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Goodbye 2012

di Gianfranco Marocchi

2012, Anno internazionale delle cooperative, che hanno onorato la ricorrenza nel modo migliore, dimostrando che un’economia radicata sul territorio e che sa sacrificare gli utili contribuisce a tenere in piedi il Paese nella sua crisi più dura. Ma malgrado questi esiti lusinghieri documentati tra gli altri da Censis, il 2012 è stato un anno in di trincea, in cui si sono dovuti fronteggiare attacchi senza precedenti. Ricapitoliamo sinteticamente alcune delle principali questioni relative alla cooperazione sociale e al terzo settore emerse in questi mesi.

  • La prima nasce in realtà nel luglio 2011, quando la delega fiscale e assistenziale di Tremonti stabilì un meccanismo di tagli al sociale a partire dal 2012 per un importo a regime pari a 20 miliardi (una cifra enorme, rispetto alla spesa sociale italiana) se non si fosse entro il settembre 2012 messo mano al sistema dei regimi di esenzione e favore fiscale. Questa sorta di bomba ad orologeria è disinnescata nel dl 201/2011 (“Salva italia”) dal Governo Monti che procede a recuperare le risorse mancanti attraverso l’aumento dell’IVA.
  • Fondi sociali: il 2012 è stato l’anno del sostanziale azzeramento dei fondi statali per il sociale, primo tra tutti il fondo politiche sociali passato dal massimo storico di oltre un miliardo ad una settantina di milioni; la legge di stabilità, dopo un articolato dibattito, ha riportato questo fondo a 300 milioni (meno del 2010, più del 2011) oltre a ridotare, anche a seguito di un drammatico confronto con le organizzazioni di rappresentanza dei malati di SLA, il fondo per le non autosufficienze di 315 milioni (compresi appunto i fondi per la SLA). Ora i fondi “sociali” – sostanzialmente azzerati nel 2012, assommano nel loro complesso a circa un terzo rispetto all’era pre Berlusconi.
  • La questione dell’aumento dell’IVA per le cooperative sociali: un’altra bomba ad orologeria, di cui grazie all’intervento delle organizzazioni di rappresentanza si è riusciti ad allungare la miccia. Questa è tutta farina del sacco del Governo tecnico, che per risparmiare (presuntivamente) 153 milioni aveva varato una norma che avrebbe determinato un taglio di 20 mila posti di lavoro ed una diminuzione dei servizi resi ai cittadini del 6%; il pericolo è per ora rimandato al prossimo anno.
  • Il taglio dei contratti ASL. Previsto nella misura del 5% nella spending review, viene portato al 10% dalla legge di stabilità. La (stretta) via d’uscita ottenuta è infine quella di misurare la prescrizione sulla spesa complessiva e non sui singoli contratti, con possibilità quindi di salvaguardare gli affidamenti socio sanitari; se e in che misura questa opzione sarà assunta lo scopriremo nel 2013.
  • Spending review: aveva inizialmente intaccato la possibilità di procedere a convenzionamenti tra pubbliche amministrazioni e altri enti, forse mirando ad altri bersagli, ma mettendo così pesantemente in dubbio la possibilità di convenzioni tanto per le cooperative B che più in generale per il terzo settore. Disposizione rimossa dopo le proteste del terzo settore.
  • Sempre a luglio nella spending review era prevista la cancellazione di un certo numero di Osservatori Ministeriali – strumenti di partecipazione e confronto tra società civile e istituzioni – salvandone solo alcuni (es. volontariato e APS) sempre a seguito delle proteste, e rendendoli operativi poi con grande ritardo solo il 20/12. Solo dietro forte mobilitazione delle associazioni, con l’approvazione della Legge di stabilità il 21/12 è stato anche recuperato l’Osservatorio ministeriale sul servizio civile, rispetto al quale tra l’altro i fondi sono ridotti al minimo.
  • E’ stata chiusa l‘Agenzia per il il Terzo Settore, trasferendone le competenze al ministero, cosa che ovviamente non consente la terzietà dell’ente.
  • E’ stata introdotta, con una norma pasticciata ed ambigua, l‘IMU per le organizzazioni non profit.
  • Nelle ultime e concitate ore dell’iter della legge di stabilità, era stato introdotto, in probabile accordo con il Governo ma senza alcuna consultazione del terzo settore, un emendamento che avrebbe mutato in modo significativo identità e caratteristiche dell’impresa sociale, introducendo strumenti per la suddivisione degli utili e la remunerazione del capitale; l’intento è stato bloccato per la reazione delle organizzazioni di terzo settore.
  • Tra gli aspetti positivi, va senz’altro ricordata la riprogramazione di fondi comunitari che ha dotato di risorse a due bandi entro il progetto “Giovani del no profit per lo sviluppo del mezzogiorno”.
  • Altro aspetto positivo, anche se non connesso all’azione del Governo, è stata la determinazione dell’AVCP sugli affidamenti a cooperative sociali B che, dopo essere stati guardati con sospetto negli ultimi anni come elemento imperfezione della concorrenza, sono stati pienamente legittimati giuridicamente e riconosciuti per la loro alta funzione sociale.
E’ stata ipotizzata una revisione del meccanismo della social card, rispetto al quale si attende l’avvio della sperimentazione, che potrebbe ragionevolmente portare ad evoluzioni positive. Viene confermata la (fallimentare) “caccia alle streghe” rispetto ai “falsi invalidi“, che ha come esito certo quello di costruire una barriera burocratica che si frappone al godimento dei diritti da parte degli invalidi veri; sono state proposte nuove tabelle di invalidità fortemente contestate dalle associazioni dei disabili e poi ritirate. Rispetto alle misure settoriali si rimanda in ogni caso ad un lavoro di Redattore sociale intitolato Welfare, un anno deludente. Ecco cosa si è fatto (e cosa non si è fatto), che esamina gli interventi su povertà, migranti, nomadi, disabilità ed altro; ma già il titolo dà il tono del giudizio espresso. Considerazioni. Il 2012 è stato un anno senza precedenti per la gravità e la radicalità degli attacchi portati al terzo settore. Almeno tre di essi (delega fiscale e assistenziale, aumento dell’IVA, riduzione dei contratti ASL) avrebbero avuto (o avranno, dal momento che si tratta di rischi almeno in parte ancora attuali) effetti dirompenti; molti altri, pur di impatto materiale minore, denunciano una visione superficiale e distorta del terzo settore e della cooperazione. Ciò non esclude che vi siano state singole personalità in grado di tamponare “in difesa” le maggior aberrazioni (come il sottosegretario Guerra) o anche di tracciare linee di positiva evoluzione (come il ministro Barca). Ma d’altra parte gli aspetti deteriori dell’azione di Governo sono purtroppo ampiamente prevalenti, ancorché arginati dalla pronta e competente reazione delle rappresentanze della cooperazione e del terzo settore di cui NotizeInRete ha più volte dato atto. Di fondo è ben emersa la linea di continuità – ben rappresentata da un ministro come Grilli già collaboratore di Tremonti – che dal 2008 ad oggi porta i Governi italiani ad associare solidarietà e coesione all’idea di spreco, risorse da ridurre, privilegi (!), mancanza di concorrenza. Sì, dal governo tecnico ci si poteva veramente aspettare di più.


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