che il 2020 è stato uno spartiacque. Noi oggi abbiamo un sistema a due velocità. Da un lato ci sono circa 900 adozioni ancora pendenti, depositate prima del 2020: sono adozioni per cui abbiamo difficoltà enormi nel portarle a termine. Si tratta di coppie che avevano presentato domanda di adozione in un momento storico in cui non solo il numero ma anche le caratteristiche dei bambini erano profondamente diverse rispetto alla realtà attuale. Coppie che speravano di adottare in paesi specifici, minori molto piccoli o comunque di età prescolare, senza problematiche sanitarie… I decreti di idoneità spesso contengono prescrizioni in questo senso, che riflettono quell’immagine dell’adozione che non corrisponde più alla realtà. I dati però (lo abbiamo rilevato anche con una certa sorpresa) ci dicono che un terzo delle coppie che hanno dato mandato nel 2021 – parlo di 170 coppie circa – già nel 2022 ha concluso l’adozione. Questo è un dato molto significativo: nel momento in cui le coppie hanno compreso la nuova realtà dell’adozione e vi si sono per così dire “adeguate”, ecco che le adozioni si concludono. Ripeto, le difficoltà maggiori si incontrarono proprio nel portare a termine le circa 900 adozioni antecedenti al 2020, per il vincolo del decreto, per il fatto che molte di queste coppie che avevano un desiderio adottivo ben chiaro non sono disponibili né hanno la forza – forse anche giustamente – di affrontare percorsi adottivi diversi.

Un terzo delle coppie che hanno dato mandato nel 2021, già nel 2022 ha concluso l’adozione. È un dato molto significativo: nel momento in cui le coppie hanno compreso la nuova realtà dell’adozione e vi si sono per così dire “adeguate”, le adozioni si concludono

Vincenzo Starita

Oggi i bambini che arrivano all’adozione internazionale sono bambini con bisogni speciali, perché gli altri trovano famiglia nell’adozione nazionale: il senso della sussidiarietà dell’adozione internazionale è questo, abbiamo preso un impegno firmando la Convenzione dell’Aja e non possiamo certo lamentarci del fatto che tanti Paesi stiano realizzando forme di protezione dell’infanzia, grazie anche alla cooperazione. Quello che noi dobbiamo fare, in ottica sussidiaria, è essere pronti ad accogliere i minori che ci vengono offerti, senza pensare che “domani” riusciremo ad aprire nuovi Paesi in cui ci aspettano tanti bambini piccoli e sani da adottare. A mio parere oggi siamo proprio in un momento epocale di cambiamento per la cultura dell’adozione: chi si avvicina all’adozione internazionale deve essere consapevole che sta facendo un grandissimo atto di amore, accogliendo un bambino che ha profonde difficoltà. Un percorso in cui ci saranno sicuramente tante gioie ma anche tanti momenti difficili.

In ottica sussidiaria, noi dobbiamo essere pronti ad accogliere i minori che ci vengono offerti. È un cambiamento epocale per la cultura dell’adozione internazionale: chi vi si avvicina deve essere consapevole che sta facendo un grandissimo atto di amore

Vincenzo Starita

Messa così pare che l’adozione internazionale sia una cosa da eroi…

Ma la vita è piena di tanti piccoli eroi! Ognuno di noi ogni giorno incontra persone che, ciascuna nella propria situazione, affrontano sacrifici enormi. Io girando il Paese incontro tante famiglie straordinarie, che hanno fatto un gesto di grande altruismo e che hanno raggiunto pian piano la serenità. Questo deve essere adeguatamente riconosciuto: da un lato nella preparazione delle coppie a questa nuova realtà dell’adozione, dall’altro – ed è un obiettivo programmatico del nuovo mandato che ci siamo posti insieme alla ministra Roccella – riconoscendo l’impegno di queste famiglie: l’obiettivo è avvicinare sempre di più l’adozione internazionale alla gratuità, prevedendo per il prossimo anno ulteriori aumenti dei rimborsi delle spese adottive.

Vincenzo Starita, vicepresidente Commissione Adozioni Internazionali

C’è stato un impegno progressivo su questo fronte durante il mio primo mandato e l’anno scorso abbiamo introdotto per la prima volta un bonus per le coppie che hanno adottato minori con special needs, che vorremmo estendere anche a chi ha adottato nel 2020/2021, perché vogliamo che sia chiaro che queste coppie non possono essere lasciate sole: sicuramente attraverso il lavoro egregio che fanno i servizi sul territorio, ma anche prevedere un contributo nella fase iniziale. 

L’obiettivo è avvicinare sempre di più l’adozione internazionale alla gratuità, prevedendo per il prossimo anno ulteriori aumenti dei rimborsi delle spese adottive

Vincenzo Starita

La formazione è cruciale, ce lo ripetiamo da tempo. Che novità ci sono?

