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Sostenibilità sociale e ambientale

Aiuto, le Alpi soffocano

In coda le auto, in coda gli scalatori. Ma vietare serve? Il Cai punta sull’autoregolamentazione. E Mario Rigoni Stern: salviamo almeno le tante zone ancora selvagge

di Redazione

Code per arrampicarsi sulle vie ferrate. Vette sopra i 3000 metri assediate come piazza San Marco a Venezia. Rifugi presi d?assalto da turisti e autoveicoli strombazzanti. Estate 1998: gli ambientalisti gridano vendetta e molti amministratori locali chiedono un?estate a numero chiuso. Così, con agosto, ritorna anche sulle Alpi la polemica sulla difesa del patrimonio ambientale. Secondo l?ultimo rapporto del Cipra (la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi), ogni anno 60 milioni di turisti raggiungono la catena montuosa, trovandovi 500 ettari di cemento in più, mentre 12 milioni di persone affollano i rifugi di tutto l?arco alpino. Sul versante italiano diversi sindaci hanno dichiarato guerra alle auto. A Cortina (20 mila macchine al giorno nei mesi estivi) l?assessore alla viabilità ha adottato misure drastiche per limitare l?accesso. E il consorzio turistico della Val Gardena, al grido di ?Gustarsi le Dolomiti senza usare la macchina?, ha lanciato la ?Sellaronda card?, un biglietto giornaliero per navette che conducono ai più famosi passi dolomitici. Abbiamo interpellato alcuni ?uomini di montagna?. Tutti temono per le sorti delle nostre montagne e sperano in una ?selezione naturale? dei vacanzieri. Per Agostino Da Polenza, alpinista e coordinatore del progetto Everest-K2-Cnr, la situazione non è disperata: «Le foreste alpine stanno crescendo, tornano orsi e lupi, la coscienza ambientale aumenta. Perciò sono contrario al numero chiuso, è un?ipotesi impraticabile. Credo che si debbano ridistribuire le richieste su un?area più vasta per decongestionare alcune località e promuovere uno sviluppo turistico compatibile, concentrandosi sull?educazione ambientale». Più duro lo scrittore Mario Rigoni Stern: «Ma lei lo sa che in un anno non è nato un solo bambino a Cortina d?Ampezzo? Significa che non è rimasto un solo montanaro nei paraggi! Sono contrario al numero chiuso. Si dovrebbe limitare l?accesso ai veicoli, impedire che gli alberghi figurino come rifugi per ottenere agevolazioni fiscali, chiudere i rifugi raggiungibili con le quattro ruote, frazionare le ferie. Pensiamo a come salvare le zone dove la natura non è ancora stata deturpata dall?uomo. Ci sono tante valli ancora selvagge. Ma i nomi non ve li dico, così non ci andate». Per il vicepresidente del Club alpino italiano, l?antropologo Annibale Salsa, bisogna superare la dicotomia fra ambientalisti assolutisti e difensori dei parchi giochi. «L?obiettivo del Cai è la promozione della conoscenza della montagna, quindi le escursioni vanno allargate a un target molto vasto. Noi optiamo solo per i rifugi tradizionali che implicano una selezione naturale perché per arrivarci bisogna amare la montagna». Roberto Serafin, curatore del periodico del Cai ?Lo Scarpone?, si appella al codice di autoregolamentazione del Cai, le ?Tavole di Courmayeur?: «Abbiamo fissato criteri di accesso alla montagna per il trekking e le gite in mountain bike; per non forzare la mano nei luoghi affollati e non contribuire allo spreco e alla contaminazione delle acque. Per rispettare la montagna, bisogna soprattutto conoscerla, quindi il numero chiuso è un controsenso». Il senatore Pds Tonino Conte, membro della commissione Ambiente, un mese fa ha firmato un disegno di legge per la salvaguardia dei sentieri storici: «La natura non deve essere dominata dalla logica del profitto», dice. «Per accedere alle ferrate bisogna fare la coda e quando si arriva sulle cime viene da piangere. Riprogrammiamo gli afflussi, limitando gli accessi e ridiamo all?uomo la libertà della montagna». Natura difesa


REGIONI	               SUP.NAZ.PROTETTA(%)
Piemonte	                    6,2
Valle d?Aosta	           1,5
Lombardia	                   17,7
Trentino-Alto Adige	  9,5
Veneto	                    2,7
Friuli-Venezia Giulia	  1,6
Liguria	                    2,2
Emilia-Romagna	           4,3
Toscana	                    4,5
Umbria	                    0,6
Marche	                    2,6
Lazio	                    4,4
Abruzzo	                   11,9
Molise	                    0,2
Campania	                    8,3
Puglia                       4,3
Basilicata	           3,3
Calabria	                    6,8
Sicilia                      7,0
Sardegna	                    0,5
ITALIA	                  100,0


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