Idee Ue

La nuova Commissione Von der Leyen? Meno debole di quanto sembri

Il tedesco Manfred Weber (Partito popolare europeo), tessitore certosino di alleanze dietro le quinte, conosce perfettamente gli ingranaggi dell'eurocamera e il ruolo che giocano i veti incrociati. Non è un caso che per la prima volta nessuno dei 26 candidati designati a ricoprire l'incarico di Commissario sia stato silurato dagli eurodeputati

di Paolo Bergamaschi

Anche se il numero dei voti di conferma ottenuto mercoledì dal parlamento europeo è inferiore a quello dei voti ricevuti a luglio da Ursula Von der Leyen (in foto) per l’investitura (370 contro 401) la nuova Commissione europea è solo apparentemente più debole.

Il tedesco Manfred Weber (Partito popolare europeo), tessitore certosino di alleanze dietro le quinte, conosce perfettamente gli ingranaggi dell’eurocamera e il ruolo che giocano i veti incrociati.

Per la prima volta nessuno dei 26 candidati designati a ricoprire l’incarico di Commissario è stato silurato dagli eurodeputati. Non che mancassero i presupposti. Le performance dell’ungherese Oliver Varhelyi e di Raffaele Fitto durante le audizioni hanno lasciato molto a desiderare. Nella precedente legislatura, forse, sarebbero stati bocciati, ma alla luce dei nuovi equilibri, con un aumento consistente dell’estrema destra, si è preferito glissare ingoiando qualche boccone amaro, anche se non troppo.

La maggioranza parlamentare che sorregge la nuova Commissione, ovvero l’organo di governo dell’Ue, supera i confini consolidati di Popolari, Socialisti e Liberali allargandosi a una buona fetta di Verdi e una parte consistente del gruppo dei Conservatori e Riformisti. A proposito di quest’ultimo, va evidenziata la netta spaccatura fra i membri di Fratelli d’Italia che hanno espresso voto favorevole, e i polacchi di Legge e Giustizia, che hanno mantenuto il voto contrario. Occorre, tuttavia, sottolineare che i due partiti, pur parte dello stesso gruppo, erano già divisi su questioni importanti come la riforma del voto in materia di Politica Estera Comune per passare dall’unanimità alla maggioranza qualificata e sul Patto sulla Migrazione e l’Asilo approvato recentemente. In entrambi i casi il governo italiano si è espresso a favore mentre i polacchi si oppongono ferocemente.

A ingarbugliare ulteriormente le cose vanno considerati anche i fattori nazionali che, spesso, creano dei testacoda ideologici. Anche l’attuale governo polacco, infatti, pur professandosi europeista, non vuole la riforma del voto in politica estera e ha chiesto la sospensione, seppur temporanea, del diritto d’asilo per i migranti suscitando non poche perplessità a Bruxelles.

Per quanto riguarda i Verdi non c’è dubbio che il Patto Verde Europeo (European Green Deal) che dovrebbe guidare l’Ue nella transizione verso la neutralità climatica è stato l’atto più importante e pervasivo della precedente Commissione e che questo provvedimento è visto come il fumo negli occhi dall’estrema destra che vorrebbe drasticamente ridurlo se non abolirlo in toto. Von der Leyen si è impegnata a mantenere la barra dritta garantendone la piena attuazione e per dimostrarlo ha nominato l’ex presidente del Gruppo Verde, il belga Philippe Lamberts, come suo consigliere per il clima che ha convinto una parte dei Verdi a seguirlo. Lo stesso Fitto, peraltro, pur venendo da un partito scettico sui cambiamenti climatici, ha affermato di condividere le linee guida del Patto, che suona come un’apertura opportunistica in linea con i trascorsi democristiani. Il gruppo dei Conservatori e Riformisti rappresenta l’ala più “moderata” dell’estrema destra. Alla sua destra, infatti, siedono altri due gruppi, quello dei Patrioti europei (con la Lega) e quello delle Nazioni Sovrane (con i tedeschi di Alternative fuer Deutschland), nei confronti dei quali le forze democratiche europeiste hanno applicato formalmente il cosiddetto cordone sanitario che li esclude da ogni carica istituzionale. Questo non ha impedito, però, ai Popolari di far passare provvedimenti in aula con i voti delle destre inaugurando la politica dei due forni che consente loro di barcamenarsi fra le forze europeiste e quelle sovraniste a seconda delle circostanze.

L’inclusione del partito di Giorgia Meloni nella nuova “maggioranza Ursula” costituisce, in questo contesto, una scommessa per il Ppe nell’intento di bloccare l’emorragia di voti verso destra. Saranno i Popolari ad addomesticare e normalizzare Fratelli d’Italia o sarà Fratelli d’Italia a risucchiare il Ppe nel buco nero della destra estrema? Lo capiremo, probabilmente, a fine legislatura. Nei numeri la nuova Commissione nasce debole ma, forse, più resiliente. Fra un tira-e-molla e l’altro.      

Foto: La Presse

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