L’obiettivo è far sì che la Cai si possa far carico delle spese della formazione, se non in toto almeno per buona parte: credo che sia un atto doveroso e in questo modo andiamo anche a incidere anche sui costi iniziali dell’adozione. Grazie alla collaborazione degli enti e della dottoressa Gemma Tuccillo abbiamo predisposto delle nuove linee guida per la formazione che viene data alle coppie quando conferiscono il mandato, per far sì che sia più uniforme. Il limite di un sostegno del pubblico ai costi della formazione iniziale era che qualche coppia poteva rinunciare durante il percorso, ma se la Commissione deve fare cultura dell’adozione è cultura anche una coppia che rinuncia perché ha compreso che il percorso dell’adozione non fa per lei. 

Con i dati degli ultimi anni, si impone il tema della sostenibilità: degli enti e del sistema. Come si regge un sistema che fa 1,38 adozioni al giorno? Cosa si sta facendo? Riconoscere agli enti un contributo per la formazione che svolgono va in questa direzione? Alcuni enti hanno chiesto che venga riconosciuta la loro attività per il post-adozione.

Sì, come va in questa direzione il decreto – già firmato dalla ministra e di cui aspettiamo la registrazione alla Corte dei Conti – che prevede un rimborso per i costi sostenuti dagli enti che eroicamente hanno resistito per l’intero anno scorso in Federazione Russa: la loro presenza ci ha consentito di concludere un numero rilevante di adozioni in quel paese, adozioni che purtroppo in futuro di fatto saranno sospese perché per una decisione dell’autorità russa tutti gli enti sono stati revocati o sospesi. Intanto quando lei dice 1,38 adozioni al giorno non tiene conto del fatto che moltissimi eventi fanno anche progetti di cooperazione internazionale e noi dobbiamo puntare su un ente sempre più qualificato che faccia adozione e cooperazione allo stesso tempo, questo è l’obiettivo a cui tendere. Diciamo che se è facile intervenire con dei sostegni diretti quando ci sono momenti di difficoltà straordinari – il Covid, la guerra – diventa più difficile invece prevedere degli interventi strutturali a sostegno degli enti, dal momento che si tratta comunque di enti privati per quanto svolgano un’attività che ha una valenza pubblicistica e senza finalità di lucro. Sul riconoscere per esempio l’attività di post adozione che fanno gli enti autorizzati, la questione è complessa. 

Oggi gli enti sono 47, fino a tre anni fa erano circa 80. In Francia però puntano ad averne solo 13. Noi dobbiamo avere enti sempre più forti e strutturati, quindi ben vengano le fusioni e le intese

Vincenzo Starita

Ci sono enti che hanno chiuso perché la situazione era insostenibile?

Non parlerei di enti che hanno chiuso, ma di enti – anche storici – che hanno scelto la fusione con altri soggetti e qualche altra è in dirittura di arrivo. Oggi il numero di enti è sicuramente ridotto, sono 47: fino a tre anni fa erano circa 80. Il sistema francese però attualmente conta meno di venti enti e il programma è di ridurli a 13, tra l’altro hanno differenziato la natura degli enti separando l’attività di cooperazione e di protezione dell’infanzia da quella di adozione, facendo una scelta diversa dalla nostra. Noi dobbiamo avere enti sempre più forti e strutturati, quindi ben vengano le fusioni e le intese: la Cai ha chiesto solo chiarezza nei confronti delle coppie, per cui il responsabile della procedura adottiva è l’ente a cui hanno dato il mandato.

Andiamo alla situazione dei singoli paesi, cominciando dalla Federazione Russa, dall’Ucraina, dalla Cina…

In Federazione Russa dopo l’inizio della guerra abbiamo realizzato 23 adozioni, che hanno portato in Italia 34 minori. Abbiamo ancora 7 coppie in attesa, con procedure avanzate: per loro dobbiamo capire se ci consentiranno di portarle avanti, magari prendendole in carico come Cai. La Federazione Russa infatti, senza una interlocuzione con la Cai, ha deciso nell’arco di tre o quattro mesi di intervenire con questi provvedimenti di revoca o sospensione fino al 2027, con comunicazioni inviate ai singoli enti. Abbiamo scritto che siamo che come Cai siamo molto rammaricati di queste loro decisioni e che vorremmo che il futuro di questi bambini sia tenuto fuori dalle relazioni geopolitiche, che speriamo le adozioni possano riprendere quanto prima e che i nostri enti continueranno a redigere le relazioni post adottive perché questi bambini fino alla maggiore età sono anche cittadini russi. Abbiamo già scritto e proveremo a scrivere di nuovo per capire se ci sono margini per concludere queste sette procedure in stato avanzato che sono ancora pendenti, però se non ci sarà una risposta oppure se la risposta sarà negativa non possiamo che prenderne atto. Qui si apre un’altra partita, che dobbiamo giocare nell’immediato futuro: una partita comune anche alle coppie che sono ancora in attesa in Ucraina, che ha anch’essa sospeso le adozioni e la Cina.

