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Enrica e Luigi, i nostri 30 anni e i molti volti dell’affido
Nell'episodio n. 6 della serie "Genitori a tempo, genitori e basta", abbiamo incontrato Enrica e Luigi, coppia piacentina aperta all'accoglienza da oltre tre decenni. Nel loro racconto, anche il valore del rapporto con la famiglia naturale, il dialogo con i Servizi sociali, il confronto con le altre famiglie affidatarie. Ascolta
Un’altra tappa, la quinta, di questo piccolo viaggio nell’affido, a oltre 40 anni dalla legge che lo ha istituito, la 184/83.
Siamo a Piacenza, nel bel mezzo della Pianura Padana per incontrare Enrica e Luigi, genitori affidatari storici, con un’esperienza ultra-trentennale. Hanno conosciuto tanti bisogni, accolto molte difficoltà, abbracciato bambini e bambine.
Enrica e Luigi, negli anni si sono impegnati anche pubblicamente per la promozione dell’affido, fondando Associazione “Dalla parte dei bambini” (che fa parte del Coordinamento Care), e di cui lei è ancora oggi la instancabile presidente, mentre lui è un volontario molto impegnato, anche perché da qualche anno in pensione. «Ero un impiegato Enel», mi racconta, «mi han dato uno “scivolo” e sono andato in quiescenza prima di mia moglie, pure essendo più vecchio di lei». Enrica in pensione c’è andata da qualche settimana, dopo aver lavorato per una vita nella consulenza finanziaria.
Il racconto commosso di 30 anni di accoglienza
Il loro racconto è vivo, a tratti commosso: quando Luigi racconta l’incontro con il loro primissimo affido, 30 anni orsono, e che successivamente, nel tempo, si sarebbe trasformato in adozione, la voce si incrina per la commozione: «Mi ricordo quando andavamo a trovarlo, nella casetta che lo ospitava: aveva sempre un giocattolino, un camion, che ho conservato», dice al microfono.
In realtà anche per questa coppia piacentina l’incontro con l’affido era stato un altro, a lungo preparato, ma che poi non si era concretizzato mai: «Fu con una bimba, in istituto, che nel fine settimana rimaneva sola, perché la madre doveva allontanarsi», racconta Enrica, «i Servizi avevano pensato a un affidamento nel week-end appunto, ma poi la cosa non ebbe seguito».
Tante esperienze diverse
Nella lunga esperienza di Enrica e Luigi ci sono stati affidamenti d’urgenza, «nel caso di bambini che erano ritenuti essere in pericolo», dice lei, durati qualche mese, ma anche accoglienze di 17enni, «in pratica un accompagnamento all’autonomia, anche se nel caso di questo adolescente ha significato rimanere con noi fino ai 27», ricorda lui.
Un percorso talvolta faticoso – «non vogliamo edulcorare niente: un bimbo molto piccolo, reduce da un’operazione al cuore, soffriva di notte di dolori lancinanti, post-operatori: per un po’ non si dormì», osserva Enrica – ma che loro consigliano con calore. E forniscono indicazioni concrete, che nascono dal vissuto di questi decenni, su come rapportarsi alla famiglia di origine, quando l’affido sia consensuale, ai Servizi sociali, al mutuo-aiuto delle altre famiglie affidatarie: «Il confronto con chi fa la tua stessa esperienza è prezioso, essenziale, ti offre un punto di vista diverso, esterno, sulle tue difficoltà del momento», dicono all’unisono.
Sulla durata degli affidi, Enrica ha da dire le sua: «Spesso due anni non bastano, perché c’è da fare di più, perché un bambino ha bisogno», osserva, «oppure potrebbero essere anche troppi, se il tempo non viene usato per un progetto, per un lavoro, sul bambino, sulla famiglia, su entrambi».
Gli episodi già on air…
Negli episodi precedenti – in tutto sono sei perché c’è n’è uno introduttivo – e che trovate qui sul sito di VITA, abbiamo fatto la conoscenza di altre coppie affidatarie, come Marcella e Carlo di Cuneo, soci della Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie – Anfaa, di Marta e Paolo, dell’Associazione Papa Giovanni XIII, che hanno aperto a tanti, grandi e piccoli, la loro casa di Misinto (Mb), soprattutto a bambini con disabilità, di cui si parla oggi come minori con “special needs”, bisogni speciali.
E abbiamo conosciuto la storia di Elisabetta e Luciano (sotto, ndr), di Firenze, che fanno parte di Famiglie per l’accoglienza: raccontano la loro esperienza di affidamento familiare, iniziata ai primi anni ’90, con una generica disponibilità ad accogliere dei minori stranieri non accompagnati: i giovanissimi albanesi che sbarcavano, a Bari, dal mercantile Vlora, brulicante umanità.
C’è anche la storia di Silvia e Lorenzo dell’Associazione Kayros di Granarolo (Bologna). Loro, giovane coppia modenese, si erano indirizzati verso l’adozione internazionale che non si era concretizzata. Incontrare l’associazione li aveva messi sulla strada dell’affido, che stanno sperimentando in questi mesi.
… e quelli che arriveranno
Nella prossima puntata, la storia di Marcella, madre affidataria dell’Anfaa di Torino, cui si aggiungeranno poi Maria Grazia con Fabio di AiBi di Milano, Karin di M’ama Roma. e Annalisa e Pasquale dell’Associazione Cometa di Como. Saranno loro i protagonisti dei prossimi episodi, on air nelle prossime settimane.
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