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AVSI: «Accompagnamo i giovani nella ricostruzione umana di Haiti»

A cinque anni dal sisma che sconvolse l'isola parla Fiammetta Cappellini, responsabile progetti Fondazione AVSI, che spiega: «Questo è il momento di fare un passo ulteriore: dalla ricostruzione fisica delle case e delle infrastrutture alla ‘ricostruzione dell’umano’, affinché la popolazione colpita torni a condurre una vita dignitosa»

di Lorenzo Alvaro

Sono passati 5 anni dal sisma che sconvolse Haiti. Cinque anni in cui in tanti si sono impegnati per ricostruire un Paese. Tra loro c'è Fiammetta Cappellini, responsabile progetti Fondazione AVSI che a Vita.it fa il punto sulla situazione e programma il futuro. «Oggi sono ancora più di 85mila gli sfollati, 600mila gli haitiani che vivono in condizioni di insicurezza alimentare e si registrano più di 50mila nuove infezioni di colera ogni anno. A questo si aggiunge l'instabilità politica. Oggi il principale impegno è l’educazione delle nuove generazioni»
 

Fiammetta Cappellini ad Haiti

Qual è la situazione a 5 anni dal sisma?
Questo è il momento di fare un passo ulteriore: dalla ricostruzione fisica delle case e delle infrastrutture alla “ricostruzione dell’umano”, affinché la popolazione colpita torni a condurre una vita dignitosa. Oggi sono ancora più di 85mila gli sfollati, 600mila gli haitiani che vivono in condizioni di insicurezza alimentare e si registrano più di 50mila nuove infezioni di colera ogni anno. Il tutto in un contesto di forte decrescita economica: gli indicatori di sviluppo del Paese rimangono bassi, alcuni addirittura in negativo, la popolazione vive per la maggior parte in situazioni di povertà inaccettabile e i diritti, anche i più elementari, non sono garantiti.

Quali le criticità principali?
Da oltre un mese le strade di Port-au-Prince, la capitale di Haiti, sono periodicamente teatro di manifestazioni, scontri, proteste. La città e i servizi sono spesso bloccati, l’apparato governativo è ridotto alla quasi inattività dalle proteste. Ci sono stati morti e feriti. In questa situazione difficile, le bidonville della capitale, da sempre bastioni della violenza delle bande armate, sono abbandonati a se stessi e vivono un forte momento di violenza. Cite Soleil è sempre stata la rocca-forte delle bande  fin dai tempi della dittatura, poi strumentalizzata anche dal presidente Aristide cacciato da un colpo di stato nel 2004 e da allora più che bande armate politicamente schierate si sono trasformate in un fenomeno di delinquenza comune. Il problema dell’insicurezza non è mai stato risolto e a 5 anni dal terremoto la vita per molti abitanti dell’isola e ancora fatta di espedienti, commerci illegali e paura di continui scontri. Il Paese soffre di una situazione socio economica difficile, di una gestione poco lungimirante e di una povertà estrema che affligge più della maggioranza della popolazione.

In cosa consiste il lavoro sul campo, quali i principali impegni?
Oggi il principale impegno comincia dall’educazione che non può essere ridotta solo al mandare a scuola i bambini. La vera speranza del Paese son le nuove generazioni e la loro educazione.  I giovani saranno in grado di governare il Paese e prendendosene cura solo se vengono educati e accompagnati a farlo. Haiti è ricca di risorse umane positive da cui “ricostruire”.
 

 

Haiti che non è solo la capitale Port-au-Prince…
È soprattutto la campagna, le zone rurali. Il rilancio d Haiti potrebbe e dovrebbe partire proprio dalle zone rurali. I nostri interventi in sostegno di iniziative innovative come la trasformazione e miglioramento nutrizionale dei prodotti agricoli locali, hanno portato risultati enormi e molto interessanti anche dal punto di vista scientifico, recentemente valorizzati dal progetto Aquaplus, in partenariato con Expo 2015, Rotary e Università di Milano. E’ un modo di valorizzare le tradizioni e i prodotti locali, apportando un miglioramento scientifico che viene dalla ricerca più avanzata.

Quali i progetti attivi e quale idea sul futuro?
In questi anni, AVSI ha fatto partire 19 nuove opere: sette scuole, due centri educativi, sei centri nutrizionali, tre laboratori artigianali e un ristorante comunitario. Noi crediamo e vediamo ogni giorno che qualche cosa si può fare, che qualche cosa si sta facendo. E il nostro primo impegno continuerà a essere quello di stare al fianco della popolazione, nella sofferenza. La strada verso la ricostruzione di Haiti rimane lunga e difficile. Ma dal 2010, sono stati fatti passi enormi, il programma di ricostruzione avviato da AVSI comincia a dare i suoi frutti e i miglioramenti si vedono. Il numero di senzatetto è sceso del 90% dal picco dei giorni successivi al disastro. Gli haitiani hanno imparato a coltivare la terra e a lavorare, anche grazie ai tre atelier artigianali che abbiamo aperto per favorire lo sviluppo locale e il lavoro. Le scuole ricostruite funzionano e i bambini sono tornati a studiare,  e a sperare in un futuro migliore.
 


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