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Cooperazione & Relazioni internazionali

“Caro Occidente, smettila di trattarci da terroristi”

"Le frontiere dei paesi ricchi restano chiuse per noi? Mi spiegate perché?". Intervista al patriarca caldeo, Emmanuel III.

di Maurizio Pagliassotti

Una casa modesta, situata di fronte al ministero dell?Aviazione iracheno, completamente demolito dai bombardamenti americani durante l?ultima guerra. è la casa del patriarca della Chiesa Caldea, Emmanuel III Delly, eletto lo scorso 3 dicembre dopo difficili contrattazioni politiche per l?assegnazione di un ruolo strategico nell?Iraq post Saddam. Nessuna guardia armata, e questo suona veramente strano in una città come Bagdad dove ormai tutto è protetto e i carri armati americani si sono messi a protezione anche delle pompe di benzina. Basta suonare il campanello e le porte sono aperte. Emmanuel III è un uomo che si può considerare un bersaglio, a capo di una comunità composta da circa 300mila persone nella sola Bagdad. Vita: Eccellenza, come sta la comunità cristiana in Iraq in questo momento? Emmanuel III: Mi rifiuto di rispondere a questa domanda. Io non sono interessato solamente alla qualità della vita della comunità cristiana. Piuttosto mi dovrebbe chiedere come stanno gli iracheni. Vita: Va bene, come stanno gli iracheni? Emmanuel III: Ecco, meglio. Non esiste alcuna differenza nella sorte di musulmani e cristiani in questo Paese. Tutti stiamo vivendo nella stessa situazione e quindi tutti facciamo parte della stessa grande famiglia. Viviamo insieme da 1.500 anni e abbiamo sempre collaborato, in tutto, in ogni momento della vita quotidiana. Spartiamo insieme gioie e dolori. Vita: Nel merito della sua domanda, questo ovviamente è un momento molto difficile. Emmanuel III: Purtroppo vi è una grave carenza di sicurezza, il Paese è infestato da ladri e assassini e la situazione non sembra migliorare. A questo si aggiunga la carenza di energia elettrica, lo scarso funzionamento delle linee telefoniche e ultimamente anche la mancanza di carburante che costringe la popolazione a snervanti attese presso le stazioni di rifornimento. Ecco, in tutto questo noi iracheni siamo uniti. Se gli americani hanno fatto una guerra, non l?hanno fatta contro i musulmani. è una guerra che ha colpito tutti, in egual misura. Ricordiamo che questa è la terra di Abramo, ovvero delle radici di tutte le tre grandi religioni monoteiste occidentali. Bisogna mettere in pratica i comandamenti del Signore e amarci l?uno con l?altro, altrimenti non ci sarà futuro. Vita: Lei personalmente come vive questi momenti? Emmanuel III: Io mi sento come tutti gli iracheni. Vada fuori a chiedere agli iracheni come si sentono. Io sono uno di loro e vivo questi momenti con il loro spirito. Quello che loro le risponderanno è anche il mio sentimento. Piuttosto, perché le frontiere dei Paesi occidentali sono chiuse? Forse gli iracheni sono tutti terroristi? Perché questi uomini non possono venire nei vostri Paesi? Vita: Come vede il futuro? Emmanuel III: Tutti devono sforzarsi di essere ottimisti, non possiamo demoralizzarci in questo momento così importante. Abbiamo passato dei momenti difficili, il presente ha dei problemi ma il futuro che si prospetta per l?Iraq è sicuramente positivo. Con l?aiuto del Signore e degli uomini di buona volontà, l?Iraq sarà un Paese migliore. Vita: Cosa pensa dei giornalisti? Non è una categoria per la quale nutre molta simpatia, non è vero? Emmanuel III: Ho grande stima per il lavoro che voi portate avanti che ritengo molto utile, e in generale risultate simpatici. Però dovete imparare a riportare fedelmente quello che viene detto e non andare a cercare la polemica a ogni costo, per vendere qualche copia di giornale in più. Se vi atterrete solamente alla verità, avrete fatto un ottimo lavoro.


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