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Catacombe di San Gennaro: ripartire dall’esperienza

L'intervento del Presidente della Fondazione Con il Sud: “Credo sia giusto intervenire sulla vicenda delle Catacombe di San Gennaro, sia per favorire una pacata riflessione, sia soprattutto per contribuire ad individuare un percorso che consenta un’ulteriore, positiva, evoluzione di questa straordinaria esperienza”

di Carlo Borgomeo

Credo sia giusto intervenire sulla vicenda delle Catacombe di San Gennaro, sia per favorire una pacata riflessione, sia soprattutto per contribuire ad individuare un percorso che consenta un’ulteriore, positiva, evoluzione di questa straordinaria esperienza. Faccio queste considerazioni da Presidente della Fondazione Con il Sud, preoccupato che un intervento che nel 2008, dopo una severa valutazione, abbiamo deciso di sostenere, e che negli anni è stato sostenuto da altri donatori, possa essere compromesso proprio nel momento in cui sta dispiegando i suoi risultati più importanti e quando si intravedono straordinarie possibilità di contaminazione per l’intero quartiere della Sanità. (…)

Intanto occorre partire dalla sostanza del problema per poi arrivare ai necessari – e giusti – aspetti di regolamentazione formale, piuttosto che fare il contrario. Siamo di fronte a tre risultati molto importanti, per certi versi davvero eccezionali, che sono sotto gli occhi di tutti e che, peraltro, per gli interessati agli aspetti della misurazione degli impatti, sono assolutamente documentabili. Le Catacombe di San Gennaro erano in uno stato di abbandono, con pochissimi visitatori, con scarsissimi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, ed anche, è bene non dimenticarlo, del tutto 'estranee' al quartiere della Sanità. Oggi siamo ben oltre i 100mila visitatori, con importanti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del valore di circa 2 milioni di euro (tra i quali segnalo in modo particolare quelli che hanno reso le Catacombe pienamente accessibili ai disabili) tutti ovviamente concordati con la Pcas (Pontificia Commissione di Archeologia Sacra).

Vi è poi l’aspetto dell’occupazione: 50 giovani regolarmente assunti, molti dei quali provenienti da situazioni difficili, in alcuni casi molto critiche. Le loro storie sono raccontate in un bellissimo volume la cui lettura è davvero istruttiva ( Vico esclamativo, a cura di Chiara Nocchetti, Edizioni San Gennaro). Solo chi conosce il quartiere della Sanità può capire che cosa significano 50 assunzioni regolari: una vera 'bomba' sociale, il capovolgimento di paradigmi di disperazione, di cinismo, di illegalità. Lavoro, conquistato non in ragione di uno 'scambio' con il politico, il potente o il camorrista di turno, ma in piena libertà, a testa alta ed in totale legalità e trasparenza. I l terzo risultato, il più importante, è l’effetto che l’iniziativa ha avuto sul quartiere. (…)

Ci sono voluti 10 anni ed i risultati più importanti si vedono oggi. Percorso difficile, complesso, che spesso si basa su equilibri precari: ma è il percorso vincente, perché questo è l’unico paradigma applicabile in un quartiere del genere per fare sviluppo: altrimenti c’è la fuga dei migliori, l’adattamento di chi resta alle regole della camorra e, di tanto in tanto, un po’ di interventi delle forze dell’ordine… Quindi, la questione non è 'salvare' 50 posti di lavoro. In gioco c’è molto, ma molto di più. E spero che questa vicenda si risolva rapidamente; ma se vi fossero difficoltà il processo di cambiamento alla Sanità, verrebbe forse rallentato, non interrotto. Qui è il punto centrale. Io penso che nella vicenda di questi giorni si debba partire da questi risultati ed individuare con buon senso e spirito innovativo un adeguato sistema di regole. Non fare il contrario. Sarebbe un errore assumere un sistema di regole come base irrinunciabile e verificare come poter 'consentire' la continuazione dell’iniziativa, giudicata con benevolenza, o, in qualche caso, con sufficienza. In questi giorni, accanto a una forte mobilitazione a favore della Paranza e di Padre Loffredo, vi sono state molte affermazioni sbagliate, molte ricostruzioni inesatte, molta inutile dietrologia, e primi segnali di possibili strumentalizzazioni.

Ma non serve, a nessuno, alimentare polemiche. È necessario, ma anche assolutamente possibile, voltare pagina. Vi sono ampi margini per una nuova convenzione che parta dal carattere fortemente sperimentale ed innovativo del progetto fino a questo momento attuato, sia dal punto della valorizzazione del sito e della sua fruizione; sia, soprattutto, dallo straordinario impatto sociale determinato. Uno degli obiettivi della iniziale convenzione, e cioè, che quello delle Catacombe di San Gennaro diventasse un modello da replicare in altri contesti, è certamente raggiunto. La convenzione potrà prevedere meccanismi che in modo rapido ed efficace consentano costanti e trasparenti flussi di informazione sulla gestione (visitatori, ricavi, attività collegate) e potrà individuare modalità che consentano una condivisa utilizzazione dei margini della gestione in termini di manutenzione, restauri ed altri investimenti. Per tutelare e qualificare il sito. Per non interrompere la crescita di una comunità. Per continuare ad affermare un modello in cui la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo (Mc 12,11).

Presidente Fondazione Con il Sud

L'articolo integrale su Avvenire del 23 novembre 2018


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