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Euro

Euro. Colpa dei portafogli vuoti. Ma anche passaporto libero per Parigi e Berlino. E se invece di una moneta fosse solo un vento...

di Alter Ego

Un giorno è la causa di tutti i mali. Il giorno dopo è la barriera dalla svalutazione. Accade all?euro moneta finita sull?ottovolante della politica italiana. Prodi ne parla come se fosse la sua aureola. La corona d?oro della moneta che Tremonti avrebbe voluto di carta e che invece di nichel è rimasta. Ma, lo incalza Berlusconi, quell?aureola rischia di essere di piombo: nel senso che affonda chi ce l?ha in testa. Euro era il nuovo che brillava nelle tasche, il regalo d?inizio d?anno sputato fuori d?incanto da migliaia di bancomat nel giorno di una notte. Monete luccicanti, carta mai spiegazzata. Spenderlo, passarlo di mano era quasi un piacere. Euro voleva dire che a Parigi o a Berlino chi andava al bar o entrava in un cinema aveva la stessa moneta in tasca: ed era un bel pensare. Noi, finalmente non eravamo secondi a nessuno. Euro ha reso ancor più antipatici gli svizzeri, ostinati e barricati nel loro franco. Un pianeta diverso a un tiro di schioppo da Milano. Robe che quando varchi quella frontiera adesso ti viene il mal di testa tra moltiplicazioni e divisioni. L?euro era così nuovo e così bello, da mandare mezz?Italia in tilt. Tanto che per mesi non ci siamo accorti che invece di cambiarlo ?uno a due? poco alla volta ci hanno messo sotto il naso il cambio ?uno a uno?. E oggi costa un euro quel che ieri costava mille lire. Ma che importa? Certo, sarebbe bello capire in quali tasche è finito quel mezzo euro che manca all?appello. Anzi quell?infinità di mezzi euro che ormai ci hanno gioiosamente sfilato dalle tasche. Ma che importa? L?euro è una poesia. «Qual fumo/ch?Euro batteva», scrisse Montale. Ma parlava di un altro euro. Il vento. Che soffia come lo scirocco.


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