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Sostenibilità sociale e ambientale

Affonda nel fango il “modello cinese”

Sono 250 milioni gli sfollati per le alluvioni dello Yangtze. Ma a rischio è lo sviluppo di più di un miliardo di persone

di Paolo Giovannelli

La Cina supererà indenne (e unita) il muro del 2000? E la sua stella indicherà la rotta all?Asia del XXI secolo? Il mondo occidentale, Borse in testa, incrocia le dita, così pure quello asiatico. L?Occidente, in particolare, punta sulla stabilità di una Cina che è potenzialmente il più grande mercato mondiale. Il rischio, altrimenti, sarebbe di assistere a una deflagrazione modello ?impero sovietico?, che farebbe esplodere un gigante di un miliardo e 232 mila persone. E l?urto non sarebbe sostenibile nemmeno dall?Occidente. Quali, allora, i campanelli d?allarme da non sottovalutare? Gli ultimissimi straripamenti del fiume Yang tze Kiang (2 mila morti, 250 milioni gli sfollati e 21 milioni di ettari di coltivazioni perdute) hanno quasi definitivamente compromesso per quest?anno la crescita economica della Cina e sono stati l?ultimo colpo basso della natura a un Paese già logorato da profondi mali di origine politica ed economica. L?arduo equilibrismo con cui i cinesi stanno cercando di trasformarsi gradualmente in Paese aperto al mercato pur mantenendo al potere un regime comunista genererà ancora per lungo tempo insicurezza nella corrotta classe dirigente di Pechino. Intanto aumenta la piaga della disoccupazione, fenomeno che ha fatto lievitare la migrazione interna a circa 200 milioni di persone, che hanno lasciato le campagne perché attratte dal miraggio ?capitalistico? fornito dalle ricche città costiere come Shanghai e Shenzhen, dove però non hanno quasi possibilità di trovare lavoro e quindi di vivere. La disoccupazione è, a sua volta, causa nuovi problemi di ordine pubblico, specie perché la gente si ammassa nelle città. Dalle più grandi, soprattutto da Shanghai, ora si fugge clandestinamente in cerca di fortuna anche verso l?Occidente. Il triste ritornello di chi emigra è lo stesso: a casa non c?è più niente da mangiare. Nel 2000, i senza lavoro cinesi potrebbero sfiorare l?impressionante cifra di 300 milioni, mentre per circa 400 milioni di contadini si sta presentando la necessità di ?reinventarsi? in altri settori produttivi. Per sopravvivere. Ma per 250 milioni di loro non esiste possibilità di riciclarsi. Stavolta, niente ?balzi in avanti?: semmai, nel buio.


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