La Federazione Russa ha inviato agli enti provvedimenti di revoca o sospensione fino al 2027. Abbiamo ancora 7 coppie in attesa, con procedure avanzate: dobbiamo capire se ci consentiranno di portarle avanti

Vincenzo Starita

Anche qui abbiamo una situazione molto complessa perché i cinesi delle interlocuzioni a livello diplomatico importante che negli ultimi mesi abbiamo avuto anche con il ministro degli Esteri hanno ribadito la loro intenzione di interrompere per il futuro le relazioni in materia di adozioni, nel senso che loro hanno affermato che il paese ormai è in grado di farsi carico dei minori con l’adozione nazionale. Hanno però detto anche – e ribadito in svariate occasioni – che porteranno a conclusione le procedure in stato avanzato: fino ad oggi però, nonostante le nostre richieste, non hanno chiaramente risolto quello che è un enigma molto doloroso, cioè capire se questo significa che porteranno avanti soltanto le cinque procedure con pergamena rossa oppure se concluderanno anche le procedure delle coppie che hanno la pergamena verde. Le coppie – come è facile immaginare – non comprendono come mai non si riesca ad avere questo chiarimento, io però vorrei far capire che ci troviamo di fronte a una situazione molto complessa, devo dare atto che la diplomazia sta facendo sforzi enormi ma non è facile avere una risposta, forse anche gli stessi cinesi in questo momento non hanno preso una decisione in termini assoluti. Qualcosa che si muove c’è, una coppia con pergamena rossa nella seconda metà di novembre si recherà in Cina per completare – si spera – la prima procedura aggiuntiva e sono state chieste informazioni anche per le due coppie che non sapevamo ancora se siano da considerare o meno tra quelle che devono certamente andare avanti. Con profondo rammarico devo dire che la prima coppia che è stata chiamata per completare la procedura adottiva ha rinunciato e questo per noi è stato un dolore immenso: non nascondo che ci ha messo in difficoltà con l’Autorità cinese, dato che io ho scritto sempre che le coppie italiane consideravano già questi bambini come loro figli e non vedevano l’ora di completare le procedure adottive. Poiché comunque hanno mandato a chiamare anche la seconda… la speranza è che in futuro le cose possano migliorare. 

La Cina afferma che è in grado di farsi carico dei minori con l’adozione nazionale. Hanno però detto che porteranno a conclusione le procedure in stato avanzato: ad oggi però non sappiamo con certezza quali intendano

Vincenzo Starita

Si impone quindi sempre più spesso il tema del “cambiare paese” o cambiare ente, per n ragioni.

La volontà politica della ministra – poi c’è ovviamente il fatto che siamo sottoposti ai controlli contabili – è quella di prevedere per queste coppie, come per quelle che hanno dato o daranno un doppio incarico, un contributo economico che vada incontro alle spese iniziali che devono affrontare per cambiare il paese con lo stesso ente o per cambiare ente. C’è un decreto che stiamo formalizzando, che andrà a gravare sul bilancio del 2024: in questo momento non posso dire con certezza che il decreto supererà tutti i controlli, ma la volontà politica va in questa direzione. Abbiamo messo a bilancio anche un contributo una tantum per le quasi 900 coppie che sono in attesa dal periodo pre-Covid, proprio perché vogliamo dare un segnale di vicinanza a chi volesse cambiare paese.

Il 2023 sarà l’anno in cui avremo il dato più basso in assoluto, con una ulteriore diminuzione rispetto al 2022, ma ci sono le premesse per iniziare a pensare che piano piano potremmo recuperare terreno: i bambini ci stanno aspettando

Vincenzo Starita

Qualche nota positiva da dare c’è?

La disponibilità della Cambogia è confermata per riprendere le adozioni a inizio 2024: a breve dovrebbero essere accreditati gli enti. Abbiamo incontrato di recente l’autorità centrale dell’Uruguay, c’è già una bozza di protocollo in materia di adozioni: anche in questo caso saremmo il primo paese che riprende a fare adozioni. Abbiamo intensificato l’attività con alcuni paesi africani, la Sierra Leone per esempio ha la volontà politica di riprendere le adozioni, mentre a breve incontreremo qui a Roma le autorità centrali ungheresi e bulgare. Non siamo fermi, stiamo provando a fare l’impossibile. Io sono certo che le adozioni internazionali non moriranno, anzi il prossimo triennio sarà il triennio in cui riapriremo il cuore alla speranza: il 2023 probabilmente sarà l’anno in cui avremo il dato più basso in assoluto, con una ulteriore diminuzione rispetto allo scorso anno, spero che si possano superare le 500 unità ma saremo sicuramente sotto il 2022. Però ci sono le premesse per iniziare a pensare che piano piano potremmo recuperare un po’ di terreno, perché i bambini ci stanno aspettando. 

Foto di Atlas Green su Unsplash


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