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Grazia

Il Parlamento ha fatto qualcosa che non poteva fare. Perché la grazia non si mette ai voti e nemmeno si chiede. La grazia non è umana

di Alter Ego

Votare per la grazia. Questa settimana il parlamento ha votato per la grazia. Non importa per chi l?ha votata, se l?ha votata per un uomo che si chiama Adriano Sofri, che ha una sua storia, unica, irripetibile, come quella di ciascuno, o per un altro, uomo o donna, che non essendo Adriano Sofri, ha una storia diversa, unica, irripetibile. Non importa. La domanda ci sembra un?altra. È possibile votare la grazia? È possibile votare per far ottenere ad altri la grazia? E che cos?è, la grazia? Sinceramente, non ci pare. Non ci sembra che la grazia sia votabile. Magari auspicabile, di certo preferibile, ma votabile proprio no. La grazia, infatti, non è qualcosa che si può chiedere. Né per se né per altri. E infatti, nella fattispecie, Adriano Sofri non l?ha chiesta. Perché sa, da ateo, quindi in qualche modo da credente puro, che la grazia è come la misericordia. Una categoria che non entra nell?ordine dell?economico, né dell?umano. La grazia non esiste, accade. La grazia è qualcosa di cui non si può parlare, perché non appartiene all?umano, ma al divino. A tutto quello che di divino esiste nel mondo degli uomini. Il linguaggio, come al solito, fa segno: lo ?stato di grazia? è esattamente questo, è il prodursi di un evento nel mondo, evento che però non appartiene a quel mondo, né alla sua logica, né alla sua realtà, né alla sua volontà. Uno stato che rende tutto possibile e niente impossibile. Il democraticismo della Repubblica è lodevole. E chi scrive è personalmente convinto che in questo caso chiedere la grazia sia giusto. Senza confondere però la grazia che si riceve da quella che avviene. Quella che forse Adriano Sofri ha, senza bisogno di chiederla.


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